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L’anno in sintesi

Nel 2020 l’economia dell’area dell’euro è stata colpita da un grave shock di natura eccezionale per effetto della pandemia di coronavirus (COVID-19). Nella prima metà dell’anno l’attività economica si è contratta bruscamente a seguito delle misure di confinamento e della più elevata avversione al rischio. La reazione vigorosa e coordinata della politica monetaria e delle politiche di bilancio, insieme alle notizie positive sui vaccini, ha contribuito a stabilizzare l’attività nella seconda metà dell’anno. Nel 2020 il PIL dell’area dell’euro è diminuito complessivamente del 6,6 per cento. L’inflazione annua complessiva è scesa allo 0,3 per cento dall’1,2 del 2019, soprattutto a causa del calo dei prezzi dell’energia, ma anche per via di fattori connessi alla pandemia. I settori più colpiti dalla crisi, tra cui trasporti e attività ricettive, ad esempio, hanno concorso alla flessione dell’inflazione nella seconda metà dell’anno.

La BCE ha allentato notevolmente l’orientamento della politica monetaria per contrastare l’impatto avverso della pandemia sull’economia dell’area dell’euro, adottando un insieme articolato di misure che nel corso dell’anno sono state ricalibrate. Fra queste si annoverano l’introduzione di un nuovo programma temporaneo di acquisto per l’emergenza pandemica, l’allentamento dei criteri di idoneità e di altri requisiti applicabili alle garanzie e l’offerta di nuove operazioni di rifinanziamento a più lungo termine. La risposta di politica monetaria ha svolto una funzione cruciale di stabilizzazione dei mercati e ha contribuito a scongiurare i gravi rischi posti dalla pandemia al meccanismo di trasmissione della politica monetaria, alle prospettive per l’economia dell’area dell’euro e, in ultima istanza, all’obiettivo della stabilità dei prezzi perseguito dalla BCE. Inoltre, le politiche macroprudenziali hanno avuto come obiettivo il mantenimento del flusso del credito all’economia, mentre la Vigilanza bancaria della BCE ha introdotto misure microprudenziali per attenuare l’impatto della crisi e rafforzare la capacità di tenuta del settore bancario europeo.

A gennaio il Consiglio direttivo ha avviato un riesame della strategia di politica monetaria della BCE, per assicurare che continui a essere efficace. Questo esercizio mira ad analizzare nel dettaglio le ricadute dei profondi mutamenti intervenuti dopo l’ultimo riesame condotto nel 2003, fra i quali il calo persistente dell’inflazione e dei tassi di interesse di equilibrio, nonché gli effetti della globalizzazione, della digitalizzazione e dei cambiamenti climatici. Nel corso del riesame, che dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2021, la BCE considererà se e come debba conseguentemente adeguare la sua strategia.

La BCE sta vagliando tutte le modalità possibili attraverso le quali potrebbe, nell’ambito del proprio mandato, contribuire a limitare le conseguenze economiche e sociali potenzialmente dirompenti dei cambiamenti climatici. La riflessione riguarda un’attenta analisi di tutte le funzioni di sua competenza, l’individuazione di investimenti sostenibili e responsabili per il fondo pensione e per il portafoglio dei fondi propri della BCE e l’attenzione alla propria impronta di carbonio. La BCE ha di recente creato un centro sul cambiamento climatico per dare forma e indirizzo alla propria agenda ecologica.

Per sfruttare il potenziale innovativo della digitalizzazione, l’Eurosistema ha sviluppato una strategia complessiva per i pagamenti al dettaglio che si concentra sul mettere a disposizione pagamenti istantanei, sviluppare una soluzione di pagamento paneuropea ed esplorare la possibilità di un euro digitale. A ottobre 2020 è stata avviata una consultazione pubblica sull’euro digitale per assicurare che qualsiasi nuova forma di moneta e di pagamento eventualmente fornita dall’Eurosistema veda inalterata la fiducia del pubblico.

Nel 2020 la BCE ha intensificato le attività di comunicazione e le iniziative rivolte all’esterno per far fronte alle sfide poste dalla pandemia e per comprendere meglio le preoccupazioni e le esigenze dei cittadini europei riguardo all’economia. Ha anche inaugurato il Blog della BCE, pubblicando 19 post nel corso dell’anno, molti dei quali incentrati sulla risposta della BCE alla crisi. A ottobre 2020 si è tenuto il primo evento “La BCE ti ascolta” e nel portale dedicato sono pervenuti quasi 4.000 commenti sulla strategia di politica monetaria.

Il 2020 è stato un anno caratterizzato da un’intensa attività su temi urgenti, condotta in stretta collaborazione con le istituzioni europee ma anche con altre banche centrali in tutto il mondo per affrontare l’immenso shock esogeno che ha colpito l’economia globale. La BCE si è adoperata per dare il proprio contributo.

Francoforte sul Meno, aprile 2021

Christine Lagarde

Presidente

L’anno in cifre

1 L’economia è stata colpita dallo straordinario e grave shock indotto dalla pandemia

Nel 2020 l’economia mondiale ha subito una profonda recessione in un contesto caratterizzato da difficoltà senza precedenti. Lo shock provocato dal COVID‑19, tuttavia, è stato di natura più esogena rispetto ai fattori alla base delle precedenti crisi del 2008 e degli anni 2011‑2012. Mentre al centro di queste ultime vi erano problemi specifici del settore finanziario, la causa principale della recessione del 2020 si è collocata al di fuori dell’economia. La diffusione del COVID‑19 ha avuto un impatto molto rilevante sull’attività economica, inizialmente in Cina e in seguito a livello mondiale. Il commercio internazionale ha segnato una brusca contrazione, il funzionamento delle catene globali del valore è stato gravemente compromesso e l’incertezza sui mercati finanziari mondiali ha subito un’impennata.

Anche l’economia dell’area dell’euro ha risentito dell’intenso impatto della pandemia. I suoi effetti si sono manifestati, ad esempio, sui consumi, che nel primo semestre dell’anno si sono drasticamente ridotti in conseguenza delle generalizzate misure di chiusura (lockdown) e dell’accresciuta avversione al rischio. Anche l’attività, soprattutto nel settore dei servizi, si è notevolmente indebolita a causa della carenza di domanda e delle restrizioni imposte. Nel secondo trimestre dell’anno, di conseguenza, il PIL in termini reali si è ridotto a tassi eccezionalmente elevati. Nel contempo, i responsabili delle politiche monetarie e di bilancio hanno agito prontamente e con determinazione per far fronte al crollo della domanda e agli elevati livelli di incertezza, assicurando, tra le altre cose, condizioni di finanziamento favorevoli e stabili, nonché un accesso costante alla liquidità. Fin dall’inizio della crisi legata al COVID‑19, le attese relative alla profondità e alla durata della recessione sono state notevolmente influenzate dalle prospettive in termini di disponibilità di soluzioni mediche, in particolare di un vaccino. Insieme a un’azione politica forte e coordinata, le notizie positive pervenute alla fine dell’autunno circa i progressi nello sviluppo dei vaccini hanno determinato un graduale ripristino della fiducia. Mentre gli andamenti della crescita sono rimasti volatili nella seconda metà dell’anno, quando si è registrata una nuova ondata di contagi, le aspettative di crescita si sono rafforzate e stabilizzate. Anche l’andamento dei prezzi ha fortemente risentito della pandemia. In conseguenza dell’indebolimento della domanda, del calo dei corsi petroliferi e della contrazione dell’attività, l’inflazione misurata sullo IAPC è diminuita nel corso dell’anno, collocandosi in territorio negativo a partire da agosto. Anche altri fattori, come la riduzione temporanea delle aliquote IVA in Germania nel secondo semestre dell’anno, hanno spinto l’inflazione al ribasso. Nel contempo, le attese di una solida ripresa nel 2021 e l’inversione di fattori temporanei come la riduzione dell’IVA in Germania hanno sostenuto la prospettiva di un rialzo dell’inflazione. Le incisive misure adottate hanno mantenuto condizioni di credito e di finanziamento favorevoli, compensando ampiamente l’effetto di inasprimento degli standard creditizi adottati dalle banche, derivanti dal deterioramento del contesto di rischio. Sebbene a marzo la tensione sui mercati causata dallo shock legato alla pandemia abbia determinato un drastico inasprimento delle condizioni finanziarie, la rapida azione di risposta ha contribuito a un calo complessivo dei rendimenti dei titoli di Stato dell’area dell’euro nel 2020 e alla graduale ripresa dei corsi azionari dell’area nel secondo semestre dell’anno, dopo i minimi toccati per effetto del COVID‑19. Il periodo di elevata incertezza ha inoltre determinato un’accelerazione della crescita della moneta e del credito, riflettendo sia una spiccata preferenza per la liquidità, sia l’accumulo della stessa da parte di imprese e famiglie.

1.1 La pandemia ha causato una profonda recessione economica

Il coronavirus ha provocato la più ampia contrazione dell’economia mondiale dopo la Grande Depressione, ma le notizie positive sui vaccini hanno gradualmente ripristinato la fiducia

L’andamento della pandemia di COVID‑19, insieme ai relativi interventi di contenimento del virus e alle misure di sostegno volti ad attenuare l’impatto economico della pandemia, hanno rappresentato le principali determinanti del profilo della crescita a livello mondiale. L’economia internazionale è stata colpita da un forte shock esterno, cui i governi nel complesso hanno risposto con solide misure di sostegno mirate ad attenuare l’impatto economico della pandemia. Dopo aver raggiunto un punto di minimo nel secondo trimestre del 2020 a causa delle misure di contenimento del virus, nel trimestre successivo l’economia mondiale ha iniziato a mostrare segnali di ripresa in concomitanza con il rallentamento della pandemia, l’adozione di provvedimenti di contenimento meno restrittivi e la notizia di vaccini efficaci. Tuttavia, la seconda ondata della pandemia e la reintroduzione di rigide misure di contenimento in alcune economie avanzate hanno determinato una considerevole decelerazione della crescita nell’ultimo trimestre dell’anno (cfr. il grafico 1). Nelle grandi economie emergenti la crescita trimestrale è stata negativa nel primo semestre del 2020, ma ha segnato una marcata ripresa nel secondo.

Grafico 1

Crescita del PIL a livello mondiale

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; dati trimestrali)

Fonti: Haver Analytics, fonti nazionali ed elaborazioni della BCE.
Note: gli aggregati regionali sono calcolati utilizzando pesi per il PIL basati sulle parità di potere di acquisto. Le linee continue corrispondono ai dati disponibili e arrivano fino al quarto trimestre del 2020. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il primo trimestre del 1999 e il quarto trimestre del 2020). Le ultime osservazioni si riferiscono al 25 febbraio 2021.

La brusca contrazione dell’economia mondiale è stata trainata principalmente da un consistente calo del prodotto nel settore dei servizi, fortemente colpito dalle misure di contenimento della pandemia, e da una flessione del commercio e degli investimenti. Nel settore manifatturiero la crescita del prodotto ha registrato una ripresa più rapida rispetto a quella osservata nel settore dei servizi: tale ripresa è stata sostenuta da programmi pubblici di stimolo, dall’aumento della domanda di beni elettronici, computer e prodotti medici e da una revoca delle misure di contenimento della pandemia più rapida rispetto a quanto avvenuto per il settore dei servizi, maggiormente caratterizzato da interazioni dirette.

Nel 2020 il commercio e gli investimenti hanno subito una significativa contrazione, determinata dalle misure di contenimento del virus e dall’interruzione degli scambi

Le interruzioni nelle forniture e l’incertezza legate alla pandemia sono bruscamente aumentate e rimaste su livelli elevati, indebolendo l’economia mondiale. La pandemia ha anche provocato interruzioni negli scambi internazionali e nelle catene mondiali di approvvigionamento. Tali restringimenti dell’offerta si sono moderatamente attenuati nella seconda metà del 2020, con la revoca, seppur solo parziale, delle misure di contenimento. Nonostante la Fase 1 dell’accordo tra Stati Uniti e Cina, le tensioni commerciali tra i due paesi hanno continuato a essere elevate, come evidenziato da un insieme di diversi indicatori. In un clima di forti tensioni commerciali, l’impatto della pandemia sulla domanda e la precedente introduzione dei dazi sono stati alla base del netto calo dell’interscambio, mentre la maggiore incertezza e il deterioramento del clima di fiducia hanno frenato gli investimenti (cfr. il grafico 2).

Grafico 2

Crescita dell’interscambio a livello mondiale (volumi delle importazioni)

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; dati trimestrali)

Fonti: Haver Analytics, fonti nazionali ed elaborazioni della BCE.
Note: la crescita dell’interscambio mondiale è definita come la crescita delle importazioni mondiali compresa l’area dell’euro. Le linee continue corrispondono ai dati disponibili e arrivano fino al quarto trimestre del 2020. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il quarto trimestre del 1999 e il quarto trimestre del 2020). Le ultime osservazioni si riferiscono al 25 febbraio 2021.

L’inflazione complessiva è diminuita, mentre il calo dell’inflazione di fondo è stato più contenuto

Nel 2020 l’inflazione a livello mondiale è diminuita, di riflesso alla debolezza della domanda internazionale legata alla pandemia (cfr. il grafico 3) e il brusco calo dei prezzi di molte materie prime. Nei paesi dell’OCSE l’inflazione al consumo complessiva sui dodici mesi è scesa all’1,2 per cento a dicembre 2020, da circa il 2 per cento del secondo semestre del 2019, a causa del calo dei prezzi dei beni energetici e del rallentamento dell’inflazione dei prodotti alimentari. L’inflazione di fondo (calcolata al netto delle componenti energetica e alimentare) ha subito una riduzione più contenuta rispetto all’inflazione complessiva, raggiungendo circa l’1,6 per cento alla fine del 2020.

Grafico 3

Tassi di inflazione al consumo nei paesi dell’OCSE

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; dati mensili)

Fonte: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a gennaio 2021.

I prezzi del petrolio hanno registrato fluttuazioni per effetto delle aspettative di una domanda debole a livello mondiale

Nella prima metà dell’anno i corsi petroliferi sono bruscamente diminuiti, a seguito del drastico calo della domanda mondiale, in particolare per effetto della riduzione del consumo di petrolio determinata dalle restrizioni ai viaggi e dal lavoro da casa. Nel 2020 il prezzo del greggio di qualità Brent, parametro di riferimento internazionale, ha oscillato tra i 20 dollari (livello più basso raggiunto negli ultimi vent’anni) e i 70 dollari al barile. Il prezzo del greggio di qualità West Texas Intermediate, parametro di riferimento per gli Stati Uniti, è sceso al di sotto dello zero per un breve periodo nel mese di aprile.

L’euro si è apprezzato nei confronti delle valute dei partner commerciali dell’area dell’euro

Nel corso del 2020 l’euro si è apprezzato di circa il 7 per cento in termini effettivi nominali. In termini bilaterali ciò è stato determinato da un suo apprezzamento soprattutto nei confronti del dollaro statunitense. Il tasso di cambio euro/sterlina britannica è salito, evidenziando tuttavia una notevole volatilità nel corso dell’anno, principalmente a causa delle mutevoli aspettative legate alla Brexit.

Per l’attività mondiale hanno prevalso rischi al ribasso, ma la prospettiva di una soluzione medica potrebbe dare impulso alla ripresa economica

Alla fine del 2020, nel contesto degli sviluppi positivi concernenti i vaccini contro il COVID‑19, le prospettive per la crescita mondiale per il 2021 indicavano una forte ripresa. Tali prospettive erano tuttavia caratterizzate da un elevato grado di incertezza e, nel complesso, i rischi per l’attività mondiale si mostravano orientati verso il basso, allorché il nuovo incremento dei contagi e l’introduzione di ulteriori misure di contenimento nelle maggiori economie influenzavano il ritmo della ripresa[1].

1.2 L’economia dell’area dell’euro si è mossa in forte sintonia con l’economia mondiale[2]

Dopo la moderazione dell’attività economica osservata nel 2019, nel 2020 il PIL dell’area dell’euro in termini reali si è ridotto del 6,6 per cento (cfr. il grafico 4). Il drastico calo dell’attività economica e il suo andamento disomogeneo nel corso del 2020 sono derivati dell’impatto della pandemia di COVID‑19 e delle relative misure di chiusura (lockdown) attuate per contenere la diffusione del virus. La prima ondata della pandemia ha colpito i paesi dell’area dell’euro principalmente tra marzo e aprile, a una velocità e con un’intensità senza precedenti, e nella maggior parte dei paesi è stata accompagnata da rigide misure di contenimento che hanno interessato l’intera economia. In conseguenza di tali misure, nel primo semestre del 2020 l’attività economica dell’area dell’euro ha registrato una contrazione cumulata pari al 15,3 per cento. Il contenimento della pandemia e la revoca delle misure restrittive, intervenuti a partire da maggio 2020 nella maggior parte dei paesi, hanno determinato una forte ripresa dell’attività nel terzo trimestre. In autunno, tuttavia, l’attività economica ha ricominciato a rallentare e la nuova impennata dei contagi ha provocato un’ulteriore serie di lockdown nell’ultimo trimestre dell’anno, sebbene più mirati rispetto a quelli introdotti durante la prima ondata. Se da un lato la pandemia ha rappresentato soprattutto uno shock generalizzato che ha colpito tutte le nazioni, dall’altro il suo impatto economico è anche stato in una certa misura eterogeneo nei vari paesi dell’area dell’euro, soprattutto in ragione delle diverse esposizioni ai settori maggiormente colpiti dalle misure di distanziamento sociale, nonché delle differenze nell’intensità della crisi sanitaria stessa e nella portata e natura delle misure di stimolo adottate. Alla fine del 2020 l’attività economica nell’area dell’euro si collocava su un valore del 4,9 per cento inferiore ai livelli precedenti la pandemia, evidenziando una notevole eterogeneità tra i paesi: la Spagna si attestava a un livello del 9,1 per cento più basso rispetto a prima della pandemia, mentre i Paesi Bassi del 3,0 per cento.

Grafico 4

PIL dell’area dell’euro in termini reali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonte: Eurostat
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2020.

Rispetto ai recenti episodi recessivi di lunga durata, come la crisi finanziaria globale del 2008‑2009 o la crisi del debito sovrano dell’area dell’euro del 2011‑2012, la recessione legata alla pandemia è stata più acuta nelle fasi iniziali. Nel contempo, sono emersi forti segnali e intense aspettative di ripresa molto prima che in altre crisi. Ciò è principalmente riconducibile alla natura esogena dello shock indotto dal COVID‑19, al ruolo delle rapide e risolute misure di politica monetaria e di bilancio, ai progressi nello sviluppo dei vaccini, così come agli effetti di retroazione con il settore finanziario che si sono dimostrati molto più contenuti rispetto ai precedenti episodi di crisi, anche grazie al contributo delle misure mirate di banca centrale.

Nel 2020 i consumi privati dell’area dell’euro sono diminuiti dell’8,0 per cento, riducendosi in misura particolarmente intensa nel primo semestre dell’anno soprattutto per effetto delle misure di contenimento. Poiché le perdite di reddito disponibile reale causate dai lockdown sono state attenuate da consistenti trasferimenti pubblici, il calo dei consumi si è anche riflesso in un marcato aumento del tasso di risparmio. In concomitanza con il significativo allentamento dei provvedimenti restrittivi nel terzo trimestre del 2020 i consumi privati hanno segnato una forte ripresa, che si è tuttavia interrotta nell’ultimo trimestre dell’anno, durante la seconda ondata della pandemia. Alla fine del 2020 i consumi privati restavano al di sotto dei livelli precedenti la pandemia, in un contesto caratterizzato da mercati del lavoro deteriorati e da un elevato grado di incertezza.

Anche gli investimenti delle imprese sono precipitati nella prima metà del 2020. Per effetto delle misure di contenimento e della conseguente forte contrazione delle entrate, le imprese hanno rinviato le proprie decisioni di investimento. L’accumulazione, inoltre, ha continuato ad essere frenata dal deterioramento della domanda mondiale e interna. Nel secondo semestre dell’anno le prospettive di investimento delle imprese sono state caratterizzate da un ulteriore aumento dell’incertezza, a fronte della seconda ondata della pandemia e dell’aspettativa di una prolungata dinamica moderata riconducibile al più debole contesto esterno, della domanda finale più contenuta e del deterioramento osservato nei bilanci delle imprese.

Nel 2020 anche il contributo netto della componente estera al prodotto dell’area dell’euro è stato negativo. All’inizio dell’anno il lockdown imposto in Cina per eliminare il COVID‑19 ha inciso sul commercio dell’area dell’euro e nel secondo trimestre le misure volte a contenere la diffusione del virus in Europa hanno determinato un brusco calo sia delle importazioni sia delle esportazioni; queste ultime sono state più colpite dalla chiusura temporanea delle attività commerciali. Nel corso dei mesi estivi l’allentamento delle restrizioni ha posto le premesse per una ripresa dei flussi commerciali, sebbene il miglioramento si sia manifestato con un certo ritardo nei comparti più duramente colpiti, ossia viaggi, turismo e settore ricettivo. La nuova ondata della pandemia ha rallentato la ripresa dell’interscambio dell’area dell’euro, che alla fine dell’anno risultava incompleta.

Anche l’impatto del COVID‑19 sulla crescita del prodotto è stato disomogeneo tra i vari settori: il comparto dei servizi ha fornito il contributo maggiore al calo del valore aggiunto lordo in termini reali, a causa della sua particolare esposizione alle misure di distanziamento sociale, nonché la composizione settoriale dell’economia dell’area dell’euro (cfr. il grafico 5).

Grafico 5

Valore aggiunto lordo reale nell’area dell’euro per attività economica

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonte: Eurostat
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2020.

I mercati del lavoro dell’area dell’euro si sono indeboliti, sebbene le politiche attuate dai governi abbiano contribuito ad attenuare l’impatto sulla disoccupazione

Nel 2020 le perdite occupazionali sono rimaste contenute per effetto dell’impatto delle misure di integrazione salariale

Sebbene anche la crescita dell’occupazione abbia fortemente risentito della pandemia, nel 2020 l’andamento dei mercati del lavoro dell’area dell’euro è stato plasmato dalle politiche di sostegno messe in atto (cfr. il grafico 6). Rispetto alla forte e rapida contrazione dell’attività economica registrata nel primo semestre del 2020, pari a circa il 15 per cento, il calo dell’occupazione è stato minore, ancorché molto significativo. Nello stesso periodo l’occupazione totale è diminuita di circa 5 milioni di unità, tornando sui livelli precedenti il 2018. Le misure di sostegno pubblico introdotte nei paesi dell’area dell’euro hanno contribuito a limitare la perdita di posti di lavoro (per una trattazione delle misure finalizzate al mantenimento dei posti di lavoro, cfr. il riquadro 1). Nel confronto con quanto avvenuto in occasione delle precedenti crisi economiche e finanziarie, i governi dell’area dell’euro hanno incrementato il numero di lavoratori interessati dalle misure volte al mantenimento dell’occupazione, limitando fortemente i licenziamenti e concorrendo così a preservare il capitale umano delle aziende e quello specifico dei lavoratori. Durante la crisi pandemica, tuttavia, il tasso di partecipazione è diminuito significativamente e nel primo semestre del 2020 circa 3 milioni di persone sono uscite dalle forze di lavoro. L’adeguamento in corso nel mercato del lavoro ha inciso sui lavoratori in modo differenziato, a causa della rilevanza dell’attuale crisi per il settore dei servizi e per le imprese più colpite dalle misure di distanziamento sociale e dalle restrizioni alla mobilità. In particolare, la forza lavoro si è ridotta del 7 per cento circa tra le persone scarsamente qualificate e del 5,4 per cento tra quelle mediamente qualificate, mentre è di fatto cresciuta del 3,3 per cento tra le persone con qualifiche elevate.

Grafico 6

Indicatori del mercato del lavoro

(percentuale delle forze di lavoro; tassi di crescita sul trimestre precedente; dati destagionalizzati)

Fonte: Eurostat
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2020.

L’aumento del tasso di disoccupazione è stato inferiore a quello osservato nelle precedenti recessioni

Nel 2020 l’occupazione ha subito una contrazione dell’1,9 per cento, mentre il tasso di disoccupazione è salito all’8,4 per cento. L’aumento del tasso di disoccupazione è stato inferiore rispetto a quello osservato nelle precedenti recessioni, ad esempio quelle degli anni 2008‑2009 e 2011‑2012, anche grazie alla risposta tempestiva e di ampia portata dei governi dell’area dell’euro. Al contempo, nel 2020 la crescita della produttività per ora lavorata è stata mediamente pari all’1 per cento, attenuata dalla significativa riduzione delle ore lavorate dovuta all’attuazione delle misure di integrazione salariale.

Riquadro 1
L’impatto economico del COVID‑19 nel medio e lungo termine

I mercati del lavoro dell’area dell’euro hanno reagito alle conseguenze economiche della pandemia di COVID‑19 evidenziando una certa capacità di tenuta, sostenuti da politiche economiche, come le misure di integrazione salariale e le garanzie sui prestiti, che hanno contribuito a limitare le perdite occupazionali e a evitare un brusco aumento delle chiusure delle imprese per effetto della pandemia. Al fine di scongiurare conseguenze negative di lungo periodo determinate dalla crisi, e anche per non ostacolare la necessaria ristrutturazione dell’economia, la definizione e la tempistica delle strategie di uscita da tali politiche saranno importanti quanto gli stessi pacchetti di sostegno. In prospettiva, gli effetti a lungo termine della pandemia sulla mobilità del lavoro, nonché la crescente diffusione della digitalizzazione, potrebbero richiedere una significativa ridistribuzione dei posti di lavoro e delle imprese.

In un’indagine condotta di recente tra le imprese leader dell’area dell’euro è stata posta particolare enfasi sul modo in cui la pandemia ha accelerato l’adozione delle tecnologie digitali, aumentando la produttività, ma riducendo l’occupazione nel lungo periodo[3]. Al quesito che chiedeva di elencare, in ordine di importanza, fino a tre modalità in cui la pandemia avrebbe esercitato un impatto a lungo termine sull’attività di impresa degli intervistati, gli effetti più frequentemente citati sono stati quelli relativi al maggiore utilizzo del lavoro da remoto e alla velocizzazione dell’adozione delle tecnologie digitali. Altri fattori frequentemente indicati sono stati una riduzione più permanente dei viaggi d’affari e/o un aumento delle riunioni virtuali, così come del commercio elettronico (o, negli scambi tra imprese, delle “vendite virtuali”). La grande maggioranza degli intervistati ha convenuto che la propria attività imprenditoriale sarà caratterizzata da maggiore efficienza e/o capacità di tenuta per effetto di quanto appreso durante la pandemia. Circa tre quarti degli intervistati hanno affermato che nel lungo periodo una quota significativamente più elevata del personale lavorerà da remoto. Nel contempo, hanno dichiarato di non ritenere che tale modalità lavorativa ridurrà la produttività dei dipendenti. A tale proposito, sebbene la riduzione delle interazioni personali informali sia stata considerata una ricaduta negativa, sono stati percepiti anche molti vantaggi, tra cui il risparmio di tempo dovuto alle minori esigenze di pendolarismo, la possibilità di conciliare meglio gli impegni familiari con quelli lavorativi, nonché una maggiore connettività. In linea con tali risposte, oltre la metà degli intervistati ha affermato di aspettarsi un aumento della produttività nella propria attività o nel proprio settore, mentre quasi nessuno ha indicato il calo della produttività tra le conseguenze a lungo termine della pandemia. Al contrario, con riferimento all’occupazione, più della metà si aspetta effetti negativi nel lungo termine, a fronte soltanto di un 10 per cento circa che prevede un impatto positivo sull’occupazione nello stesso orizzonte. Le opinioni sugli effetti a lungo termine relativi a vendite, prezzi, costi e salari sono state più eterogenee, ma, nel complesso, negative.

La crisi pandemica ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro dell’area dell’euro. Il tasso di disoccupazione dell’area (cfr. la linea blu del grafico A) ha evidenziato una reazione modesta rispetto alla contrazione dell’attività economica, che non riflette pienamente gli effetti del COVID‑19 sul mercato del lavoro. Per misurare meglio il livello di sottoutilizzo del lavoro durante la crisi pandemica, il tasso di disoccupazione standard può essere corretto per tenere conto del numero di lavoratori scoraggiati attualmente inattivi (cfr. la linea gialla del grafico A). Inoltre, una caratteristica propria della crisi pandemica è stata il diffuso ricorso alle misure di integrazione salariale, che hanno contribuito a salvaguardare l’occupazione, riducendo, nel contempo, le ore lavorate e sostenendo il reddito dei lavoratori. Ad aprile 2020 il numero di lavoratori interessati da tali misure si aggirava sui 30 milioni (pari a circa il 19 per cento della forza lavoro). La combinazione del tasso di disoccupazione standard con il numero di lavoratori scoraggiati e con quello dei lavoratori che hanno beneficiato delle misure volte al mantenimento dei posti di lavoro (cfr. la linea rossa del grafico A) fornisce quindi un quadro più rappresentativo del livello di sottoutilizzo del lavoro.

Grafico A

Misure standard e non standard della disoccupazione

(valori percentuali)

Fonte: elaborazioni della BCE basate su dati Eurostat[4].

Nel complesso, lo shock indotto dal COVID‑19 ha determinato un aumento della quota di imprese a rischio e ciò potrebbe avere ulteriori effetti a lungo termine sulla perdita di posti di lavoro. Dopo il forte calo dell’attività economica nel secondo trimestre del 2020, la ripresa osservata nel terzo trimestre ha suggerito che lo shock provocato dalla pandemia potesse essere di natura prevalentemente transitoria. La seconda ondata di misure restrittive, tuttavia, ha intensificato il rischio di effetti avversi di lungo periodo sulla crescita economica e sull’occupazione. Lo shock legato al COVID‑19 ha colpito i vari settori in modo eterogeneo, con effetti meno intensi sulle imprese che usano maggiormente le tecnologie digitali e più marcati su quelle che richiedono interazioni dirette. Queste ultime potrebbero rischiare di uscire dal mercato e ciò dipenderà dalla durata della pandemia e dalla capacità delle misure nazionali di contenere e colmare le carenze di liquidità. La seconda caratteristica distintiva dello shock causato dal COVID‑19 è legata alla sua natura esogena, in virtù della quale esso ha inciso sia sulle imprese produttive sia su quelle improduttive. Di fatto, l’effetto di risanamento (cleansing effect) derivante dall’uscita dal mercato delle imprese meno produttive, solitamente le più colpite da uno shock di produttività, sarà più contenuto rispetto alle crisi precedenti, in quanto potrebbero essere a rischio anche imprese più produttive con temporanei problemi di liquidità[5].

1.3 La risposta delle politiche di bilancio alla crisi

La pandemia di COVID‑19 ha posto sfide senza precedenti alle finanze pubbliche

Nel 2020 le finanze pubbliche sono state profondamente segnate dalla pandemia di COVID‑19, che ha posto ai governi sfide senza precedenti, ma ha anche innescato azioni di risposta robuste. I conti delle amministrazioni pubbliche hanno registrato significative ripercussioni su entrambi i lati dei bilanci, determinate dall’aumento della spesa necessaria a far fronte alla crisi e dal calo delle entrate fiscali, di riflesso sia alla brusca recessione sia alle misure di spesa mirate a imprese e famiglie. Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate a dicembre 2020 dagli esperti dell’Eurosistema (cfr. il grafico 7), il rapporto tra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e PIL nell’area dell’euro è pertanto salito dallo 0,6 per cento del PIL nel 2019 all’8,0 per cento nel 2020. A causa del forte sostegno economico offerto dai governi, l’orientamento delle politiche di bilancio[6] è quindi passato dall’essere lievemente espansivo nel 2019 al presentare un elevato grado di accomodamento, pari al 4,8 per cento del PIL, nel 2020, sebbene sia opportuno rilevare che l’entità della risposta delle politiche di bilancio e, di conseguenza, il loro orientamento sono stati molto diversi tra i vari paesi. Nel complesso, tuttavia, la rapidità e la portata del sostegno fornito dai governi dell’area dell’euro hanno dimostrato un’accresciuta capacità di reagire in tempi di crisi e di farlo in maniera coordinata, aspetto che è stato facilitato dall’attivazione della clausola generale di salvaguardia prevista dal Patto di stabilità e crescita.

Grafico 7

Saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche e orientamento delle politiche di bilancio

(in percentuale del PIL)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

La quota maggiore della spesa supplementare ha riguardato i costi diretti sostenuti per far fronte all’emergenza sanitaria o il supporto fornito a famiglie e imprese

Secondo le stime della Commissione europea[7], le misure di bilancio adottate in risposta alla pandemia sono state pari al 4,2 per cento del PIL nel 2020 per l’insieme dell’area dell’euro. La quota maggiore di tale spesa supplementare ha riguardato i costi diretti sostenuti dai governi per far fronte all’emergenza sanitaria pubblica o le misure di supporto destinate a famiglie e imprese (cfr. il grafico 8). L’obiettivo primario di tali misure è stato quello di tutelare l’occupazione e la capacità produttiva, in modo che l’economia presenti i presupposti per l’avvio di una rapida ripresa al rallentare della pandemia. In linea con tale obiettivo, gran parte del supporto alle famiglie è stato fornito mediante regimi di sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro o misure di cassa integrazione, mirati a evitare la disoccupazione di massa, mentre solo una parte più contenuta ha assunto la forma di trasferimenti diretti[8]. Verso la fine della prima ondata della pandemia sono state introdotte alcune misure più limitate a sostegno della ripresa economica, quali ad esempio riduzioni delle imposte indirette e un aumento dei progetti di investimento pubblici. Poiché nel 2020 la pandemia era tutt’altro che risolta, data la diffusione della seconda ondata in autunno, è tuttavia più probabile che tali misure svolgeranno un ruolo di rilievo nel periodo a venire.

Grafico 8

Stima della composizione delle misure legate al COVID‑19 nel 2020

Fonte: elaborazioni della BCE basate sui documenti programmatici di bilancio per il 2021.

I governi hanno inoltre fornito un ingente sostegno all’economia in termini di liquidità

Oltre al sostegno di bilancio offerto alle rispettive economie, i paesi dell’area dell’euro hanno fornito una considerevole quantità di garanzie su prestiti al fine di rafforzare la posizione di liquidità delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie, che spesso non hanno facile accesso al finanziamento esterno. Tale sostegno alla liquidità è stato particolarmente importante nella combinazione delle azioni di risposta messe in atto nella fase iniziale della crisi, prima che fossero attuati altri programmi di sostegno. Per l’insieme dell’area dell’euro, tali garanzie sono ammontate complessivamente a circa il 17 per cento del PIL[9]. Le garanzie sui prestiti costituiscono passività potenziali per i governi e l’importo delle garanzie escusse costituirà pertanto ulteriore spesa pubblica. Molti governi, inoltre, hanno anche concesso differimenti di imposta, erogato prestiti e conferito capitale alle imprese. Tali iniezioni di capitale e altre forme di sostegno alla liquidità in genere non figurano nel saldo di bilancio, ma in parte si riflettono nel debito pubblico.

I livelli del debito pubblico hanno subito ripercussioni negative, ma i rischi per la sua sostenibilità hanno continuato a essere fronteggiati adeguatamente

La crisi ha anche determinato un marcato aumento dei livelli di debito degli Stati di tutta l’area dell’euro: le proiezioni macroeconomiche elaborate a dicembre 2020 dagli esperti dell’Eurosistema stimavano un aumento al 98,4 per cento del PIL del rapporto aggregato debito pubblico/PIL per il 2020, pari a un incremento di 14,5 punti percentuali sull’anno precedente. Gli Stati hanno inoltre assunto ampie passività potenziali sotto forma di garanzie sui prestiti. Anche se una consistente riduzione dei livelli di debito richiederà tempo, nell’area dell’euro non vi sono segnali di criticità relativi alla sostenibilità del debito pubblico. Tale valutazione si fonda sul miglioramento delle aspettative di ripresa per il 2021, in particolare per effetto degli sviluppi positivi riguardanti diversi vaccini contro il COVID‑19, ma anche, e in larga misura, sulle condizioni di finanziamento, che dovrebbero confermarsi favorevoli per il prossimo futuro. Inoltre, l’azione di bilancio coordinata a livello di UE dovrebbe produrre un effetto di stabilizzazione (cfr. il riquadro 4 per un esempio recente). Si conferma l’importanza del ritorno degli Stati membri a solide posizioni di bilancio dopo la ripresa dell’attività economica.

1.4 L’inflazione è diminuita notevolmente a causa del calo dei corsi petroliferi e della contrazione economica[10]

Nella media del 2020 l’inflazione complessiva nell’area dell’euro si è collocata allo 0,3 per cento, in calo dall’1,2 del 2019. In termini di componenti dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), questo calo ha riflesso essenzialmente i minori contributi forniti dall’inflazione dei beni energetici, ma anche, nella seconda metà dell’anno, dall’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari (cfr. il grafico 9). Per quanto riguarda le determinanti, il processo disinflazionistico ha avuto luogo in un contesto caratterizzato da una forte contrazione dell’attività economica, che ha significativamente indebolito la domanda di consumi e comportato gravi rischi al ribasso per le prospettive economiche. Le pressioni disinflazionistiche hanno inoltre riflesso alcuni fattori connessi alle implicazioni economiche e alle risposte alla pandemia di COVID‑19. Ad esempio, l’ulteriore calo dell’inflazione nel secondo semestre dell’anno è stato in parte determinato dalla contrazione dei prezzi dei servizi relativi ai viaggi (soprattutto trasporti e hotel), i più duramente colpiti dalla crisi, e dall’impatto della riduzione temporanea dell’aliquota IVA in Germania.

Grafico 9

Inflazione misurata sullo IAPC e contributi per componente

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Le componenti volatili dello IAPC hanno segnato andamenti in parte opposti

L’andamento dell’inflazione dei beni energetici ha contribuito in larga misura al calo dell’inflazione complessiva nella media del 2020 rispetto al 2019, riflettendo la diminuzione dei corsi petroliferi all’inizio della pandemia. Per contro, nel 2020 il contributo dato dall’inflazione dei beni alimentari all’inflazione complessiva misurata sullo IAPC è aumentato lievemente, raggiungendo 0,4 punti percentuali, poco al di sopra del livello registrato nel 2019, riflettendo in gran parte il fatto che soprattutto la componente dell’inflazione relativa ai beni alimentari non trasformati è temporaneamente aumentata, in misura marcata, nel contesto della pandemia (con un picco del 7,6 per cento in aprile 2020)[11].

Nel corso del 2020 l’inflazione di fondo è diminuita

Nel corso del 2020 le misure dell’inflazione di fondo sono diminuite. L’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari si è collocata, in media, allo 0,7 per cento, dopo l’1,0 per cento registrato nel 2019, e ha toccato un minimo storico negli ultimi quattro mesi del 2020. I deboli andamenti osservati nelle componenti relative ai beni industriali non energetici e ai servizi hanno contribuito al contenimento dell’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari. In agosto 2020 l’inflazione dei beni industriali non energetici è passata in territorio negativo, raggiungendo il minimo storico in dicembre, mentre in ottobre 2020 l’inflazione dei servizi ha raggiunto il livello più basso di sempre, pari allo 0,4 per cento, pur aumentando lievemente in seguito. L’andamento delle due componenti è stato influenzato da un insieme di fattori comuni, che però hanno influito in misura lievemente diversa. L’apprezzamento dell’euro nel secondo semestre dell’anno ha inciso sull’inflazione dei beni industriali non energetici in misura lievemente maggiore che sull’inflazione relativa ai servizi. Lo stesso vale per le variazioni nelle imposte indirette, in quanto alcune componenti dei servizi come gli affitti sono esenti dall’IVA. Le misure di chiusura e di contenimento attuate nel contesto della pandemia hanno avuto un impatto maggiore sul livello dell’inflazione dei servizi e questo impatto è stato particolarmente evidente nel calo della componente relativa ai viaggi e alle voci legate al tempo libero. Più in generale, tuttavia, l’inflazione dei beni industriali non energetici e l’inflazione dei servizi sono state dominate dalla brusca contrazione della domanda innescata dalla pandemia, nella misura in cui quest’ultima ha portato con sé maggiore incertezza, una più marcata avversione al rischio, misure di contenimento e perdite di reddito e posti di lavoro. Ciò ha esercitato un impatto di gran lunga superiore rispetto ad alcuni effetti al rialzo derivanti dalle interruzioni dell’offerta in alcuni settori. La pandemia, inoltre, ha ostacolato la rilevazione dei prezzi per lo IAPC. Di conseguenza, la quota dei prezzi imputati nello IAPC ha subito un’impennata in aprile per poi diminuire in seguito, mentre da luglio a ottobre i prezzi imputati sono stati utilizzati soltanto per alcune voci. La quota dei prezzi imputati è tornata a essere elevata nei mesi di novembre e dicembre, sebbene al di sotto del livello raggiunto in primavera[12]. Anche gli effetti di domanda e offerta hanno probabilmente fatto sì che le quote dei singoli beni e servizi all’interno della spesa per consumi fossero diverse da quelle sottostanti la costruzione dello IAPC nel 2020.

Le pressioni derivanti dai costi interni sono aumentate

Le pressioni derivanti dai costi interni, misurate in termini di crescita del deflatore del PIL, sono aumentate nella media del 2020, a un tasso superiore rispetto al livello medio del 2019 (cfr. il grafico 10). Per contro, nel 2020 la crescita sui dodici mesi del reddito per occupato ha segnato una rapida diminuzione, attestandosi al −0,6 per cento, ben al di sotto del valore registrato nel 2019. Il calo persino maggiore della crescita della produttività, nel contempo, ha comportato un sostanziale incremento della crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, contribuendo all’aumento osservato del deflatore del PIL. Nel 2020 la crescita del costo del lavoro per unità di prodotto si è attestata al 4,6 per cento, in rialzo dall’1,9 per cento del 2019. Nel 2020, tuttavia, gli andamenti della crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, della crescita della produttività e della crescita del reddito per occupato sono stati influenzati dall’applicazione generalizzata dei regimi di sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro, che hanno comportato, ad esempio, che l’occupazione continuasse a evidenziare una capacità di tenuta ben maggiore rispetto al prodotto o alle ore effettivamente lavorate. Vi sono anche state difficoltà legate alla rilevazione statistica di tali misure, che hanno dato luogo a un contributo dei sussidi all’evoluzione dei costi interni insolitamente elevato, ostacolando la comparabilità degli andamenti recenti con quelli passati[13]. Dal lato delle spese, tali problematiche di carattere statistico sono apparse evidenti, ad esempio, nel brusco aumento del tasso di crescita del deflatore dei consumi delle amministrazioni pubbliche nel secondo trimestre.

Grafico 10

Scomposizione del deflatore del PIL

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Le aspettative di inflazione a più lungo termine si sono mantenute su livelli storicamente bassi

Nel 2020 le aspettative di inflazione a più lungo termine ricavate dall’indagine della BCE presso i previsori professionali (Survey of Professional Forecasters, SPF) si sono mantenute su livelli storicamente bassi, oscillando tra l’1,6 e l’1,7 per cento, dopo essere scese a questi livelli nell’anno precedente. Nel quarto trimestre dell’anno le aspettative di inflazione a cinque anni desunte dalla medesima indagine si sono collocate all’1,7 per cento, invariate rispetto al quarto trimestre del 2019. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavate dai mercati, in particolare il tasso swap a termine a cinque anni indicizzato all’inflazione su un orizzonte quinquennale, hanno evidenziato un notevole grado di volatilità nel corso dell’anno. Tale tasso è bruscamente diminuito all’inizio della pandemia, raggiungendo il minimo storico alla fine del primo trimestre del 2020 (pari allo 0,7 per cento toccato il 23 marzo) prima di risalire e stabilizzarsi su livelli prossimi a quelli precedenti la pandemia verso la fine dell’anno (attestandosi all’1,3 per cento il 31 dicembre). Nel contempo, gli indicatori di mercato delle aspettative di inflazione a più lungo termine sono rimasti molto contenuti.

1.5 Le misure incisive adottate hanno mantenuto condizioni di credito e di finanziamento favorevoli

Nel 2020 i rendimenti dei titoli di Stato dell’area dell’euro sono diminuiti, in un contesto caratterizzato da una risoluta risposta di politica monetaria e di bilancio alla crisi

La pandemia di COVID‑19 ha condotto a un rapido deterioramento delle prospettive economiche nazionali e internazionali, congiuntamente a un brusco aumento dei differenziali sui titoli di Stato, in un contesto caratterizzato da un generale irrigidimento delle condizioni finanziarie. Al fine di contrastare l’impatto dello shock pandemico sull’economia e sull’inflazione, e a fronte di rischi emergenti per la stabilità finanziaria e l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, la risposta delle autorità responsabili della politica monetaria e di bilancio è stata pronta e risoluta (cfr. la sezione 2.1). Esse hanno efficacemente ostacolato l’inasprimento delle condizioni finanziarie indotto dallo shock, contribuendo, in particolare, a una riduzione dei tassi a lungo termine privi di rischio e a una compressione, dagli elevati livelli raggiunti durante la pandemia, dei differenziali di rendimento dei titoli di Stato a dieci anni dell’area dell’euro rispetto al tasso sugli overnight index swap (OIS) a dieci anni. Di conseguenza, la media dei rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni dell’area dell’euro ponderata per il PIL è diminuita di 50 punti base tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020, data in cui era pari al −0,23 per cento (cfr. il grafico 11).

Grafico 11

Rendimenti a lungo termine nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(valori percentuali in ragione d’anno; dati giornalieri)

Fonti: Bloomberg, Thomson Reuters Datastream ed elaborazioni della BCE.
Note: i dati relativi all’area dell’euro si riferiscono alla media dei rendimenti dei titoli di Stato decennali ponderata per il PIL e al tasso OIS a dieci anni. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2020.

Benché in ripresa rispetto ai minimi registrati durante la pandemia, i corsi azionari dell’area dell’euro sono rimasti al di sotto dei livelli osservati all’inizio del 2020

Dopo essere precipitati a metà marzo, i corsi azionari hanno segnato un graduale ma costante recupero, sulla scorta della forte ripresa dell’attività e del consolidamento delle aspettative di crescita, sostenuto dalle misure di politica monetaria e di bilancio e dalle notizie incoraggianti sui possibili vaccini; ciò ha probabilmente ridotto il premio per il rischio azionario e sospinto le attese del mercato riguardo a una ripresa degli utili. L’andamento descritto, in quanto tale, è stato molto diverso dalla più ampia, e soprattutto più duratura, correzione dei mercati azionari verificatasi all’indomani della crisi finanziaria del 2008‑2009. Nel contempo, i corsi azionari dell’area dell’euro hanno mostrato andamenti settoriali divergenti se comparati ai rispettivi livelli osservati alla fine del 2019. A fine anno l’indice azionario ampio delle società non finanziarie (SNF) dell’area dell’euro si collocava lievemente al di sopra dei livelli di fine 2019, mentre l’indice azionario dei titoli bancari dell’area era diminuito in misura più pronunciata, rimanendo su un livello inferiore del 24 per cento circa (cfr. il grafico 12).

Grafico 12

Indici azionari nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(indice: 1° gennaio 2019 = 100)

Fonti: Bloomberg, Thomson Reuters Datastream ed elaborazioni della BCE.
Note: per l’area dell’euro gli indici utilizzati sono l’Euro Stoxx per il settore bancario e l’indice non finanziario Datastream; per gli Stati Uniti l’indice S&P per il settore bancario e l’indice non finanziario Datastream.

Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2020.

I prestiti bancari e le emissioni di titoli di debito delle SNF sono aumentati

Nel 2020 i flussi di finanziamento esterno alle società non finanziarie sono aumentati rispetto all’anno precedente, pur rimanendo al di sotto dell’ultimo picco registrato nel 2017 (cfr. il grafico 13). Nel corso del 2020 i tassi sui prestiti bancari sono rimasti sostanzialmente stabili intorno ai minimi storici, in linea con l’andamento dei tassi di mercato. Nel contempo si è osservata una marcata crescita dei prestiti bancari e delle emissioni di titoli di debito delle SNF, di riflesso al fabbisogno eccezionalmente elevato di liquidità dovuto alla consistente contrazione economica e al brusco calo delle vendite societarie e dei flussi di cassa. L’emissione netta di azioni quotate è stata negativa, soprattutto a causa di una revoca delle quotazioni nel secondo trimestre del 2020. Per contro, l’emissione netta di azioni non quotate e di altre partecipazioni si è mostrata robusta, anche correggendo l’impatto della revoca delle quotazioni, e probabilmente riflette altresì le iniezioni di capitale a fronte delle perdite. Infine, l’utilizzo di altre fonti di finanziamento, tra le quali prestiti intersocietari e credito commerciale, è stato sostanzialmente stabile.

Grafico 13

Flussi netti di finanziamento esterno alle società non finanziarie dell’area dell’euro

(flussi annuali; miliardi di euro)

Fonti: Eurostat e BCE.
Note: gli “altri prestiti” comprendono i prestiti concessi da intermediari diversi dalle IFM (altri intermediari finanziari, fondi pensione e compagnie di assicurazione) e dal resto del mondo. I “prestiti delle IFM” e gli “altri prestiti” sono corretti per le cessioni e le cartolarizzazioni. La voce “altro” corrisponde alla differenza fra il totale e gli strumenti elencati nel grafico e include i prestiti intersocietari e i crediti commerciali. Le ultime osservazioni si riferiscono al terzo trimestre del 2020.

La crescita della moneta e del credito ha subito un’accelerazione in risposta alla crisi causata dal COVID‑19

La crescita dell’aggregato monetario ampio è aumentata fortemente in risposta alla crisi causata dal COVID‑19 (cfr. il grafico 14), trainata principalmente dall’aggregato ristretto M1. Tale accelerazione ha rispecchiato l’accumulo di riserve di liquidità da parte di imprese e famiglie in un contesto caratterizzato da un elevato grado di incertezza, ma anche, nel caso delle famiglie, da una quota di risparmio forzato per via delle ridotte opportunità di consumo. La creazione di moneta è stata trainata da un’espansione del credito interno, sia al settore privato sia alle amministrazioni pubbliche, in quest’ultimo caso principalmente per effetto degli acquisti di attività da parte dell’Eurosistema. Le misure tempestive e consistenti adottate dalle autorità monetarie, di bilancio e di vigilanza hanno garantito all’economia dell’area dell’euro un flusso di credito a condizioni favorevoli.

Grafico 14

M3 e prestiti al settore privato

(variazioni percentuali sui dodici mesi; dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario)

Fonti: Eurostat e BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2020.

Una più elevata percezione del rischio da parte delle banche ha provocato un inasprimento dei criteri di concessione del credito

A fronte di condizioni del credito bancario nel complesso favorevoli durante l’anno, l’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro indica che nel secondo semestre del 2020 i criteri per la concessione del credito (ossia i criteri di approvazione) applicati dalle banche per i prestiti erogati alle imprese hanno subito un inasprimento. Ciò è stato principalmente determinato da una più elevata percezione del rischio da parte degli intermediari, associata all’impatto della pandemia sulle prospettive del merito di credito dei debitori. Nel contempo, gli acquisti condotti nell’ambito del programma di acquisto di attività e del programma di acquisto per l’emergenza pandemica, nonché la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, in particolar modo dopo le ricalibrazioni di marzo e aprile, hanno contribuito, secondo le banche, a migliorare sia le loro posizioni di liquidità, sia le condizioni di finanziamento sul mercato. Tali misure, insieme a quelle introdotte dai governi come le garanzie e le moratorie sui prestiti, hanno evitato un inasprimento più pronunciato dei criteri per la concessione del credito.

2 Politica monetaria: preservare condizioni di finanziamento favorevoli

Nel corso del 2020 la BCE ha allentato notevolmente l’orientamento della politica monetaria, al fine di contrastare l’impatto negativo della pandemia di COVID‑19 sull’economia dell’area dell’euro. L’adozione e la successiva ricalibrazione di un’ampia gamma di misure ha attenuato la minaccia di una stretta creditizia (credit crunch) e di liquidità preservando condizioni di abbondante liquidità nel sistema bancario, ha protetto il flusso di credito a favore dell’economia reale, e ha tutelato l’orientamento accomodante della politica monetaria evitando un inasprimento prociclico delle condizioni di finanziamento. La risposta della politica monetaria nel 2020 è stata fondamentale per la stabilizzazione dei mercati e ha contribuito a contrastare i gravi rischi posti dalla rapida diffusione del virus per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria, per le prospettive dell’economia dell’area dell’euro e, in ultima analisi, per l’obiettivo di stabilità dei prezzi perseguito dalla BCE. Nel 2020 il bilancio dell’Eurosistema ha raggiunto il massimo storico di 7.000 miliardi di euro, con un aumento di 2.300 miliardi rispetto alla fine dell’anno precedente. A fine 2020 le attività connesse con le operazioni di politica monetaria rappresentavano il 79 per cento delle attività totali del bilancio dell’Eurosistema. I rischi associati a un bilancio di tali dimensioni sono stati attenuati, come in passato, grazie al quadro di riferimento per la gestione dei rischi elaborato dalla BCE.

2.1 La risposta della politica monetaria della BCE all’emergenza pandemica ha fornito un sostegno decisivo alla ripresa economica e alle prospettive d’inflazione[14]

I primi interventi della BCE in risposta alla pandemia di COVID‑19

Il cauto ottimismo di inizio anno è stato interrotto bruscamente dal COVID‑19

All’inizio dell’anno, i dati disponibili segnalavano una crescita continua, ma moderata, dell’economia dell’area dell’euro. Mentre la debolezza del commercio internazionale in un contesto di incertezza a livello mondiale continuava a frenare la crescita, gli incrementi dell’occupazione, accompagnati da un aumento delle retribuzioni, dall’orientamento di bilancio moderatamente espansivo dell’area dell’euro e dal perdurare della crescita, per quanto a un ritmo più lento, dell’attività mondiale sostenevano l’economia dell’area. Gli andamenti dell’inflazione si confermavano complessivamente contenuti, ma vi erano segnali di un moderato aumento dell’inflazione di fondo, in linea con le aspettative. Le misure di politica monetaria adottate nel corso del 2019 stavano sostenendo condizioni di finanziamento favorevoli, supportando in tal modo l’espansione economica dell’area dell’euro, l’accumulo di pressioni interne sui prezzi e la convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine del Consiglio direttivo.

Nella riunione di gennaio 2020, il Consiglio direttivo ha deciso di avviare un riesame della strategia di politica monetaria della BCE. Dall’ultimo riesame, le economie dell’area dell’euro e del mondo intero hanno subito profondi cambiamenti strutturali. La crescita tendenziale in calo, sulla scorta del rallentamento della produttività e dell’invecchiamento demografico, e le conseguenze della crisi finanziaria hanno determinato una diminuzione dei tassi di interesse, riducendo i margini di cui la BCE e le altre banche centrali dispongono per rendere la politica monetaria più accomodante attraverso il ricorso a strumenti convenzionali a fronte di andamenti congiunturali avversi. Inoltre, fare fronte a un’inflazione bassa è una sfida diversa rispetto alla quella storica rappresentata dal contrastare un’inflazione elevata. Le minacce alla sostenibilità ambientale, la rapidità della digitalizzazione, la globalizzazione e la continua evoluzione delle strutture finanziarie hanno ulteriormente trasformato il contesto nel quale opera la politica monetaria, modificando fra l’altro anche le dinamiche dell’inflazione. Alla luce di tali sfide, il Consiglio direttivo ha deciso di avviare un riesame della propria strategia di politica monetaria, nel pieno rispetto del mandato sulla stabilità dei prezzi attribuito alla BCE dal Trattato (cfr. il riquadro 2).

Il cauto ottimismo di inizio anno è stato interrotto bruscamente a fine febbraio dall’insorgenza e dalla diffusione del COVID‑19 in tutto il mondo. Sebbene non vi fossero certezze circa la portata e la durata della revisione al ribasso delle prospettive di crescita, era divenuto sempre più evidente che la pandemia avrebbe avuto un impatto significativo sull’economia dell’area dell’euro. Malgrado si ritenesse che le interruzioni delle catene di approvvigionamento a livello mondiale avrebbero potuto esercitare una lieve pressione al rialzo sull’inflazione dell’area dell’euro, ci si attendeva che quest’ultima sarebbe stata dominata dalle pressioni al ribasso determinate dall’indebolimento della domanda. Inoltre, il drastico peggioramento della propensione al rischio determinava un forte inasprimento delle condizioni di provvista finanziaria e bancaria, che, associato al modesto apprezzamento del tasso di cambio dell’euro, rischiava di aumentare la pressione al ribasso sull’inflazione.

Si è resa necessaria l’adozione di un articolato pacchetto di misure di politica monetaria

In tale contesto, nella riunione di politica monetaria del 12 marzo 2020, il Consiglio direttivo ha ritenuto necessario adottare un articolato pacchetto di misure di politica monetaria. L’obiettivo di tale pacchetto era, da un lato, attenuare la minaccia di una stretta creditizia (credit crunch) e una crisi di liquidità, preservando condizioni di ampia liquidità nel sistema bancario e proteggendo il flusso di credito a favore dell’economia reale e, dall’altro, tutelare l’orientamento accomodante della politica monetaria evitando un inasprimento prociclico delle condizioni di finanziamento nell’economia.

In particolare, il Consiglio direttivo ha deciso di effettuare ulteriori operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (ORLT) a un tasso di interesse pari al tasso sui depositi presso la banca centrale. Ha inoltre deciso di applicare condizioni notevolmente più favorevoli a tutte le operazioni nell’ambito della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III) nel periodo compreso tra giugno 2020 e giugno 2021. Il tasso di interesse sulle operazioni OMRLT‑III è stato ridotto di 25 punti base e potrebbe essere inferiore di 25 punti base al tasso medio sui depositi presso la banca centrale nel periodo compreso tra giugno 2020 e giugno 2021 per tutte le OMRLT‑III in essere durante tale periodo. Inoltre, l’ammontare totale massimo assegnabile alle controparti nell’ambito delle OMRLT‑III è stato innalzato al 50 per cento del rispettivo stock di prestiti idonei. Di conseguenza, le ORLT aggiuntive avrebbero efficacemente consentito alle banche di beneficiare immediatamente di condizioni di prestito molto favorevoli, costituendo un valido sostegno fino all’avvio delle operazioni OMRLT‑III ricalibrate, che miravano ad allentare le condizioni di finanziamento delle banche in modo più sostenibile, al fine di supportare i flussi di credito a favore dei settori colpiti ed evitare un inasprimento dell’offerta di credito.

Il Consiglio direttivo ha inoltre deciso di aggiungere al programma di acquisto di attività (PAA) una dotazione temporanea di ulteriori acquisti netti di attività pari a 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno, garantendo un forte contributo dei programmi di acquisto del settore privato. Considerando che lo shock sarebbe stato temporaneo, si è valutato che limitare la dotazione aggiuntiva all’anno solare in corso fosse una risposta adeguata. Unitamente al PAA in corso, tale dotazione temporanea mirava a sostenere condizioni di finanziamento favorevoli per l’economia reale in un periodo di maggiore incertezza.

Nella settimana successiva alla riunione del Consiglio direttivo di marzo 2020, la situazione è peggiorata in modo significativo a causa della rapida diffusione del COVID‑19 e dell’applicazione di misure di contenimento di ampia portata da parte di quasi tutti i paesi dell’area dell’euro. I mercati finanziari hanno mostrato forte volatilità e segnali di gravi tensioni, a causa di illiquidità e congelamenti del mercato, nonché dell’aumento della frammentazione. Ciò ha determinato un forte inasprimento delle condizioni di finanziamento, che avrebbe potuto compromettere l’ordinata trasmissione della politica monetaria della BCE in tutti i paesi dell’area dell’euro e mettere a rischio la stabilità dei prezzi.

Alla luce di questo rapido deterioramento, il 18 marzo 2020 il Consiglio direttivo ha deciso che fosse giustificata un’ulteriore forte risposta di politica monetaria al fine di stabilizzare i mercati e contrastare il forte inasprimento delle condizioni finanziarie. L’obiettivo di tale azione era contrastare i gravi rischi posti dalla pandemia per le prospettive dell’economia dell’area dell’euro, per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria e, in ultima analisi, per l’obiettivo di stabilità dei prezzi perseguito dalla BCE. Il Consiglio direttivo ha annunciato le seguenti misure addizionali.

Il Consiglio direttivo ha deciso di varare un nuovo programma temporaneo di acquisto di attività: il programma di acquisto per l’emergenza pandemica

In primo luogo, il Consiglio direttivo ha deciso di varare un nuovo programma temporaneo di acquisto di attività: il programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP). Il PEPP, con una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro, avrebbe incluso tutte le categorie di attività ammissibili nell’ambito del PAA. Il Consiglio direttivo ha inoltre esteso la gamma delle attività ammissibili nell’ambito del programma di acquisto per il settore societario, includendo la carta commerciale emessa da società non finanziarie, considerando idonei all’acquisto gli strumenti di debito negoziabili con scadenza iniziale inferiore a un anno, purché la durata residua fosse di almeno 28 giorni al momento dell’acquisto. L’espansione delle attività ammissibili avrebbe sostenuto la situazione finanziaria delle imprese, supportando in modo significativo una parte dell’economia colpita duramente dagli effetti del virus. Per gli acquisti condotti nell’ambito del PEPP, il Consiglio direttivo ha altresì deciso di concedere una deroga ai requisiti di ammissibilità per i titoli di debito emessi dalla Repubblica ellenica. Inoltre, il Consiglio direttivo ha stabilito che i titoli del settore pubblico con vita residua inferiore a un anno ma pari almeno a 70 giorni sarebbero stati idonei per gli acquisti nell’ambito del PEPP, in virtù del carattere temporaneo di quest’ultimo.

Il PEPP è stato concepito per svolgere un duplice ruolo. In primo luogo, insieme alle altre componenti del quadro di riferimento della politica monetaria, il PEPP mirava a fornire il grado di accomodamento monetario necessario per garantire la tutela della stabilità dei prezzi a medio termine sostenendo la ripresa economica dalla crisi pandemica. In secondo luogo, gli acquisti nell’ambito del PEPP sarebbero stati condotti in maniera flessibile, così da consentire fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisti nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi. La flessibilità intrinseca nell’articolazione del programma assicurava che il PEPP potesse fungere da meccanismo di stabilizzazione del mercato in modo efficiente, soprattutto alla luce dell’elevata incertezza determinata dagli effetti della pandemia nei vari mercati e nei paesi dell’area dell’euro.

In occasione della medesima riunione, il Consiglio direttivo ha inoltre annunciato che avrebbe allentato temporaneamente i requisiti in materia di garanzie, apportando correzioni ai principali parametri di rischio nell’ambito del sistema delle garanzie, al fine di assicurare alle controparti la possibilità di continuare ad avvalersi appieno delle operazioni di finanziamento dell’Eurosistema. Nello specifico, il Consiglio direttivo ha successivamente adottato due pacchetti di misure temporanee di allentamento dei requisiti in materia di garanzie. Il primo, annunciato il 7 aprile 2020, aveva l’obiettivo di facilitare la disponibilità di attività stanziabili a garanzia per le controparti dell’Eurosistema, in modo da consentire loro di potersi avvalere appieno delle operazioni finalizzate all’immissione di liquidità, quali le OMRLT‑III. Il 22 aprile 2020 il Consiglio direttivo ha stabilito che le attività finanziarie negoziabili e i relativi emittenti che soddisfacessero i requisiti minimi di qualità creditizia alla data del 7 aprile 2020 sarebbero stati considerati ancora idonei in caso di declassamenti del merito creditizio, purché i rating fossero rimasti al di sopra di un determinato livello di qualità del credito e tutti gli altri requisiti di idoneità fossero soddisfatti. Tale misura mirava a mitigare l’effetto di eventuali declassamenti dei rating sulla disponibilità di garanzie ed evitare potenziali dinamiche procicliche.

Al momento della riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo di aprile 2020, la situazione economica continuava a deteriorarsi rapidamente, in quanto l’attività economica si stava contraendo e le condizioni del mercato del lavoro stavano peggiorando visibilmente. Le misure adottate per il contenimento della diffusione del virus avevano provocato un arresto di gran parte dell’attività economica nell’area dell’euro e nel resto del mondo. Sebbene il pieno impatto e la durata delle conseguenze della pandemia sull’economia fossero ancora difficili da prevedere, era chiaro a quel punto che l’economia dell’area dell’euro si stava dirigendo verso un declino dell’attività economica di portata e velocità senza precedenti nella storia recente.

Il peggioramento delle prospettive economiche, associato a un brusco calo dei corsi petroliferi e alla flessione delle aspettative di inflazione, comportava notevoli rischi al ribasso per le prospettive di inflazione dell’area dell’euro. Ad aprile 2020 il Consiglio direttivo ha pertanto deciso di rafforzare ancora di più le proprie misure di sostegno a famiglie e imprese. In particolare, ha deciso di allentare ulteriormente le condizioni relative alle OMRLT‑III riducendone il tasso di interesse, nel periodo compreso tra giugno 2020 e giugno 2021, a un livello inferiore di 50 punti base rispetto al tasso medio sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema applicato nello stesso periodo. Inoltre le controparti, i cui prestiti netti idonei raggiungano la soglia definita, beneficerebbero da giugno 2020 a giugno 2021 di un tasso di interesse inferiore di 50 punti base rispetto al tasso medio applicato ai depositi presso la banca centrale nel corso del medesimo periodo. Il Consiglio direttivo ha altresì deciso di condurre una nuova serie di operazioni, non mirate, di rifinanziamento a più lungo termine per l’emergenza pandemica (ORLTEP) per sostenere le condizioni di liquidità del sistema finanziario dell’area dell’euro e contribuire a preservare l’ordinato funzionamento dei mercati monetari fornendo un efficace supporto alla liquidità. Infine, nel corso dei mesi di marzo e aprile 2020, la BCE ha introdotto anche linee temporanee di swap e pronti contro termine con banche centrali non appartenenti all’area dell’euro e a giugno 2020 ha istituito un sistema temporaneo di operazioni di pronti contro termine gestito dall’Eurosistema per le banche centrali (EUREP), al fine di potenziare l’offerta di liquidità in euro al di fuori dell’area e prevenire effetti di propagazione a valle sui mercati finanziari dell’area dell’euro.

La ricalibrazione dell’orientamento della politica monetaria a giugno

Le nuove informazioni disponibili confermavano che l’economia dell’area dell’euro stava subendo una contrazione senza precedenti

A giugno, le nuove informazioni disponibili confermavano che l’economia dell’area dell’euro stava subendo una contrazione senza precedenti a seguito della pandemia e delle misure adottate per contenerla. Le notevoli perdite in termini di posti di lavoro e reddito e il livello di incertezza eccezionalmente elevato che circondava le prospettive economiche avevano determinato una flessione significativa della spesa per consumi e investimenti. Sebbene i risultati delle indagini congiunturali e gli indicatori in tempo reale dell’attività economica avessero mostrato alcuni segnali di ripresa in concomitanza con la graduale distensione delle misure di contenimento, il miglioramento era stato fino a quel momento modesto rispetto alla rapidità con cui gli indicatori erano precipitati nei due mesi precedenti. Le proiezioni macroeconomiche formulate a giugno 2020 dagli esperti dell’Eurosistema, pur essendo pervase da un eccezionale grado di incertezza, prevedevano che l’attività economica si sarebbe contratta a un ritmo senza precedenti nel secondo trimestre dell’anno. Ci si attendeva che le pressioni sui prezzi rimanessero contenute per effetto della drastica diminuzione del PIL in termini reali e del connesso significativo incremento della capacità inutilizzata nell’economia. Le proiezioni di giugno 2020 indicavano una notevole revisione al ribasso sia del livello dell’attività economica, sia delle prospettive di inflazione nell’intero orizzonte temporale considerato. In particolare, l’inflazione era stata rivista al ribasso, passando dall’1,6 per cento previsto per la fine dell’orizzonte temporale dalle proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2019 all’1,3 per cento delle proiezioni di giugno 2020.

Il Consiglio direttivo ha deciso di incrementare la dotazione del PEPP di 600 miliardi di euro, per un totale di 1.350 miliardi di euro

In tale contesto, il Consiglio direttivo ha adottato una serie di ulteriori misure di politica monetaria volte a sostenere l’economia durante il suo graduale riavvio e a salvaguardare la stabilità dei prezzi nel medio termine. In particolare, ha deciso di incrementare la dotazione del PEPP di 600 miliardi di euro, per un totale di 1.350 miliardi, di estendere l’orizzonte degli acquisti netti nell’ambito del PEPP almeno sino alla fine di giugno 2021 e di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2022[15]. La ricalibrazione del PEPP mirava ad allentare ulteriormente l’orientamento della politica monetaria, sostenendo condizioni di finanziamento favorevoli per tutti i settori e i paesi e, in ultima analisi, assicurare la stabile convergenza dell’inflazione verso il livello perseguito dal Consiglio direttivo.

Nel corso dell’estate i dati che si rendevano via via disponibili segnalavano una forte ripresa dell’attività economica, soprattutto per effetto dell’allentamento delle misure di contenimento. Ciononostante, la ripresa era asimmetrica, più pronunciata nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, e l’attività rimaneva ben al di sotto dei livelli precedenti la pandemia. L’inflazione complessiva continuava a essere frenata dalle basse quotazioni dell’energia e dalle contenute pressioni sui prezzi, in un contesto di domanda debole e di significativa capacità inutilizzata nel mercato del lavoro.

La ricalibrazione dell’orientamento della politica monetaria a dicembre

Dopo un forte, benché parziale e disomogeneo, recupero dell’attività durante l’estate, la ripresa economica dell’area dell’euro perdeva slancio

In autunno è diventato sempre più evidente che, dopo un forte, benché parziale e disomogeneo, recupero dell’attività nei mesi estivi, la ripresa economica dell’area dell’euro stava perdendo slancio più rapidamente rispetto alle attese. La recrudescenza dei contagi da COVID‑19 e le connesse misure di contenimento adottate tornavano a porre una serie di sfide per la salute pubblica e le prospettive di crescita dell’area dell’euro e delle economie a livello mondiale. L’inflazione restava molto bassa, in un contesto di domanda debole e di significativa capacità inutilizzata nei mercati del lavoro e dei beni e servizi. Nel complesso i dati più aggiornati indicavano che gli effetti a breve termine della pandemia sull’economia erano più pronunciati e la debolezza dell’inflazione più duratura delle attese. A ottobre 2020 il Consiglio direttivo ha pertanto annunciato che in occasione della successiva riunione prevista per dicembre 2020 avrebbe ricalibrato i suoi strumenti, ove opportuno, al fine di rispondere all’evolvere della situazione e assicurare che le condizioni di finanziamento rimanessero favorevoli per sostenere la ripresa economica e contrastare l’impatto negativo della pandemia sul profilo previsto per l’inflazione.

Al momento della riunione di dicembre 2020 i dati più aggiornati e le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema indicavano che gli effetti a breve termine della pandemia sull’economia erano più pronunciati e la debolezza dell’inflazione più duratura delle attese. Il rinnovato intensificarsi della pandemia stava limitando in misura significativa l’attività economica mondiale e dell’area dell’euro, lasciando presagire una contrazione nel quarto trimestre del 2020. Ci si attendeva che l’inflazione complessiva rimanesse negativa più a lungo di quanto atteso in precedenza e si osservava una diminuzione delle misure dell’inflazione di fondo; le pressioni inflazionistiche sarebbero rimaste modeste a causa della domanda debole, nonché delle minori pressioni salariali e dell’apprezzamento dell’euro nel corso della primavera e dell’estate del 2020.

Tenuto conto delle ricadute economiche derivanti dalla recrudescenza della pandemia, il Consiglio direttivo ha ricalibrato i suoi strumenti di politica monetaria.

Il Consiglio direttivo ha deciso di incrementare la dotazione del PEPP di 500 miliardi di euro, per un totale di 1.850 miliardi di euro

Il Consiglio direttivo ha deciso di incrementare la dotazione del PEPP di 500 miliardi di euro, per un totale di 1.850 miliardi, di estendere l’orizzonte degli acquisti netti nell’ambito del PEPP almeno sino a marzo 2022 e di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2023. Gli acquisti avrebbero continuato a essere effettuati in maniera flessibile secondo le condizioni di mercato e nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i diversi paesi, al fine di evitare un inasprimento delle condizioni di finanziamento, inconciliabile con la neutralizzazione dell’effetto al ribasso della pandemia sul profilo previsto per l’inflazione, e per favorire l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha altresì annunciato che non sarebbe stato necessario impiegare integralmente la dotazione, qualora fosse stato possibile mantenere condizioni di finanziamento favorevoli con flussi di acquisto di attività che non esaurissero tale dotazione entro l’orizzonte degli acquisti netti nell’ambito del PEPP. Analogamente, la dotazione avrebbe potuto altresì essere aumentata, ove necessario a mantenere condizioni di finanziamento favorevoli per contribuire a contrastare gli effetti dello shock pandemico sul profilo dell’inflazione.

Il Consiglio direttivo ha inoltre deciso di ricalibrare ulteriormente le condizioni relative alle OMRLT‑III. Nello specifico ha annunciato l’intenzione di estendere di dodici mesi, fino a giugno 2022, il periodo di applicazione dei termini notevolmente più favorevoli, di condurre tre ulteriori operazioni nel corso del 2021 e di innalzare l’ammontare totale assegnabile in prestito alle controparti dal 50 al 55 per cento del rispettivo stock di prestiti idonei.

Infine, il Consiglio direttivo ha deciso di prorogare fino a giugno 2022 la durata della serie di misure di allentamento dei criteri di idoneità applicabili alle garanzie adottate nell’aprile 2020, di offrire quattro ulteriori ORLTEP nel 2021, di estendere fino a marzo 2022 tutte le operazioni temporanee di swap e pronti contro termine con le banche centrali non appartenenti all’area dell’euro, nonché il sistema di pronti contro termine per le banche centrali EUREP, e di continuare a condurre, finché necessario, tutte le ordinarie operazioni di prestito, come procedure d’asta a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi, alle condizioni vigenti.

Le misure di politica monetaria adottate miravano a contribuire al mantenimento di condizioni di finanziamento favorevoli nel periodo pandemico

Nel loro insieme, le misure di politica monetaria adottate miravano a contribuire ulteriormente a mantenere condizioni di finanziamento favorevoli nel periodo pandemico, sostenendo il flusso del credito a favore di tutti i settori dell’economia, supportando l’attività economica e salvaguardando la stabilità dei prezzi nel medio termine. Nel contempo, l’incertezza rimaneva elevata, anche riguardo alla dinamica della pandemia e alla tempistica dell’introduzione dei vaccini, nonché all’andamento del tasso di cambio dell’euro. Il Consiglio direttivo si dichiarava pertanto pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continuasse ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito, in linea con l’approccio simmetrico adottato.

In sintesi, per contrastare l’impatto negativo della pandemia, nel corso del 2020 è stata intrapresa un’azione di sostanziale accomodamento della politica monetaria. L’adozione e la successiva ricalibrazione dell’insieme articolato di misure sono state fondamentali per la stabilizzazione dei mercati e hanno contributo a invertire la tendenza all’inasprimento delle condizioni di finanziamento osservata nella parte precedente dell’anno. Tali misure sono state efficaci nel contenere i rendimenti dei titoli di Stato (cfr. il grafico 15), sulla cui base si calcolano i costi di finanziamento per famiglie, imprese e banche. Hanno inoltre mantenuto i costi di finanziamento delle banche molto favorevoli per tutta la pandemia (cfr. il grafico 16) e garantito a famiglie e imprese la possibilità di beneficiare di tali condizioni di finanziamento, con tassi di interesse che hanno toccato minimi storici pari, rispettivamente, all’1,32 e all’1,46 per cento (cfr. il grafico 17). La risposta della politica monetaria osservata nel 2020 ha così garantito che le condizioni di finanziamento favorevoli sostenessero la ripresa economica e contrastassero l’impatto negativo della pandemia sul profilo previsto per l’inflazione, promuovendone la convergenza verso il livello perseguito dal Consiglio direttivo in modo sostenuto.

Grafico 15

Variazioni nei rendimenti dei titoli di Stato decennali ponderati per il PIL relativi all’area dell’euro

(punti percentuali)

Fonte: elaborazioni della BCE.
Note: le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2020. OIS: overnight index swap.

Grafico 16

Costo composito del finanziamento mediante ricorso al debito da parte delle banche

(costo composito dei depositi e del finanziamento mediante ricorso al debito non garantito sul mercato; percentuali in ragione d’anno)

Fonti: BCE, Markit iBoxx ed elaborazioni della BCE.
Note: il costo composito dei depositi è calcolato come media dei tassi di interesse sulle nuove operazioni su depositi overnight, depositi con scadenza prestabilita e depositi rimborsabili con preavviso, ponderata per le corrispondenti consistenze in essere. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2020.

Grafico 17

Tassi compositi sui prestiti bancari alle società non finanziarie e alle famiglie

(valori percentuali in ragione d’anno)

Fonte: BCE.
Note: i tassi compositi sui prestiti bancari sono calcolati aggregando i tassi a breve e a lungo termine, utilizzando una media mobile di 24 mesi dei volumi delle nuove operazioni. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2020.

2.2 L’evoluzione del bilancio dell’Eurosistema in tempi difficili

Dall’inizio della crisi finanziaria mondiale, nel 2007‑2008, l’Eurosistema ha adottato diverse misure di politica monetaria convenzionali e non convenzionali che, nel tempo, hanno avuto conseguenze dirette sulle dimensioni e sulla composizione del suo bilancio. Fra le misure non convenzionali figurano le operazioni di rifinanziamento finalizzate a fornire prestiti alle controparti con scadenza iniziale fino a quattro anni, nonché gli acquisti di attività finanziarie di emittenti pubblici e privati nell’ambito del PAA. Nel 2020, in risposta alla diffusione del COVID‑19 e in aggiunta alle misure non convenzionali già in vigore, la BCE ha adottato un articolato pacchetto di misure di politica monetaria complementari, che hanno avuto un impatto significativo sul bilancio dell’Eurosistema. A marzo 2020 la BCE ha aggiunto una ulteriore dotazione temporanea al PAA, valida per il 2020, e avviato il PEPP: entrambe le misure hanno determinato un aumento nelle consistenze di attività finanziarie acquistate a titolo definitivo. Inoltre, tra marzo e aprile 2020, la BCE ha reso meno vincolanti le condizioni relative alle OMRLT‑III (in due occasioni) e ha modificato i criteri di idoneità e il sistema di controllo dei rischi delle attività conferibili a garanzia. Le misure aggiuntive nel loro insieme hanno accresciuto notevolmente il ruolo di intermediazione dell’Eurosistema[16]. Complessivamente, grazie a tali misure non convenzionali che hanno immesso 2.200 miliardi di liquidità aggiuntiva nel sistema bancario, nel corso del 2020 il bilancio dell’Eurosistema ha continuato a crescere fino a toccare, alla fine dell’anno, il massimo storico di 7.000 miliardi di euro, pari al 49 per cento (2.300 miliardi) in più rispetto alla fine del 2019.

A fine 2020 le attività connesse con la politica monetaria ammontavano a 5.500 miliardi di euro, pari al 79 per cento delle attività totali del bilancio dell’Eurosistema (in aumento rispetto al 70 per cento della fine del 2019). Come mostrato nel grafico 18, tali attività comprendevano prestiti a enti creditizi dell’area dell’euro, corrispondenti al 26 per cento delle attività totali (in aumento rispetto al 13 per cento della fine del 2019), e titoli acquistati per finalità di politica monetaria, che rappresentavano il 53 per cento circa delle attività totali (in calo rispetto al 56 per cento della fine dell’anno precedente). Le altre attività finanziarie presenti in bilancio consistevano principalmente in valuta estera e oro detenuti dall’Eurosistema e da portafogli denominati in euro destinati a finalità diverse dalla politica monetaria.

Dal lato delle passività, l’importo complessivo delle riserve detenute dalle controparti e il ricorso ai depositi presso la banca centrale sono aumentati a 3.500 miliardi di euro (dai 2.000 miliardi della fine del 2019) e rappresentavano il 50 per cento delle passività alla fine del 2020 (in aumento rispetto al 39 per cento della fine dell’anno precedente). In seguito a una forte crescita registrata a marzo 2020, le banconote in circolazione sono aumentate a un ritmo superiore rispetto all’andamento tendenziale di lungo periodo e alla fine dell’anno rappresentavano il 21 per cento delle passività, in diminuzione rispetto al 28 per cento della fine del 2019. Le altre passività, tra cui il capitale e i conti di rivalutazione, sono salite da 1.600 a 2.100 miliardi, rappresentando il 30 per cento, in calo rispetto al 34 per cento della fine del 2019 (cfr. il grafico 18). L’aumento delle altre passività è derivato principalmente dall’incremento dei depositi delle amministrazioni pubbliche, passati da 200 a 500 miliardi di euro, pari al 25 per cento delle altre passività (in aumento rispetto all’11 per cento della fine del 2019).

Grafico 18

Evoluzione del bilancio consolidato dell’Eurosistema

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i valori positivi si riferiscono alle attività, quelli negativi alle passività. La linea dell’eccesso di liquidità è rappresentata da valori positivi sebbene si riferisca alla somma delle seguenti voci passive: disponibilità di conto corrente eccedenti gli obblighi di riserva e ricorso ai depositi presso la banca centrale.

Scadenza del portafoglio del PAA e del PEPP e distribuzione per classi di attività e paesi

Il PAA comprende quattro programmi di acquisto delle attività in corso: il terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Third Covered Bond Purchase Programme, CBPP3), il programma di acquisto di titoli garantiti da attività (Asset Backed Securities Purchase Programme, ABSPP), il programma di acquisto di attività del settore pubblico (Public Sector Purchase Programme, PSPP) e il programma di acquisto delle attività del settore societario (Corporate Sector Purchase Programme, CSPP). Il PEPP è stato introdotto nel 2020 e tutte le categorie di attività ammissibili nell’ambito del PAA lo sono anche nell’ambito del PEPP. In quest’ultimo è stata concessa una deroga ai requisiti di ammissibilità per i titoli di debito emessi dalla Repubblica ellenica. Inoltre, nel marzo 2020, l’idoneità della carta commerciale emessa da società non finanziarie nell’ambito del CSPP è stata estesa fino a includere i titoli con una durata residua di almeno 28 giorni.

Alla fine del 2020 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 2.900 miliardi di euro

Alla fine del 2020 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 2.900 miliardi di euro (al costo ammortizzato). I titoli totali erano riconducibili per l’1 per cento (29 miliardi di euro) all’ABSPP, per il 10 per cento (288 miliardi) al CBPP3 e per il 9 per cento (250 miliardi) al CSPP. Tra i programmi per l’acquisto di attività del settore privato, il CSPP ha fornito il contributo più consistente alla crescita delle attività totali detenute nell’ambito del PAA, con un ammontare di acquisti netti pari a 66 miliardi di euro. Gli acquisti nell’ambito del CSPP sono effettuati sulla base di un parametro di riferimento che riflette la capitalizzazione di mercato di tutte le obbligazioni idonee in essere.

L’80 per cento del totale dei titoli detenuti nel quadro del PAA è riconducibile al PSPP

Il PSPP ha rappresentato la quota maggiore del PAA, con un ammontare pari a 2.300 miliardi di euro alla fine del 2020, corrispondente all’80 per cento del portafoglio complessivo (in calo rispetto all’82 per cento di fine 2019). Nell’ambito del PSPP, l’allocazione degli acquisti tra i vari paesi è stata determinata sulla base delle quote di partecipazione delle banche centrali nazionali (BCN) al capitale della BCE. Inoltre, alcune BCN hanno acquistato titoli emessi da istituzioni sovranazionali dell’UE. Alla fine del 2020, la scadenza media ponderata dei titoli detenuti nell’ambito del PSPP era pari a 7,3 anni, una durata lievemente superiore rispetto ai 7,12 anni della fine del 2019, con alcune variazioni tra paesi[17].

Alla fine del 2020 il portafoglio titoli del PEPP ammontava a 753,7 miliardi di euro

Alla fine del 2020 il portafoglio titoli del PEPP ammontava a 753,7 miliardi di euro (al costo ammortizzato). A fine anno i titoli totali detenuti nell’ambito del programma erano relativi per meno dell’1 per cento a obbligazioni garantite (3,1 miliardi di euro), per il 6 per cento al settore societario (43,2 miliardi) e per il 94 per cento al settore pubblico (707,4 miliardi).

Per quanto riguarda gli acquisti di titoli del settore pubblico nell’ambito del PEPP, il parametro di riferimento per la ripartizione fra i vari paesi è lo schema delle quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE. Al tempo stesso, gli acquisti sono stati condotti in maniera flessibile, in modo da consentire oscillazioni nella loro distribuzione nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi. Alla fine del 2020, la scadenza media ponderata dei titoli del settore pubblico nell’ambito del PEPP era pari a 7,0 anni, con alcune differenze tra paesi.

L’Eurosistema ha reinvestito il capitale rimborsato sui titoli in scadenza che compongono i portafogli del PAA e del PEPP. I rimborsi effettuati nell’ambito dei programmi di acquisto di titoli del settore privato sono stati pari a 80,2 miliardi di euro nel 2020, mentre quelli riconducibili ai programmi di acquisto di attività del settore pubblico hanno totalizzato 229,4 miliardi di euro. I titoli acquistati nell’ambito del PSPP, del CSPP e del CBPP3 hanno continuato a essere resi disponibili per l’attività di prestito titoli[18] allo scopo di sostenere la liquidità del mercato delle obbligazioni e dei pronti contro termine[19]. Anche il portafoglio titoli del PEPP è disponibile per il prestito alle stesse condizioni del PAA. A novembre 2020 l’Eurosistema ha modificato le condizioni di prezzo per il prestito dei propri titoli, rendendole più favorevoli per le controparti e garantendo che restino un meccanismo di sostegno efficace.

Andamenti delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema

Dalla fine del 2019 l’ammontare in essere delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema è aumentato di 1.200 miliardi di euro, portandosi a 1.800 miliardi a fine 2020. L’aumento può essere attribuito in gran parte ai 1.750 miliardi di euro assegnati nella terza serie di OMRLT, oltre ai 26,6 miliardi di euro assegnati nelle ORLTEP. I rimborsi volontari, per un ammontare di 192 miliardi di euro, e le scadenze, per 303 miliardi, relativi alla seconda serie di OMRLT hanno compensato l’aumento delle operazioni in essere solo in misura limitata. Nelle operazioni condotte a giugno, settembre e dicembre 2020 le banche hanno avuto l'opportunità di trasferire gli importi delle precedenti OMRLT ancora in essere nella terza serie di OMRLT. La scadenza media ponderata delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema in essere è aumentata da 1,2 anni circa alla fine del 2019 a 2,4 anni circa alla fine del 2020.

Le misure di espansione delle attività a garanzia delle operazioni di politica monetaria della BCE

Un elemento chiave della risposta di politica monetaria della BCE alla pandemia sono state le misure temporanee di espansione delle garanzie, annunciate ad aprile e prorogate a dicembre 2020. Un aspetto fondamentale di tali misure è rappresentato dall’incremento temporaneo dei crediti ammessi in garanzia, in particolare con l’ampliamento degli schemi per i crediti aggiuntivi (Additional Credit Claims, ACC). Nell’ambito del temporaneo quadro di riferimento rivisto le BCN possono accettare come garanzia, tra l’altro, prestiti alle piccole e medie imprese o a lavoratori autonomi che beneficiano di sistemi di garanzie pubbliche legati al COVID‑19.

Per evitare possibili dinamiche procicliche causate da declassamenti del merito di credito, il Consiglio direttivo ha altresì deciso di mantenere temporaneamente l’idoneità delle attività negoziabili e dei loro emittenti che soddisfacevano i requisiti minimi di qualità creditizia alla data del 7 aprile 2020. In particolare, l’Eurosistema continua ad accettare come garanzia attività negoziabili idonee per le operazioni di liquidità alla data di riferimento, a condizione che i rating permangano al di sopra di un determinato livello di qualità del credito e tutti gli altri requisiti di idoneità continuino a essere soddisfatti.

Inoltre la BCE ha deciso di applicare in via provvisoria una riduzione generalizzata degli scarti di garanzia pari a una quota fissa del 20 per cento a tutte le categorie di attività stanziabili, tollerando temporaneamente una maggiore quota di rischio nel bilancio dell’Eurosistema. In aggiunta, il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare il limite di concentrazione previsto per le obbligazioni bancarie non garantite dal 2,5 al 10 per cento e di abbassare la soglia minima di importo non uniforme per l’accettazione dei crediti stanziabili a garanzia su base nazionale da 25.000 a 0 euro, al fine di facilitare la costituzione in garanzia dei prestiti alle piccole imprese. Nell’ambito della sua risposta di politica monetaria allo shock economico dovuto alla pandemia, il Consiglio direttivo ha altresì deciso di derogare temporaneamente al requisito minimo di qualità creditizia per i titoli di debito negoziabili emessi dalla Repubblica ellenica.

L’ammontare di attività negoziabili idonee è aumentato di 1.493 miliardi di euro, raggiungendo un livello di 15.657 miliardi alla fine del 2020 (cfr. il grafico 19). La classe di attività più ampia è stata ancora quella dei titoli emessi da amministrazioni pubbliche centrali (8.385 miliardi di euro). Altre classi di attività hanno incluso le obbligazioni bancarie non garantite (1.667 miliardi di euro), le obbligazioni garantite (1.640 miliardi) e le obbligazioni societarie (1.872 miliardi). Le classi relative a obbligazioni emesse da amministrazioni pubbliche regionali (552 miliardi di euro), titoli garantiti da attività (584 miliardi) e altre attività negoziabili (958 miliardi) hanno rappresentato ciascuna una quota relativamente esigua dell’universo delle attività idonee.

Grafico 19

Andamenti delle garanzie idonee

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i dati relativi alle garanzie sono espressi come importi nominali. Sono riportate le medie di dati di fine mese per ogni periodo.

L’ammontare di garanzie mobilizzate è aumentato notevolmente, da 1.543 a 2.595 miliardi di euro (cfr. il grafico 20). L’incremento può essere in gran parte attribuito ai crediti (inclusi i crediti aggiuntivi), per i quali gli importi mobilizzati sono più che raddoppiati, passando da 378 a 825 miliardi. In termini di impiego come collaterale, le obbligazioni bancarie garantite hanno rappresentato la seconda classe di attività in ordine di importanza (629 miliardi di euro). Anche le obbligazioni emesse da amministrazioni pubbliche centrali (383 miliardi) e i titoli garantiti da attività (387 miliardi) hanno svolto un ruolo importante come fonti di garanzie mobilizzate. Le obbligazioni bancarie non garantite, le obbligazioni emesse da amministrazioni pubbliche regionali e le obbligazioni societarie sono state impiegate in misura minore, per importi pari, rispettivamente, a 145, 90 e 78 miliardi.

Grafico 20

Andamenti delle garanzie mobilizzate

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: a partire dal primo trimestre 2013 la categoria “attività non negoziabili” è stata suddivisa nelle due categorie “attività creditizie” e “depositi a vista e depositi a scadenza”. Per le garanzie: medie di dati di fine mese per ogni periodo; valori dopo la valutazione e l’applicazione degli scarti di garanzia. Per i crediti: dati giornalieri.

2.3 La mitigazione dei rischi finanziari associati al PEPP e al PAA sulla base di specifici sistemi di regole

Il PAA e il PEPP sono strumenti complementari con obiettivi di politica monetaria diversi

L’obiettivo principale degli acquisti netti di attività finanziarie nell’ambito del PAA consiste nel sostenere la solida convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine stabilito dal Consiglio direttivo. Il PEPP svolge una funzione complementare rispetto al PAA, poiché mira a contrastare i gravi rischi che la pandemia di COVID‑19 ha comportato per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria e le prospettive dell’economia dell’area dell’euro.

La gestione efficiente del rischio è un principio chiave della funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema

Tutti gli strumenti di politica monetaria, inclusi gli acquisti di titoli in via definitiva, sono caratterizzati da rischi finanziari intrinseci che vengono gestiti e controllati dall’Eurosistema. In presenza di diverse soluzioni possibili per il conseguimento degli obiettivi di politica monetaria, deve essere privilegiata l’opzione più efficiente sia dal punto di vista operativo sia sotto il profilo del controllo dei rischi. In tale contesto, la funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema è impegnata nel perseguire l’efficienza, puntando al raggiungimento degli obiettivi con il minor rischio possibile per l’Eurosistema[20].

Gli acquisti definitivi di titoli richiedono specifiche regole di controllo dei rischi

Gli acquisti definitivi di titoli richiedono specifici sistemi di regole per il controllo dei rischi finanziari, che dipendono dagli obiettivi di politica monetaria, nonché dalle caratteristiche e dai profili di rischio del tipo di titoli in questione. Ciascuno di questi sistemi di regole comprende criteri di idoneità, procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence, regole sui prezzi, benchmark e limiti. Le regole per il controllo del rischio nell’ambito del PAA e del PEPP si applicano all’acquisto di ulteriori titoli, al reinvestimento del capitale dei titoli in scadenza e alle stesse consistenze in portafoglio fino a quando queste rimangono nel bilancio dell’Eurosistema.

Oltre ad attenuare i rischi finanziari, tali sistemi di controllo dei rischi contribuiscono a far sì che il pieno conseguimento degli obiettivi di policy avvenga, per quanto possibile, nell’ambito dell’obiettivo perseguito, allocando gli acquisti in maniera diversificata e neutrale dal punto di vista del mercato. Inoltre, questi sistemi sono definiti in modo tale da controllare anche i rischi non finanziari, come i rischi legali, operativi e reputazionali.

Nella sezione seguente è riportata una descrizione dei sistemi di regole applicati alla gestione dei rischi finanziari connessi all’attuazione del PAA e del PEPP[21]. La tavola 1 ne riassume le principali caratteristiche.

Tavola 1

Principali regole di controllo dei rischi del PAA e del PEPP

Fonte: BCE.
Note: ABS: asset‑backed security (titoli garantiti da attività); CAC: collective action clause (clausola di azione collettiva); CQS: credit quality step (livello di qualità creditizia del titolo o dell’emittente in base alla scala di rating armonizzata dell’Eurosistema, cfr. Eurosystem credit assessment framework).
1) ABS con rating inferiori al grado di qualità creditizia di livello 2 devono soddisfare alcuni requisiti aggiuntivi, tra cui: a) il collaterale sottostante l’ABS non deve contenere crediti deteriorati né al momento dell’emissione dell’ABS, né durante il suo ciclo di vita; b) gli attivi presenti nel collaterale sottostante l’ABS, che producono i flussi di cassa per l’ABS, non devono essere strutturati, sindacati o “a leva”; c) nella documentazione di riferimento dell’ABS devono essere previste disposizioni atte a garantire la continuità del servizio di gestione dei flussi di cassa dell’ABS (“servicing”).

2) Cfr. la pagina “Implementation aspects of the public sector purchase programme (PSPP)” sul sito Internet della BCE.

Requisiti di idoneità per gli acquisti definitivi di attività finanziarie

I criteri di idoneità si applicano a tutte le classi di attività finanziarie

In linea di principio, solo le attività finanziarie negoziabili accettate in garanzia nelle operazioni di credito dell’Eurosistema sono idonee ai fini degli acquisti definitivi. I criteri di stanziabilità dei titoli a garanzia delle operazioni di credito dell’Eurosistema sono elencati nel quadro di riferimento della politica monetaria. Per essere stanziabili, le attività finanziarie devono, tra le altre cose, soddisfare elevati standard di qualità creditizia; precisamente, devono essere provviste di almeno un rating creditizio[22] di livello 3 (CQS 3) o superiore (CQS1 e CQS2) nella scala di rating armonizzata dell’Eurosistema; tale rating deve essere fornito da un ente esterno specializzato nella valutazione del merito di credito (External Credit Assessment Institution, ECAI) e riconosciuto nel quadro di riferimento dell’Eurosistema per la valutazione della qualità creditizia delle attività finanziarie (Eurosystem Credit Assessment Framework, ECAF). Per i titoli di debito negoziabili emessi dalla Repubblica ellenica tale requisito è momentaneamente oggetto di deroga per gli acquisti nell’ambito del PEPP e per le misure di allentamento dei criteri di idoneità applicabili alle garanzie adottate in risposta alla pandemia di COVID‑19. Inoltre, i titoli devono essere denominati in euro, nonché essere emessi e regolati all’interno dell’area dell’euro.

Oltre ai criteri di idoneità sopra elencati, se ne applicano altri a seconda del programma di acquisto. Per il PSPP, il CSPP e il PEPP, ad esempio, sono previste limitazioni legate alla durata residua minima e massima del titolo. Per il CSPP, i titoli emessi da enti creditizi, o da emittenti la cui casa madre è un ente creditizio, non sono idonei per l’acquisto. Per il CSPP, il CBPP3 e l’ABSPP sono esclusi dagli acquisti anche i titoli emessi o ceduti da soggetti in liquidazione e da veicoli di gestione patrimoniale. Nel CBPP3, i titoli devono soddisfare i requisiti necessari per la loro accettazione come garanzia di uso proprio per le operazioni di finanziamento dell’Eurosistema, quando, cioè, vengono stanziati in garanzia da parte dell’ente creditizio emittente[23]. Nel caso di titoli garantiti da attività, i debitori dei singoli prestiti devono essere ubicati, in prevalenza, nell’area dell’euro.

Procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence

Le procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence sono applicate in maniera continuativa

Per i programmi di acquisto dei titoli del settore privato, l’Eurosistema applica in via continuativa, sui titoli acquistabili, specifiche procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence. Allo scopo, vengono utilizzati sistemi di controllo del rischio che si avvalgono di specifici indicatori di rischio. Tali valutazioni e procedure seguono il principio della proporzionalità, in base al quale i titoli più rischiosi sono soggetti ad analisi più approfondite. Ove giustificato, possono essere applicate misure supplementari di gestione del rischio, sempre nel rispetto del principio di proporzionalità. Tra queste figurano, in particolare, la limitazione o la sospensione degli acquisti e, in casi straordinari e previa valutazione caso per caso da parte del Consiglio direttivo, anche la vendita dei titoli.

Regole sui prezzi

Le regole sui prezzi assicurano che gli acquisti vengano effettuati a prezzi di mercato

Le regole sui prezzi previste per il PAA e il PEPP, che tengono conto dei prezzi disponibili sul mercato, della loro qualità e del principio del fair value, assicurano che gli acquisti vengano effettuati a prezzi di mercato così da ridurre al minimo le distorsioni e agevolare una gestione dei rischi efficiente. Vengono inoltre eseguiti controlli a posteriori al fine di stabilire se i prezzi ai quali sono stati conclusi gli acquisti sono in linea con quelli del mercato al momento della transazione.

I titoli di debito idonei con rendimento a scadenza negativo possono essere acquistati nell’ambito di tutti i programmi di acquisto di attività, compresi, nella misura necessaria, i titoli con rendimento inferiore al tasso sui depositi presso la banca centrale.

Benchmark

L’utilizzo di benchmark garantisce la diversificazione degli acquisti

Al fine di garantire la diversificazione dei portafogli effettivi di acquisto e contribuire all’attenuazione dei rischi, è previsto l’utilizzo di portafogli “benchmark”. I benchmark relativi ai programmi per l’acquisto dei titoli del settore privato si basano sulla capitalizzazione di mercato dei titoli acquistabili, ossia sulle consistenze nominali in circolazione dei titoli idonei che sono anche conformi alle regole sui rischi. Nel caso di acquisti di titoli del settore pubblico nell’ambito del PSPP e del PEPP, invece, il termine di riferimento per l’allocazione degli acquisti tra le giurisdizioni è dato dalle quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE. Ciò detto, gli acquisti nell’ambito del PEPP sono condotti in maniera flessibile, in modo da consentire fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisti nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi.

Limiti

I limiti per emissione ed emittente rappresentano un efficace strumento per contenere la concentrazione del rischio

Il PAA prevede anche l’applicazione di un sistema di limiti. La calibrazione dei limiti relativi a emissione ed emittente[24] tiene conto di aspetti di policy, operativi, giuridici e di gestione dei rischi. I limiti vengono definiti in base al tipo di strumento finanziario, distinguendo tra titoli del settore pubblico e titoli del settore privato. In occasione dell’annuncio del PEPP, il Consiglio direttivo ha precisato che, ove alcuni dei limiti autoimposti possano ostacolare l’azione che l’Eurosistema dovrà intraprendere per assolvere il suo mandato, valuterà un loro riesame nella misura necessaria a rendere il proprio intervento proporzionato ai rischi da affrontare.

Nel PSPP, i limiti relativi a emissione ed emittente hanno lo scopo di tutelare il funzionamento del mercato e il processo di formazione dei prezzi, garantire il principio di proporzionalità, limitare la concentrazione del rischio ed evitare che l’Eurosistema diventi uno dei principali creditori dei governi dell’area dell’euro. Il limite per emissione relativo alle obbligazioni sovranazionali idonee nel PSPP è pari al 50 per cento dell’importo in circolazione del titolo. Il limite per emissione su tutti gli altri titoli idonei nel PSPP è fissato al 33 per cento dell’ammontare in circolazione del titolo, previa verifica, caso per caso, che ciò non porti l’Eurosistema ad avere in portafoglio una minoranza di blocco ai fini delle clausole di azione collettiva, nel qual caso il limite per emissione è pari al 25 per cento. Il limite per emittente, relativamente agli emittenti sovranazionali, è fissato al 50 per cento dell’ammontare in circolazione dei titoli idonei emessi da ciascun soggetto; per gli altri emittenti idonei, è pari al 33 per cento.

Per l’ABSPP, il CBPP3 e il CSPP, i titoli detenuti dall’Eurosistema per ciascuna emissione non devono superare il 70 per cento. Nel CSPP, in casi particolari vengono applicati limiti per emissione inferiori, ad esempio sui titoli emessi da imprese pubbliche, il cui trattamento viene uniformato a quello previsto per gli emittenti del PSPP. Oltre ai limiti per emissione, nel CBPP3 e nel CSPP si applicano anche limiti per emittente. Nel CSPP, i limiti per emittente sono fissati in base alla quota dell’emittente nel benchmark, definita sulla base della capitalizzazione di mercato del gruppo di appartenenza dell’emittente; lo scopo di tali limiti è garantire la diversificazione degli acquisti. Ove necessario, possono inoltre essere applicati limiti più bassi, a seconda dell’esito delle procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence illustrate in precedenza.

Riquadro 2
Il riesame della strategia di politica monetaria della BCE

Una strategia di politica monetaria prende le mosse dagli obiettivi prefissati dalle autorità monetarie, o ad esse assegnati, stabilisce come raggiungerli e si avvale di un insieme adeguato di strumenti, indicatori e obiettivi intermedi di politica monetaria. Una strategia di politica monetaria ha due funzioni fondamentali: in primo luogo, fornisce ai responsabili politici un quadro analitico coerente nel quale agli andamenti economici reali o attesi corrispondono a decisioni politiche; in secondo luogo consente di comunicare con l’opinione pubblica. Se analizzate da una prospettiva di più lungo periodo, le strategie di politica monetaria si sono sempre evolute in modo graduale, in linea con i progressi teorici ed empirici e le esperienze, ma anche rispecchiando le principali sfide che la politica monetaria ha affrontato nel tempo.

I capisaldi su cui si fonda l’attuale strategia di politica monetaria della BCE si rifanno all’orientamento originario della Banca centrale, basato sulla stabilità dei prezzi, annunciato nel 1998 e ridefinito nel 2003, in occasione del più recente riesame della strategia[25]. Tale orientamento è volto a mantenere la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, assolvendo dunque al mandato affidato al Sistema europeo di banche centrali dal Trattato che istituisce la Comunità europea. L’assegnazione dell’obiettivo primario della stabilità dei prezzi a una banca centrale indipendente deriva dalla convinzione che una politica monetaria in grado di preservare la stabilità dei prezzi in modo credibile e duraturo fornirà il migliore contributo complessivo al miglioramento delle prospettive economiche e all’innalzamento del tenore di vita.

Dal 2003, anno in cui è stato svolto l’ultimo riesame della strategia della BCE, le economie dell’area dell’euro e del mondo intero sono profondamente cambiate. L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un persistente calo dell’inflazione e dei tassi di interesse di equilibrio, segno degli effetti di lungo periodo e dell’influenza, ancora in atto, di globalizzazione, digitalizzazione e invecchiamento della popolazione, potenziati dalle conseguenze della crisi finanziaria. I tassi di interesse notevolmente bassi hanno reso più arduo per le banche centrali rendere la politica monetaria più accomodante in fasi in cui l’inflazione si trova al di sotto dell’obiettivo prefissato e la crescita economica è debole. L’applicazione di tassi di interesse negativi ha avvicinato la BCE e le altre banche centrali al limite inferiore effettivo di tali tassi, oltre il quale ulteriori riduzioni perderebbero la loro capacità di fornire stimolo economico aggiuntivo. In tale contesto, molte banche centrali, come la BCE, hanno ampliato la gamma di strumenti di politica monetaria a loro disposizione, ad esempio adottando programmi di acquisto di attività e fornendo nuove forme di finanziamento a lungo termine del settore bancario. Da ultimo, ma non meno importante, i cambiamenti climatici sono emersi di recente come una minaccia grave e dilagante per il futuro benessere economico e sociale in tutto il mondo, con probabili implicazioni per la politica monetaria ancora da definire.

È con tali premesse che a gennaio 2020 il Consiglio direttivo ha avviato un riesame della strategia. Lo scopo è analizzare in modo approfondito i fattori alla base di tutti questi cambiamenti strutturali e considerare se e come la BCE debba reagire adeguando la propria strategia di politica monetaria per continuare a garantirne l’efficacia. Il riesame si basa sul mandato assegnato dal Trattato. A causa della pandemia esso è stato leggermente posticipato e si dovrebbe concludere nella seconda metà del 2021.

Ambito e processo del riesame

In linea di principio, il riesame della strategia riguarda tutti gli aspetti fondanti della politica monetaria della BCE nell’ambito del suo mandato. Tali aspetti possono essere distinti tra quelli relativi all’obiettivo primario della BCE e altre considerazioni rilevanti. Per quanto riguarda l’obiettivo primario, gli elementi da esaminare e discutere sono i seguenti: qual è il modo migliore di misurare l’inflazione? Quali sono i fattori alla base del suo andamento? Quanto sono efficaci ed efficienti gli strumenti di politica monetaria della BCE, sia considerati singolarmente sia in combinazione tra loro, nel controllare l’inflazione? Come si quantifica l’obiettivo della stabilità dei prezzi? Quali sono le strategie di comunicazione più efficaci in tema di politica monetaria? Per quanto concerne le altre considerazioni rilevanti, la questione principale riguarda in che misura e a quali condizioni la politica monetaria possa anche prendere in considerazione gli andamenti dell’economia reale (come il ciclo economico e i parametri relativi all’occupazione), i rischi per la stabilità finanziaria e la sostenibilità ambientale (cambiamenti climatici) nel perseguimento di misure orientate alla stabilità dei prezzi. In questo contesto il riesame riguarda anche le interazioni della politica monetaria con le politiche macroprudenziali e di bilancio. Per approfondire la comprensione di tutti questi aspetti fondamentali, la BCE ha istituito 13 gruppi di lavoro (cfr. la figura A). Tali gruppi sono composti da esperti dell’Eurosistema provenienti dalla BCE e dalle banche centrali nazionali (BCN) che, in stretta collaborazione, preparano analisi congiunte a supporto delle riunioni del Consiglio direttivo.

Figura A

Gruppi di lavoro sul riesame della strategia della BCE

Fonte: BCE.

L’ascolto come elemento fondamentale del processo di riesame

Al fine di garantire comprensione e sostegno generalizzati rispetto alla propria strategia di politica monetaria, la BCE ha invitato una vasta gamma di soggetti interessati a fornire il proprio contributo al processo di riesame. Con tale obiettivo, la BCE ha organizzato molte attività di scambio e di ascolto. Il riesame della strategia ha avuto un ruolo di rilievo negli scambi periodici e ad hoc con i membri del Parlamento europeo. Sono stati inoltre organizzati confronti con la comunità accademica su tale argomento, che è diventato il tema centrale di numerose conferenze e seminari con le università, gli operatori di mercato, le banche centrali e i media, compreso l’importante Forum della BCE sull’attività di banca centrale.

Ai cittadini è stata offerta la possibilità di esprimere le proprie opinioni attraverso il portale “La BCE ti ascolta”. In otto mesi, circa 4.000 cittadini hanno inviato i propri commenti, che sono stati raccolti in una sintesi e sottoposti all’attenzione del Consiglio direttivo. Gli argomenti toccati dai cittadini comprendono la stabilità dei prezzi e le sue implicazioni nella vita quotidiana, nonché un’ampia varietà di questioni economiche, che vanno dalla disuguaglianza al risparmio e alle pensioni, dalla disoccupazione e il precariato lavorativo alle prospettive economiche e i cambiamenti climatici.

Inoltre, il riesame della strategia ha ulteriormente rafforzato le relazioni tra la BCE e le organizzazioni non governative. Con questo spirito, il 21 ottobre 2020 la Presidente della BCE Christine Lagarde e il membro del Comitato esecutivo Philip R. Lane hanno tenuto il primo incontro “La BCE ti ascolta”, un evento virtuale che ha riunito 22 rappresentanti di 18 organizzazioni della società civile, attive in nove settori diversi. Numerose organizzazioni hanno riconosciuto che la crisi attuale rappresenta un’opportunità per rivedere la strategia di politica monetaria della BCE, prendendo in considerazione le preoccupazioni dell’opinione pubblica e della società civile. Una sintesi dei contributi forniti dalle organizzazioni della società civile è disponibile sul sito Internet della BCE. Le osservazioni ricevute, insieme ai contributi recepiti tramite altre attività di ascolto, sono attualmente oggetto di considerazione da parte del Consiglio direttivo.

La BCE e le BCN continueranno a organizzare attività di ascolto nel corso del processo di riesame della strategia, ma anche in seguito, allo scopo di coinvolgere tutti i soggetti interessati e garantire una vasta comprensione della nuova strategia di politica monetaria che ne risulterà.

3 Il settore finanziario europeo: contenere i rischi aumentati in seguito alla pandemia

Nel 2020 le condizioni di stabilità finanziaria hanno risentito in modo significativo della diffusione della pandemia di COVID‑19. Essa non è stata solo un’emergenza sanitaria, ha anche portato a un forte aumento delle vulnerabilità per la stabilità finanziaria nei diversi mercati e settori. Le banche centrali, i governi e le altre autorità hanno adottato ampie misure di sostegno, che hanno contribuito a contenere i rischi immediati per la stabilità finanziaria. Tuttavia le vulnerabilità a medio termine sono rimaste elevate e, fra queste, le principali preoccupazioni sono state la crescente esposizione alle correzioni dei prezzi delle attività finanziarie, le aumentate difficoltà nel servizio del debito per imprese, famiglie e Stati sovrani, l’ulteriore indebolimento della redditività delle banche, nonché i rischi di credito e di liquidità per gli operatori non bancari. In tale contesto, la BCE ha attuato interventi per mitigare gli shock finanziari derivanti dalla pandemia. In particolare, le misure di politica macroprudenziale si sono incentrate sul mantenimento del flusso di credito all’economia, mentre le misure microprudenziali della vigilanza bancaria della BCE sono state rivolte soprattutto ad attenuare l’impatto della crisi e promuovere la capacità di tenuta del settore bancario europeo. Nel 2020 la BCE ha continuato a offrire il proprio contributo su questioni di carattere strutturale, tra cui il completamento dell’unione dei mercati di capitali e la gestione delle crescenti sfide che il rischio climatico può porre al sistema finanziario dell’area dell’euro.

3.1 La stabilità finanziaria nel 2020

Contesto di stabilità finanziaria difficile per banche e operatori non bancari

La pandemia di coronavirus ha amplificato le vulnerabilità in termini di stabilità finanziaria già identificate dalla BCE negli anni precedenti. La pandemia, l’incertezza circa la sua evoluzione e il suo impatto sulle prospettive economiche e sull’indebitamento di Stati sovrani, imprese e famiglie sono stati i fattori principali che hanno influenzato i rischi per la stabilità finanziaria nel 2020. L’impatto economico della crisi nei vari paesi dell’area dell’euro è stato molto significativo, con effetti eterogenei sulla crescita del valore aggiunto tra paesi e settori, a fronte di un forte aumento dell’indebitamento di imprese e Stati sovrani, in particolare in paesi con elevati livelli di debito preesistente. Una ripresa disomogenea tra settori e paesi ha accresciuto i rischi di frammentazione. Anche le banche hanno affrontato rischi più elevati, riflettendo la prospettiva di un deterioramento della qualità degli attivi legato al calo dell’attività economica. Al di fuori del settore bancario, i fondi di investimento, compresi quelli del mercato monetario, a marzo hanno evidenziato deflussi di entità pari solo a quella osservata durante la crisi finanziaria globale, che hanno amplificato le turbolenze del mercato. I fondi sono diventati sempre più vulnerabili ai deflussi su larga scala, poiché negli ultimi anni si sono concentrati maggiormente su attività più rischiose e illiquide, incoraggiati dal contesto di bassi tassi di interesse. Anche le imprese di assicurazione hanno cercato di aumentare i loro rendimenti in un contesto particolarmente difficile, caratterizzato da tassi di interesse modesti e da un aumento delle richieste di risarcimento derivanti dalla pandemia.

Sono state individuate quattro principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria

Nel breve periodo, i rischi per la stabilità finanziaria legati alla pandemia sono stati contenuti da massicce e tempestive misure di sostegno. L’importanza di tali misure nel limitare l’impatto della pandemia sulla stabilità economica e finanziaria rende altrettanto importante una buona gestione in vista dell’interruzione di tale sostegno. Nel corso del 2020, la BCE ha individuato quattro principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro su un orizzonte temporale di due anni; di esse si è discusso nella pubblicazione semestrale della BCE Financial Stability Review (cfr. la figura 1).

Figura 1

Principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro

Fonte: BCE.
Note: valutazione della stabilità finanziaria al 25 novembre 2020. Redditività del capitale (ROE).

  • In primo luogo, il vigore dei prezzi delle attività e le rinnovate assunzioni di rischio hanno reso alcuni mercati sempre più sensibili alle correzioni. Dopo le turbolenze di marzo, la considerevole ma disomogenea ripresa dei mercati finanziari osservata durante l’estate si è contrapposta a fondamentali economici deboli, con gli investitori che, potenzialmente, attribuivano maggior peso ai più contenuti rischi al ribasso per l’economia con il trascorrere dell’anno, e all’adozione di misure di sostegno della politica economica. In particolare, la vivacità di alcuni mercati azionari ha suscitato una certa preoccupazione circa la disconnessione rispetto ai fondamentali economici. I differenziali di credito sono tornati ai livelli precedenti la pandemia in tutte le categorie di rating e si sono ristretti alla luce delle prospettive economiche, in particolare per il segmento ad alto rendimento del mercato delle obbligazioni societarie.
  • In secondo luogo, le vulnerabilità sono aumentate nei settori non finanziari privato e pubblico. In risposta alla pandemia, i governi di tutta l’area dell’euro hanno adottato una vasta gamma di misure fiscali di sostegno che hanno comportato notevoli disavanzi di bilancio nel 2020. Allo stesso tempo, le imprese hanno utilizzato le linee di credito ed emesso grandi quantità di obbligazioni per soddisfare il fabbisogno di liquidità. L’aumento dei livelli di debito sovrano e societario potrebbe quindi dar luogo a nuovi timori circa la sostenibilità del debito in futuro. I bilanci delle famiglie hanno risentito della pandemia in forma modesta, grazie alle misure governative di sostegno al reddito. Tuttavia, una brusca interruzione delle misure potrebbe portare a una riduzione della capacità di rimborso del debito delle famiglie e a un ulteriore indebolimento dei già fragili fondamentali del settore societario. Nel 2020 è aumentato anche il rischio di correzione dei mercati degli immobili residenziali e commerciali, con segnali sempre più evidenti di sopravvalutazione per l’intera area dell’euro e un brusco e sostenuto calo dell’attività nel mercato degli immobili commerciali.
  • In terzo luogo, le banche dell’area dell’euro hanno affrontato una combinazione di rischi crescenti per la qualità degli attivi, persistenti problemi strutturali e continue pressioni sulla redditività. In base alle attese la redditività delle banche sarebbe rimasta debole e avrebbe registrato una ripresa solo molto graduale verso i livelli osservati prima del diffondersi della pandemia. Inoltre, nel corso del 2020 sono stati osservati i primi segnali di un deterioramento della qualità degli attivi, che finirà per tradursi in perdite su crediti e crediti deteriorati.
  • Da ultimo, hanno continuato ad accumularsi vulnerabilità nel settore finanziario non bancario in seguito alle rinnovate assunzioni di rischi. In seguito a una ripresa degli afflussi verso i fondi di investimento dell’area dell’euro, la quota di attività liquide detenute da tali fondi si è ridotta e sono aumentate le esposizioni in debito societario non finanziario a più lungo termine e con rating inferiore. Ciò ha reso i fondi di investimento soggetti a importanti deflussi in caso di eventuali turbolenze future. Allo stesso tempo, le imprese di assicurazione hanno dovuto far fronte a problemi di redditività derivanti da minori volumi di sottoscrizioni e maggiori riserve per richieste di rimborsi derivanti sia dalla pandemia sia da un numero relativamente elevato di catastrofi naturali nel 2020.

La possibilità che tali vulnerabilità si concretizzino simultaneamente, ed eventualmente si amplifichino e si autoalimentino, fa aumentare ulteriormente i rischi per la stabilità finanziaria.

Non vanno trascurati i rischi a più lungo termine

Nel 2020 la BCE ha anche messo in luce altre vulnerabilità con un potenziale impatto negativo sul settore finanziario oltre l’orizzonte a breve‑medio termine, in particolare i rischi per la stabilità finanziaria posti dai cambiamenti climatici (cfr. il riquadro 3) e i rischi operativi derivanti dalle vulnerabilità cibernetiche.

Riquadro 3
La BCE e i cambiamenti climatici

Affrontare le sfide derivanti dall’impatto dei cambiamenti climatici è diventata una tra le principali priorità per i responsabili politici di tutto il mondo, incluse le banche centrali. Le potenziali conseguenze dei rischi fisici e di transizione derivanti dai cambiamenti climatici sono vaste e pertanto incidono su un’ampia gamma di aree di lavoro, anche all’interno della BCE e della vigilanza bancaria della BCE. La Banca centrale europea sta esaminando tutti i possibili modi in cui può contribuire a limitare i rischi derivanti dai cambiamenti climatici nell’ambito del suo mandato. In tale contesto, ha recentemente creato un centro per il cambiamento climatico al fine di definire e orientare il proprio programma sulle questioni climatiche, tenendo conto di tutte le prospettive rilevanti per la sua attività di banca centrale.

Il contributo della BCE al dibattito sulle politiche riguardanti i cambiamenti climatici

L’impatto dei cambiamenti climatici è monitorato attentamente sotto vari aspetti dal personale della BCE, che ha iniziato a integrare i rischi climatici nei propri modelli e metodi di previsione e a valutarne le conseguenze per la conduzione della politica monetaria, per la stabilità finanziaria e per i portafogli di investimento propri della BCE. Le obbligazioni verdi hanno assunto rilievo nei programmi di acquisto di attività della BCE, mentre vengono monitorate nuove tipologie di strumenti finanziari che tengono conto delle questioni climatiche. Le autorità di vigilanza stanno inoltre collaborando attivamente con le banche per sensibilizzarle circa i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, al fine di garantire che siano adeguatamente presi in considerazione e gestiti nelle strategie delle banche. In tale contesto, il presente riquadro fornisce una panoramica delle principali aree di lavoro presso la BCE su questo tema trasversale, vale a dire le aree chiave di stabilità finanziaria e politica prudenziale, analisi macroeconomica e politica monetaria, operazioni nei mercati finanziari e gestione dei rischi, infrastrutture di mercato e pagamenti dei mercati finanziari, ricerca e statistiche, nonché politica e regolamentazione finanziaria dell’UE. Vengono descritte le principali attività in corso all’interno dell’Eurosistema e nei consessi internazionali, evidenziando anche i lavori futuri e le principali sfide su cui il personale della BCE si concentrerà nei prossimi anni.

Per quanto riguarda la stabilità finanziaria, la BCE sta lavorando con il Comitato per la stabilità finanziaria del Sistema europeo di banche centrali (SEBC), in stretta collaborazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), al monitoraggio e alla valutazione avanzati dei rischi climatici. Tale lavoro si basa su un iniziale primo anno di attività, i cui risultati sono stati pubblicati in un rapporto del CERS a giugno 2020. Nel suo secondo anno di vita, il team del progetto punta a sviluppare uno schema di monitoraggio dei rischi per gli intermediari finanziari e a esplorare nuovi approcci di modellizzazione in grado di mettere in luce i trade‑off di lungo periodo posti dai rischi climatici. Le esposizioni degli intermediari finanziari ai rischi legati al clima hanno continuato a essere analizzate in appositi riquadri della Financial Stability Review della BCE. La Banca centrale europea sta inoltre sviluppando una prova di stress connessa al cambiamento climatico con approccio top‑down per l’intera economia, basandosi su informazioni altamente granulari sulla vulnerabilità delle imprese ai rischi climatici e sulle esposizioni delle banche. Tale esercizio informerà il dibattito pubblico sulla materialità della transizione e dei rischi fisici su un orizzonte di 30 anni basato su scenari prospettici, e getterà le basi per eventuali misure di politica macroprudenziale in tale campo.

A novembre 2020 la vigilanza bancaria della BCE ha pubblicato la Guida sui rischi climatici e ambientali, indicando le proprie aspettative di vigilanza nell’attuale quadro prudenziale. Tale documento descrive come la BCE si aspetti che le istituzioni considerino i rischi legati al clima e all’ambiente nella formulazione e nell’attuazione della loro strategia aziendale e dei sistemi di governance e gestione dei rischi. Illustra inoltre le aspettative della BCE circa una maggiore trasparenza delle istituzioni e una migliore divulgazione delle informazioni legate a clima e ambiente. Inoltre, la BCE ha valutato le informazioni relative al clima e ai rischi ambientali divulgate da tutti gli istituti sotto la sua supervisione diretta. Sebbene vi siano stati alcuni miglioramenti rispetto allo scorso anno, la relazione rileva che tali dichiarazioni sono solo sporadicamente confermate da informazioni quantitative e qualitative pertinenti e che la maggior parte degli enti non rivela ancora il proprio profilo di rischio in modo esauriente.

La BCE sta inoltre lavorando sull’impatto macroeconomico dei rischi climatici. In particolare, sono in corso indagini sui rischi macroeconomici direttamente derivanti dai cambiamenti climatici e dalle politiche volte ad attenuare e adeguare i rischi legati a tali cambiamenti. Il personale della BCE sta inoltre valutando la necessità di adeguare i modelli e le proiezioni macroeconomiche a sostegno delle decisioni di politica monetaria. La BCE sta analizzando le implicazioni macroeconomiche dei cambiamenti climatici per la conduzione della politica monetaria. L’accento è stato posto sulle implicazioni dei cambiamenti climatici e delle relative politiche di transizione per: a) la trasmissione della politica monetaria e l’offerta di credito; b) il tasso di interesse naturale e lo spazio di politica monetaria e c) la conduzione della politica monetaria in un contesto di maggiore intensità e volatilità degli shock macroeconomici. Nell’ambito della revisione della strategia di politica monetaria si è prestata attenzione anche al modo in cui il cambiamento climatico può influire sulla conduzione di tale politica, in considerazione del compito di mantenere la stabilità dei prezzi e sostenere le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire al conseguimento dei suoi obiettivi, coerentemente con l’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea. L’articolo 11 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, inoltre, stabilisce che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni dell’Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile.

La BCE sta inoltre valutando come affrontare le considerazioni relative ai cambiamenti climatici nell’ambito dei sistemi di attuazione della politica monetaria e di gestione dei rischi dell’Eurosistema. Tale analisi si incardina sul miglioramento delle informazioni disponibili circa l’esposizione degli operatori economici ai rischi e alle opportunità legate al cambiamento climatico. I dati attualmente disponibili sono tuttavia incoerenti, in gran parte non confrontabili e talvolta inaffidabili. La BCE ha pertanto richiesto una divulgazione più ampia e standardizzata delle informazioni relative al clima. In tale contesto la BCE, in qualità di utilizzatore di rating creditizi, è anche interessata al modo in cui i rischi legati ai cambiamenti climatici sono integrati nei rispettivi processi di rating. Pur riconoscendo che le agenzie di rating hanno intrapreso interventi tesi all’integrazione dei rischi ambientali nelle valutazioni, vi sono ancora notevoli margini di miglioramento, in particolare per quanto riguarda le comunicazioni circa la rilevanza e la significatività dei rischi legati ai cambiamenti climatici.

Nell’ambito del suo fondo pensioni del personale, gestito passivamente da due gestori patrimoniali esterni, la BCE persegue un’ampia politica di investimenti sostenibili e responsabili (sustainable and responsible investment, SRI) basata su criteri selettivi di esclusione e di voto per delega che includono fattori ambientali, sociali e di governance. Nel 2020 tutti gli indici azionari di riferimento convenzionali seguiti dal fondo pensioni del personale sono stati sostituiti con i loro equivalenti a basse emissioni, che hanno ridotto significativamente l’impronta ad alta emissione dei portafogli azionari. In futuro, la BCE intende esplorare il possibile ampliamento degli indici a basse emissioni alle categorie di attività a reddito fisso. Nel suo portafoglio di fondi propri, la BCE applica una strategia di tipo SRI che mira ad aumentare la quota di titoli verdi. Questa strategia viene progressivamente attuata mediante acquisti diretti di obbligazioni verdi sui mercati secondari, da integrare con esposizioni ottenute tramite altri veicoli di investimento.

Statistiche e dati di elevata qualità sul clima sono un presupposto necessario per consentire un’analisi informata sui temi del cambiamento climatico e dei relativi rischi, rilevanti per gli obiettivi della banca centrale. Per rispondere a tali esigenze, il Comitato per le statistiche del SEBC ha elaborato una rassegna sistematica delle fonti di dati esistenti, delle esigenze degli utenti, delle sfide metodologiche e delle lacune di dati che devono essere colmate. In un contesto caratterizzato dall’evoluzione delle esigenze degli utenti, il lavoro statistico si concentrerà innanzitutto sullo sviluppo di una serie di indicatori, inizialmente su base sperimentale, che tengano conto della quantità di strumenti finanziari verdi, dell’impronta ecologica degli istituti finanziari nonché della loro esposizione ai rischi fisici legati al clima.

Il personale della BCE sta portando avanti una quantità sempre maggiore di progetti di ricerca nel campo del cambiamento climatico. Alcuni lavori sono già stati pubblicati nella Working Paper Series della BCE, tra cui uno studio sull’impatto delle calamità naturali sull’inflazione[26], un’analisi del ruolo dei mercati finanziari nella transizione ecologica[27], uno studio sulla progettazione ottimale delle imposte sulle emissioni di carbonio[28] e un’analisi del collegamento tra i contagi da COVID‑19 e le caratteristiche ambientali locali[29]. I lavori di ricerca in corso comprendono analisi concernenti le esposizioni al rischio delle grandi banche, il ruolo delle banche nell’accelerare il cambiamento climatico, la determinazione dei prezzi delle obbligazioni verdi, l’effetto del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (EU Emissions Trading System, EU ETS) sull’inquinamento da parte delle imprese, le lacune assicurative sui cambiamenti climatici, l’impatto del cambiamento climatico sui prezzi delle azioni e l’effetto esercitato sulla decarbonizzazione dalle imposte sulle emissioni di carbonio.

In relazione alle infrastrutture dei mercati finanziari (IMF) e ai pagamenti, la BCE, in collaborazione con altre banche centrali nazionali (BCN) dell’area dell’euro, ha avviato due progetti di lavoro: il primo mira a individuare il migliore approccio allo studio dell’impronta ecologica dei pagamenti diversi dal contante, mentre il secondo punta alla comprensione dell’impatto potenziale dei rischi climatici sulle IMF, con un iniziale focus sulle controparti centrali. Nell’area delle banconote, la BCE, insieme alle BCN dell’Eurosistema e agli altri produttori accreditati, ha proseguito il suo impegno a rendere le banconote in euro più ecologiche. Tra i prossimi obiettivi concordati figurano il passaggio a materie prime più rispettose dell’ambiente e la realizzazione di progetti specifici per la riduzione dell’impatto ambientale delle banconote durante le fasi di produzione, utilizzo e smaltimento alla fine del ciclo di vita.

La BCE ha continuato a contribuire allo sviluppo del quadro di riferimento normativo nei consessi dell’UE e internazionali. Ha dato impulso all’agenda politica dell’UE attraverso la pubblicazione di un’esauriente risposta dell’Eurosistema alle consultazioni pubbliche della Commissione europea sulla rinnovata strategia per le finanze sostenibili (Renewed Sustainable Finance Strategy) e sulla revisione della direttiva sulle segnalazioni non finanziarie. Quale membro del gruppo tecnico di esperti sulla finanza sostenibile (Technical Expert Group on Sustainable Finance) e dell’organo che ne prosegue l’attività, la piattaforma sulla finanza sostenibile (Platform on sustainable finance), la BCE ha supportato le iniziative di policy dell’UE relative al quadro della tassonomia e al miglioramento della sua fruibilità per il settore bancario. Recentemente, la BCE ha contribuito ai lavori preparatori sui possibili standard europei per le segnalazioni non finanziarie. La BCE, inoltre, ha enfatizzato nei consessi internazionali (incluso il G7, il G20 e il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB)) l’importanza di sviluppare quadri normativi coerenti a livello internazionale e prevenire la frammentazione in tale ambito.

In qualità di membro del Network for Greening the Financial System (NGFS), la BCE è stata attivamente coinvolta nella promozione di una transizione graduale verso un’economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio, fornendo importanti contributi a tutti e cinque i flussi di lavoro concepiti a tale scopo in cui la rete ha strutturato i propri interventi (attività microprudenziali e vigilanza; macrofinanza; graduale aumento dei finanziamenti verdi; eliminazione delle lacune nei dati e ricerca). In riconoscimento del ruolo attivo svolto e del contributo offerto, nel 2020 la BCE è entrata a far parte dell’organo esecutivo del network, il Comitato direttivo. La BCE contribuisce inoltre alla Task Force di alto livello del CBVB sui rischi finanziari legati al clima (Task Force on Climate‑related Financial Risks, TFCR), che sta elaborando due relazioni analitiche: una sui canali di trasmissione dei rischi climatici e l’altra sulle metodologie di misurazione.

Risultati della BCE in ambito di sostenibilità e ambiente

Nel 2020 la BCE ha celebrato il 10º anniversario del suo Sistema di gestione ambientale certificato, amministrato in conformità con il sistema comunitario di ecogestione e audit (Eco‑Management and Audit Scheme, EMAS) e con lo standard ISO 14001. Negli ultimi dieci anni gli sforzi volti a migliorare le prestazioni ambientali della BCE hanno prodotto risultati visibili. Tra il 2008 e il 2019 l’impronta ecologica della BCE si è ridotta del 38 per cento, nonostante la notevole espansione dell’ambito e dei luoghi di lavoro coinvolti nelle segnalazioni. Nello stesso periodo le emissioni per posto di lavoro sono diminuite del 75 per cento, principalmente per effetto di una riduzione dei consumi energetici, dell’acquisto di energia elettrica rinnovabile, nonché di un miglioramento del dato sulle emissioni legate al pendolarismo del personale da e verso il posto di lavoro (prima del passaggio a un regime di telelavoro nel 2020). Maggiori dettagli sui risultati raggiunti sulle questioni ambientali della BCE sono disponibili nell’aggiornamento 2020 della sua dichiarazione ambientale.

Nel 2020 la BCE ha svolto diverse attività volte a migliorare la propria operatività quotidiana nell’ottica di un maggiore rispetto dell’ambiente, nonostante le sfide poste dalla pandemia di COVID‑19. Sono stati costruiti alveari, rifugi per insetti e aree di sosta per uccelli e pipistrelli al fine di promuovere ulteriormente la biodiversità nei locali della BCE, mentre i modelli di irrigazione sono stati adattati per ridurre ulteriormente il consumo di acqua. Sebbene le normative in materia di igiene abbiano influito sul sistema di trattamento dei rifiuti della BCE, l’impegno a ridurre i rifiuti non riciclabili proseguirà optando, ove possibile, per soluzioni riutilizzabili e migliorando l’infrastruttura per la gestione dei rifiuti all’interno degli uffici. Le attività di sensibilizzazione e coinvolgimento del personale sono state svolte esclusivamente online per tutto il 2020, con conferenze e laboratori sulla riduzione dell’impatto ambientale del lavoro da casa. Tali attività hanno incluso la partecipazione all’Ora della Terra del WWF, all’Earth Overshoot Day, alla Settimana europea della mobilità e alla Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.

Dato che la pandemia ha comportato una riduzione dei viaggi di lavoro e un aumento delle riunioni online, sono in fase di discussione il mantenimento di tale riduzione nel lungo periodo e lo sviluppo di un approccio sistematico a riunioni ed eventi sostenibili, sia in presenza che online.

In prospettiva, pur continuando a perfezionare i propri metodi per registrare le emissioni di carbonio, la BCE fisserà obiettivi ambientali ancora più ambiziosi, in linea con i principali sforzi internazionali per combattere il cambiamento climatico e con la compensazione delle sue emissioni di carbonio residue insieme a un numero crescente di istituzioni europee. Infine, a partire dal 2022 la BCE intende riferire in modo integrato sulla sua sostenibilità complessiva, andando quindi oltre le sue prestazioni ambientali.

3.2 Le politiche macroprudenziali per attenuare la prociclicità del settore bancario e sostenere la ripresa economica

Le politiche macroprudenziali sono uno strumento fondamentale per far fronte alle vulnerabilità della stabilità finanziaria

Le vulnerabilità del sistema finanziario che si configurano come potenziale causa di rischi sistemici possono essere gestite attraverso le politiche macroprudenziali. Il regolamento sull’MVU assegna alla BCE un ruolo importante e poteri specifici in questo ambito. Alla BCE spetta il compito di valutare le future misure macroprudenziali previste per le banche dalla normativa europea e adottate dalle autorità nazionali dei paesi che partecipano al Meccanismo di vigilanza unico (MVU) e la facoltà di applicare misure più stringenti rispetto a quelle adottate a livello nazionale. In risposta alla diffusione del coronavirus nel 2020, le autorità nazionali dell’area dell’euro, di concerto con la BCE, hanno attuato importanti interventi di politica macroprudenziale al fine di garantire la stabilità finanziaria e attenuare l’impatto economico dello shock pandemico.

Politiche macroprudenziali proattive per sostenere l’economia e preservare la stabilità finanziaria

La BCE ha sostenuto in modo proattivo gli interventi di policy delle autorità macroprudenziali in tutta l’area dell’euro

La BCE ha adottato un approccio proattivo e ha agito rapidamente nel campo della politica macroprudenziale, fornendo un contributo importante al sostegno dell’economia reale e garantendo al contempo la stabilità finanziaria. Ha incoraggiato e sostenuto le iniziative di policy delle autorità macroprudenziali di tutti i paesi che partecipano all’MVU, mettendo a disposizione il capitale delle banche per assorbire le perdite e sostenere i prestiti alle famiglie e alle imprese. Tali autorità nazionali hanno messo a disposizione più di 20 miliardi di euro di requisiti di riserve di capitale[30], principalmente attraverso il rilascio totale o parziale di riserve di capitale anticicliche (Countercyclical Capital Buffers, CCyBs).

Garantire che le riserve di capitale siano utilizzabili è fondamentale ai fini di un’efficace politica macroprudenziale. A tal fine, la BCE ha incoraggiato le banche a utilizzare le riserve di capitale e liquidità a fini di prestito e per l’assorbimento delle perdite, contribuendo così a stabilizzare l’economia reale. La fruibilità delle riserve è stata ulteriormente sostenuta dalla decisione di consentire alle banche di operare al di sotto del requisito di riserva combinato almeno fino alla fine del 2022, senza dare origine automaticamente a interventi di vigilanza. In aggiunta, la BCE ha sottolineato che non richiederà alle banche di iniziare la ricostituzione delle loro riserve di capitale prima che esse abbiano raggiunto il punto massimo di esaurimento e comunque non prima della fine del 2022.

È auspicabile che si crei uno spazio per la politica macroprudenziale attraverso una maggiore disponibilità delle riserve

In prospettiva, vi è maggiore consapevolezza che nel medio termine sia auspicabile un riequilibrio tra requisiti patrimoniali strutturali e ciclici per creare spazio per le politiche macroprudenziali. Gli andamenti nel corso del 2020 hanno dimostrato che, al di là del livello patrimoniale complessivo delle banche, le riserve a disposizione accumulate in tempi favorevoli sono importanti per sostenere l’assorbimento delle perdite e il credito in fase di rallentamento dell’economia. All’inizio della pandemia lo spazio di politica macroprudenziale era limitato, con le riserve di capitale anticicliche, che sono pienamente rilasciabili, che rappresentavano solo una piccola parte del capitale bancario nell’area dell’euro (0,11 per cento a fronte di un coefficiente di capitale primario di classe 1 del 14,9 per cento)[31]. Ciò ha riflesso principalmente la lenta ripresa del ciclo finanziario dopo le crisi finanziaria e del debito sovrano. In prospettiva, con il normalizzarsi delle condizioni, potrebbe essere opportuno rivedere il quadro di riferimento per le riserve al fine di valutare se un riequilibrio tra riserve strutturali e cicliche possa contribuire a garantire che vi sia sufficiente flessibilità, sotto forma di riserve disponibili, per far fronte alle fasi di rallentamento economico.

Da ultimo, ma non meno importante, la BCE ha continuato a rafforzare la comunicazione sulle questioni relative alla politica macroprudenziale, accrescendo la consapevolezza del pubblico grazie a una maggiore trasparenza sui lavori e sulle riflessioni in essere su questi temi[32]. La Financial Stability Review di novembre 2020 contiene una sezione che offre una visione orientata al futuro, in termini di politiche macroprudenziali, sulla ricostituzione delle riserve di capitale. Oltre agli interventi orali, ai comunicati stampa e ad altre pubblicazioni come gli Occasional papers, la BCE ha continuato a pubblicare due volte l’anno il Macroprudential Bulletin, presentando progressi analitici e valutazioni su questioni macroprudenziali di attualità. Sulla base dell’esperienza acquisita nel corso della crisi, l’ultimo numero del 2020 è stato dedicato alle riserve di capitale macroprudenziali, con approfondimenti relativi all’impatto sui prestiti, ai possibili impedimenti alla fruibilità delle riserve e alla rilevanza dello spazio macroprudenziale. La BCE ha inoltre continuato a pubblicare sul proprio sito Internet un quadro riepilogativo delle misure macroprudenziali attualmente vigenti nei paesi sottoposti alla vigilanza bancaria della BCE.

Le decisioni di politica macroprudenziale nel 2020

In linea con il proprio mandato istituzionale, nel 2020 la BCE ha valutato le notifiche presentate dalle autorità nazionali dell’area dell’euro relative a 116 decisioni macroprudenziali aventi ad oggetto strumenti mirati ai rischi sistemici di natura ciclica e strutturale, nonché altre misure previste dall’articolo 458 del regolamento sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Regulation, CRR). Ciò ha incluso, inoltre, le notifiche da parte della Българска народна банка (Banca nazionale di Bulgaria) e della Hrvatska narodna banka nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno, in seguito all’instaurazione di una cooperazione stretta a partire dal 1º ottobre 2020. La maggior parte delle notifiche ha riguardato la definizione delle riserve di capitale anticicliche e l’individuazione degli istituti di rilevanza sistemica a livello globale e di altri istituti di rilevanza sistemica (G‑SII e O‑SII), nonché la calibrazione delle corrispondenti riserve patrimoniali. Il Consiglio direttivo della BCE non ha sollevato obiezioni rispetto ad alcuna delle decisioni macroprudenziali notificate dalle autorità nazionali nel corso del 2020.

In seguito alla pandemia di coronavirus, molte delle misure notificate alla BCE miravano ad attenuare l’impatto del relativo shock sulla stabilità del sistema finanziario e sull’economia reale. Pertanto, diverse autorità nazionali hanno optato per il rilascio di una parte delle riserve di capitale costituite negli anni precedenti.

Tra i sette paesi dell’area dell’euro che hanno attivato le riserve di capitale anticicliche, sei hanno deciso di rilasciarle completamente o parzialmente e di revocarne gli aumenti precedentemente annunciati. L’obiettivo è stato consentire alle banche di utilizzare il capitale reso disponibile per continuare a sostenere l’economia reale attraverso prestiti a famiglie e imprese, nonché di assorbire potenziali perdite su crediti. Al momento della stesura del presente documento, i paesi dell’area dell’euro che ancora mantenevano riserve di capitale anticicliche positive erano il Lussemburgo e la Slovacchia.

Per quanto riguarda gli strumenti macroprudenziali mirati ad altri rischi, la BCE ha valutato le decisioni adottate da autorità nazionali in tema di riserve per gli enti a rilevanza sistemica, riserve per il rischio sistemico (systemic risk buffers, SyRBs), nonché misure macroprudenziali ai sensi dell’articolo 458 del CRR. In risposta allo shock indotto dalla pandemia di coronavirus, alcuni paesi hanno deciso il rilascio completo o parziale delle riserve per il rischio sistemico e di adeguare le riserve degli O‑SII per le banche che altrimenti avrebbero potuto ricorrere alle riserve per il rischio sistemico solo in misura limitata, date le interazioni tra i due requisiti di cui all’articolo 131 della direttiva sui requisiti patrimoniali.

Infine, alcuni paesi hanno deciso di rinviare l’introduzione graduale o l’avvio di misure annunciate, come nel caso delle riserve degli altri enti a rilevanza sistemica (O‑SII) e di una misura annunciata ai sensi dell’articolo 458 del CRR.

La cooperazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico

La BCE ha continuato a fornire assistenza analitica, statistica, logistica e amministrativa al Segretariato del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), incaricato delle attività ordinarie del Comitato stesso. Il CERS è responsabile della supervisione macroprudenziale del sistema finanziario dell’UE e della prevenzione e attenuazione dei rischi sistemici.

L’anno è stato caratterizzato dalla pandemia di COVID‑19. In risposta al mutamento dei modelli di rischio, il CERS è entrato in modalità di crisi ad aprile e maggio 2020 e ha aumentato la frequenza delle proprie riunioni. Il SEBC ha partecipato attivamente e ha contribuito agli interventi attuati in risposta alla pandemia, nonché alla regolare attività di individuazione e monitoraggio dei potenziali rischi sistemici condotta dal CERS, oltre a fornire supporto generale all’operato del Comitato. Ad esempio, ha partecipato attivamente ai lavori del CERS che hanno determinato una serie di misure in relazione alle seguenti questioni: a) le implicazioni per il sistema finanziario dei sistemi di garanzia pubblica sui prestiti e di altre misure fiscali volte a proteggere l’economia reale; b) l’illiquidità del mercato e le sue implicazioni per le società di gestione patrimoniale e le imprese di assicurazione; c) l’impatto dei declassamenti prociclici delle obbligazioni su mercati ed enti in tutto il sistema finanziario; d) le restrizioni a livello di sistema in materia di pagamenti di dividendi, riacquisto di azioni e altri pagamenti; e) i rischi di liquidità derivanti da richieste di margini delle controparti centrali. Inoltre, il SEBC ha contribuito alla discussione all’interno del CERS sulle istanze strategiche a più lungo termine relative al settore bancario dell’UE alla luce della pandemia di COVID‑19. Tale lavoro ha puntato a fornire una panoramica delle varie sfide che i responsabili politici potrebbero dover affrontare in futuro.

Dopo il graduale ritorno al regolare ciclo programmatico nel corso dell’estate, la BCE ha continuato a collaborare con il Segretariato del CERS sui lavori relativi al monitoraggio delle implicazioni, per la stabilità finanziaria, delle misure di bilancio volte a proteggere l’economia reale nel contesto della pandemia di COVID‑19. A giugno 2020 è stato istituito un gruppo di esperti sotto l’egida del Consiglio generale del CERS che ha l’incarico di effettuare un monitoraggio periodico a livello dell’UE delle implicazioni per la stabilità finanziaria derivanti dalle misure temporanee che i governi hanno attuato in risposta alla pandemia di COVID‑19, con riguardo alle implicazioni transfrontaliere e intersettoriali.

La BCE ha inoltre contribuito al regolare sviluppo degli indicatori di rischio per gli intermediari non bancari. Tale impegno comprende la quinta edizione dell’EU Non‑bank Financial Intermediation Risk Monitor, che offre una panoramica degli andamenti nel settore finanziario non bancario, con particolare attenzione alla valutazione dei rischi potenziali per la stabilità finanziaria.

Inoltre, la BCE ha collaborato con il CERS allo sviluppo e all’applicazione di metodologie per lo studio dell’impatto che i diversi scenari in materia di cambiamenti climatici potrebbero avere sul settore finanziario dell’UE. A giugno 2020 il CERS ha pubblicato un rapporto che ha inoltre fornito una mappatura delle diverse metodologie, una valutazione della disponibilità dei dati e una rassegna del tipo di esposizioni delle istituzioni finanziarie da considerare nello svolgimento dell’analisi dei rischi connessi al clima.

Inoltre la BCE ha partecipato attivamente al Gruppo europeo per la sicurezza cibernetica, che sta sviluppando un quadro analitico per la valutazione dei rischi informatici.

La BCE ha inoltre presieduto una task force incaricata di preparare una raccomandazione del CERS per far progredire ulteriormente l’uso del sistema di identificazione delle persone giuridiche (Legal Entity Identifier, LEI) nell’UE. Il lavoro è stato portato a termine a settembre 2020, con l’adozione della raccomandazione del CERS sull’identificazione dei soggetti giuridici.

Infine, la BCE ha presieduto la task force del CERS sulle prove di stress che, nel 2021, ha preparato gli scenari avversi per la prova di stress dell’Autorità bancaria europea e dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. A tal fine, diverse Direzioni Generali della BCE hanno fornito un supporto essenziale alla task force sugli aspetti tecnici e sulla modellizzazione.

Informazioni più dettagliate sul CERS sono reperibili sul suo sito Internet e nei Rapporti annuali.

3.3 Le attività microprudenziali per la solidità delle singole banche

Bulgaria e Croazia sono stati i primi Stati membri al di fuori dell’area dell’euro ad aderire alla vigilanza bancaria europea

Nel 2020 il Meccanismo di vigilanza unico ha accolto due nuovi membri. La Bulgaria e la Croazia sono stati i primi paesi al di fuori dell’area dell’euro ad aderire alla vigilanza bancaria europea in conformità al quadro di cooperazione stretta previsto dal regolamento sull’MVU per gli Stati membri non appartenenti all’area dell’euro. Sulla base delle decisioni del Consiglio direttivo di instaurare una cooperazione stretta[33] con la Banca nazionale di Bulgaria[34] e con la Hrvatska narodna banka[35], a ottobre 2020 il numero di istituti significativi su cui la BCE esercita la vigilanza diretta è aumentato, grazie all’aggiunta di cinque banche in Bulgaria e otto in Croazia[36]. La BCE è inoltre responsabile della supervisione sugli enti meno significativi e delle procedure comuni per tutti i soggetti vigilati nei due paesi. La Banca nazionale di Bulgaria e la Hrvatska narodna banka hanno ciascuna un rappresentante nel Consiglio di vigilanza della BCE con gli stessi diritti e obblighi di tutti gli altri membri, compreso il diritto di voto.

La vigilanza bancaria della BCE ha realizzato una struttura organizzativa più efficiente e una maggiore trasparenza

Nel corso dell’anno, la vigilanza bancaria della BCE si è trasformata in un’organizzazione più matura e trasparente. La vigilanza specifica per le banche è stata riorganizzata secondo i modelli imprenditoriali degli istituti e sostenuta da gruppi di esperti su questioni correlate al rischio o ad altre materie specifiche. La seconda linea di difesa – la funzione del rischio di vigilanza – è stata introdotta per lo svolgimento della pianificazione strategica, mentre la funzione di vigilanza ispettiva è diventata strutturalmente indipendente. Il nuovo assetto organizzativo si è orientato verso una vigilanza maggiormente incentrata sul rischio, garantendo nel contempo la coerenza dei risultati in materia di vigilanza. La riorganizzazione ha rafforzato sia il ruolo della BCE quale autorità di vigilanza prudente, efficiente e trasparente, sia la cooperazione con le autorità nazionali competenti all’interno dell’MVU.

Con l’intento di migliorare la trasparenza, la BCE ha pubblicato per la prima volta dati aggregati per modello imprenditoriale e informazioni sulle singole banche in merito ai requisiti di secondo pilastro (Pillar 2 requirements, P2R), ovvero con un anno di anticipo rispetto a quanto previsto dal nuovo regolamento sui requisiti patrimoniali. La pubblicazione dei singoli requisiti mirava a far luce sullo stato delle banche europee, aiutandole nel contempo a confrontare la rispettiva posizione con quella delle loro pari e a fornire maggiore trasparenza agli investitori.

Inoltre, la BCE ha avviato una consultazione pubblica sul progetto della Guida sull’approccio di vigilanza al consolidamento del settore bancario. Tale guida dovrebbe migliorare la trasparenza e la prevedibilità delle azioni di vigilanza e aiutare gli enti creditizi nella creazione di progetti sostenibili a livello prudenziale.

La vigilanza bancaria europea ha reagito rapidamente alla crisi legata alla pandemia di COVID‑19 con un pacchetto di misure di allentamento dei requisiti prudenziali

Il coronavirus si è rivelato uno shock senza precedenti a livello mondiale, ma grazie al ruolo attivo dell’MVU negli ultimi anni, le banche europee hanno affrontato questa crisi con posizioni patrimoniali e di liquidità molto più forti e una qualità degli attivi notevolmente migliorata. La BCE ha reagito rapidamente, adottando diverse misure di allentamento dei requisiti prudenziali per consentire alle banche di assorbire le perdite e continuare a fornire prestiti all’economia reale. Ad esempio, la BCE ha incoraggiato i soggetti sottoposti a vigilanza a utilizzare appieno le riserve di capitale e liquidità, comprese quelle previste dagli orientamenti di secondo pilastro, invitando nel contempo i mercati a non penalizzare le banche per l’uso della flessibilità offerta[37]. È stata introdotta la flessibilità di vigilanza per quanto riguarda il trattamento dei crediti deteriorati, in particolare per consentire alle banche di beneficiare pienamente delle garanzie e delle moratorie attuate dalle autorità pubbliche[38]. La BCE ha adottato un approccio pragmatico (ovvero semplificato) nei confronti dell’edizione 2020 del processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP)[39]. Il nuovo approccio ha ridotto l’onere che grava sulle banche sottoposte a vigilanza, pur mantenendo un quadro chiaro e accurato della loro solidità. Inoltre, in quella fase le banche sono state incoraggiate a rimodulare la prociclicità incorporata nei loro modelli degli accantonamenti per le perdite di valore basati sull’IFRS 9 e, nel caso non avessero ancora provveduto, ad avviare l’applicazione del calendario transitorio IFRS 9 disponibile ai sensi del regolamento sui requisiti patrimoniali[40]. La BCE ha inoltre prorogato i termini per alcune misure di vigilanza e richieste di dati non critiche, nonché per l’attuazione di azioni correttive derivanti da ispezioni in loco e da indagini sui modelli interni.

Dopo aver analizzato la vulnerabilità delle banche europee durante le prime settimane della crisi legata al COVID‑19, la BCE ha riesaminato alcune delle sue decisioni. Ad esempio, la sua raccomandazione iniziale alle banche in materia di distribuzione di dividendi e riacquisto di azioni è stata prorogata fino al 1º gennaio 2021. Successivamente, la BCE ha invitato le banche a evitare o limitare la distribuzione dei dividendi fino al 30 settembre 2021. Inoltre, per facilitare l’attuazione della politica monetaria, la BCE ha permesso alle banche di escludere determinate esposizioni delle banche centrali dal coefficiente di leva finanziaria[41].

Tutte le misure di allentamento dei requisiti prudenziali sono state comunicate alle banche e al pubblico in modo efficiente e trasparente attraverso molteplici canali, tra cui lettere, interlocuzione con i gruppi di vigilanza congiunti, FAQ, comunicati stampa, post pubblicati nel blog e interventi orali.

All’inizio della crisi legata al COVID‑19, la BCE ha offerto una certa flessibilità operativa ai soggetti che si preparavano alla Brexit, ma in seguito l’interlocuzione di vigilanza è stata ripresa e si è intensificata. Molte banche avevano compiuto notevoli progressi o erano sulla buona strada verso la realizzazione dei modelli operativi post‑Brexit che si erano poste come obiettivo, e che consentiranno loro di effettuare negoziazioni e operazioni contabili e di affrontare i rischi all’interno dell’UE in maniera tale da garantire una gestione prudente e una vigilanza efficace. La BCE ha continuato a inviare segnali alle banche affinché arrivassero preparate a tutti i possibili risultati al termine del periodo di transizione. È stata inoltre prestata notevole attenzione sotto il profilo della vigilanza per garantire che le banche interessate raggiungessero entro i tempi concordati precedentemente i modelli operativi che si erano poste come obiettivo. Ciò assicura una gestione coerente ed efficace di qualsiasi rischio che dovesse configurarsi rispetto alla Brexit nel medio termine.

La vigilanza bancaria europea ha continuato a potenziare i suoi strumenti

Infine, a seguito di una consultazione pubblica, la BCE ha messo a punto la guida che mostra come viene valutata la conformità ai requisiti normativi dei modelli di rischio di controparte delle banche. Ciò costituisce un elemento rilevante per le banche che chiedono di estendere o apportare modifiche ai loro modelli interni, nonché per il monitoraggio continuo da parte della BCE di tali modelli o per le indagini sui modelli interni. La BCE ha inoltre adottato e pubblicato l’indirizzo sulla soglia di rilevanza per gli obblighi di credito scaduti per gli enti creditizi meno significativi, che garantisce la coerenza con le norme applicabili agli enti significativi[42].

Informazioni più dettagliate sulla vigilanza bancaria della BCE sono disponibili sul relativo sito Internet e nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza per il 2020.

3.4 Il contributo della BCE alle iniziative regolamentari europee

Le riforme regolamentari dopo la crisi finanziaria mondiale hanno rafforzato la capacità di tenuta del settore finanziario

Dieci anni di importanti riforme regolamentari a seguito della crisi finanziaria mondiale hanno contribuito a garantire che il sistema finanziario fosse ben preparato a resistere agli shock causati dalla pandemia di COVID‑19. Nonostante i notevoli progressi, vi sono ancora importanti sfide giuridiche e istituzionali da superare prima che le banche europee possano operare in un quadro veramente integrato, anche a vantaggio degli utenti dei servizi finanziari. Sono inoltre necessari ulteriori interventi per lo sviluppo dei mercati dei capitali e, al tempo stesso, per il rafforzamento dell’assetto regolamentare e di vigilanza relativo al settore finanziario non bancario. Il 2020, inoltre, è stato un anno caratterizzato da interventi senza precedenti da parte dell’Unione europea nel settore della politica economica. A luglio 2020 i capi di governo dell’UE hanno convenuto che, per la prima volta nella sua storia, l’Unione avrebbe emesso debito comune in risposta a uno shock economico che interessava tutti i paesi aderenti. Il riquadro 4 fornisce una panoramica della più ampia risposta dell’UE alla crisi e delle sue implicazioni per l’economia reale e il settore finanziario.

Completare l’unione bancaria

La BCE ha contribuito al dibattito sul completamento dell’unione bancaria

In seguito alla lettera inviata dal Presidente del gruppo di lavoro di alto livello sul sistema europeo di assicurazione dei depositi (European Deposit Insurance Scheme, EDIS) al Presidente dell’Eurogruppo a dicembre 2019, la BCE ha continuato a contribuire al dibattito sul completamento dell’unione bancaria nei consessi europei.

Nella riunione di fine novembre 2020, l’Eurogruppo ha raggiunto un accordo fondamentale sulla revisione del trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità e l’introduzione anticipata dello strumento comune di sostegno per il Fondo di risoluzione unico.

In tale contesto la BCE ha continuato a contribuire ai rapporti congiunti sul monitoraggio della riduzione del rischio (cfr. l’edizione di giugno e l’edizione di novembre), redatti in collaborazione con la Commissione europea e il Comitato di risoluzione unico. Il rapporto di novembre 2020 ha inoltre fornito analisi aggiuntive sui crediti deteriorati (non‑performing loans, NPL) e sulle posizioni circa i requisiti minimi di fondi propri e passività ammissibili (minimum requirements for own funds and eligible liabilities, MREL). Sulla base del rapporto di novembre 2020 e a seguito di una valutazione positiva sulla riduzione del rischio, l’Eurogruppo ha concordato l’introduzione anticipata dello strumento comune di sostegno.

Inoltre, la BCE ha contribuito al dibattito sul consolidamento transfrontaliero dei gruppi bancari. Su questo sfondo, in un post redatto congiuntamente e pubblicato nel blog della vigilanza bancaria europea, due alte cariche della BCE hanno avanzato proposte concrete volte a promuovere un’efficiente allocazione delle risorse liquide all’interno dei gruppi bancari, fornendo al tempo stesso misure di tutela per le autorità del paese ospitante[43].

Per quanto riguarda la revisione del quadro di gestione delle crisi, la BCE ha sostenuto gli sforzi volti a garantire la disponibilità di strumenti che attuino le migliori prassi nella gestione delle crisi delle banche di piccole dimensioni che effettuano raccolta di depositi. La BCE si è dichiarata favorevole al miglioramento del quadro di riferimento per le misure di intervento precoce al fine di facilitarne l’attuazione pratica[44]. La BCE ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire che le banche dichiarate in dissesto o a rischio di dissesto possano uscire dal mercato bancario entro un lasso di tempo ragionevole. Proseguiranno i lavori sulle politiche di gestione delle crisi. A tale riguardo, è importante osservare che la Commissione europea ha iniziato a rivedere il quadro di gestione delle crisi bancarie e dell’assicurazione dei depositi.

Far progredire l’unione dei mercati dei capitali

La BCE ha esortato a rinnovare l’impegno a far progredire l’unione dei mercati dei capitali

Nel 2020 la BCE ha esortato a rinnovare l’impegno a far progredire l’unione dei mercati dei capitali (UMC), in considerazione delle numerose sfide che l’UE deve affrontare[45]. Tra queste figurano il finanziamento della ripresa successiva alla pandemia di COVID‑19, la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio, un maggiore ruolo internazionale dell’euro e la gestione delle conseguenze della Brexit sui servizi finanziari, come sottolineato nell’edizione di novembre 2020 della Financial Stability Review.

La BCE ha accolto con favore il nuovo piano d’azione per l’UMC della Commissione europea, pubblicato nel 2020, e ha sottolineato la necessità di azioni concrete, nonché di volontà e ambizione politica reali per conseguire progressi significativi. La BCE ha evidenziato una serie di priorità strategiche per sostenere i mercati dei capitali, tra cui quelle volte ad aumentare il finanziamento tramite mercato azionario a sostegno della crescita e dell’innovazione[46]. Le priorità riguardano l’armonizzazione in aree mirate delle norme in materia di insolvenza delle imprese, della gestione delle ritenute fiscali d’acconto e del post‑trading delle operazioni societarie. I progressi verso la convergenza in materia di vigilanza, compresa la proposta di misure volte a rafforzare il coordinamento o la vigilanza diretta da parte delle autorità europee, saranno essenziali per garantire l’attuazione coerente di un testo unico di norme in tutta l’Unione. Inoltre, iniziative in materia di educazione finanziaria o di opzioni di risparmio a fini pensionistici consentirebbero ai cittadini di cogliere i benefici dell’UMC.

La BCE ha continuato a offrire un significativo contributo all’UMC sostenendo lo sviluppo e l’integrazione delle infrastrutture dei mercati finanziari paneuropei (cfr. la sezione 4.3).

Revisione del quadro prudenziale per banche e operatori non bancari

Un solido quadro prudenziale per le istituzioni finanziarie non bancarie è indispensabile

Parti del settore finanziario non bancario, compresi i fondi di mercato monetario e alcuni fondi di investimento, hanno dovuto far fronte a notevoli pressioni durante le turbolenze del mercato di marzo. Sebbene un ruolo maggiore dell’intermediazione finanziaria non bancaria nel finanziamento dell’economia rappresenti uno degli obiettivi dell’unione dei mercati dei capitali, continua a rendersi fondamentale un efficace monitoraggio di tale settore.

Migliorare la capacità di tenuta del settore finanziario non bancario in modo da rispecchiare le prospettive macroprudenziali è indispensabile per affrontare adeguatamente i rischi sistemici che potrebbero manifestarsi al suo interno. Pertanto, nel 2020 la BCE ha continuato a sostenere riforme della regolamentazione macroprudenziale per il settore finanziario non bancario e ha partecipato in maniera estensiva alle relative discussioni tecniche nelle sedi internazionali e dell’UE.

La BCE ha sostenuto iniziative volte a garantire la capacità di tenuta delle banche

Per quanto riguarda il quadro prudenziale per il settore bancario, la BCE ha sostenuto la proposta della Commissione europea di apportare modifiche mirate al CRR in risposta alla pandemia di COVID‑19. La BCE l’ha ritenuta complementare alle proprie misure di attenuazione di vigilanza e ha reso nota la propria posizione nel suo parere legale. In particolare, ha approvato le modifiche relative agli accordi transitori per mitigare l’impatto delle disposizioni dell’IFRS 9 sul capitale regolamentare, l’estensione temporanea del trattamento preferenziale dei crediti deteriorati garantiti dai governi nazionali o da altri enti pubblici e il rinvio dell’applicazione delle riserve del coefficiente di leva finanziaria per le banche di rilevanza sistemica a livello globale.

La BCE ha anche suggerito aggiustamenti al meccanismo di esclusione temporanea di talune esposizioni verso le banche centrali dal calcolo del coefficiente di leva finanziaria, al fine di aumentare l’efficacia delle misure di politica monetaria impiegate per attenuare l’impatto economico della pandemia di COVID‑19 e sostenere i prestiti bancari alle famiglie e alle imprese. Inoltre, in linea con lo standard stabilito dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, la BCE ha sottolineato la necessità di una maggiore flessibilità per le autorità competenti nella valutazione dei modelli interni di rischio di mercato al fine di mantenere la capacità degli enti creditizi di fornire liquidità sul mercato e di svolgere attività di market‑making, sostenendo in tal modo l’economia reale.

Riquadro 4
La politica di bilancio dell’UE in risposta alla crisi e l’impatto sul settore bancario e sull’integrazione europea

L’impatto della crisi e il motivo per cui ha richiesto una risposta europea

La pandemia di coronavirus ha posto sfide senza precedenti alle economie europee nel corso del 2020. La portata e la natura comune dello shock economico si configurano come elementi fortemente a favore di una risposta comune: mentre la pandemia di coronavirus ha colpito tutti gli Stati membri dell’UE, la crisi ha minacciato di creare frammentazione e divergenze tra i diversi paesi dai costi potenzialmente elevati nel lungo periodo, compromettendo il funzionamento del mercato unico e producendo ripercussioni negative per tutti gli Stati membri.

Ecco perché ad aprile 2020 l’Eurogruppo ha approvato una prima serie di misure, le cosiddette tre reti di sicurezza, per aiutare gli Stati membri ad affrontare gli effetti immediati delle necessarie misure di contenimento sulle loro economie. Congiuntamente, il sostegno per la gestione della crisi pandemica da parte del Meccanismo europeo di stabilità, il Fondo di garanzia paneuropeo del gruppo BEI e lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE) ammontano a 540 miliardi di euro in prestiti e garanzie disponibili a sostegno di governi, imprese e lavoratori europei.

Con il dilagare della crisi è diventato sempre più evidente che le dimensioni e la durata dello shock avrebbero richiesto un persistente sostegno di carattere straordinario. Alla fine di luglio 2020 i capi di Stato e di governo dell’Unione europea, insieme al bilancio dell’UE, hanno concordato il fondo una tantum per la ripresa “Next Generation EU” (NGEU) da 750 miliardi di euro da finanziare mediante prestiti comuni dell’UE. La BCE ha auspicato fin dall’inizio una risposta economica comune alla crisi a livello europeo e, in linea con le competenze conferitele dal Trattato, ha contribuito alle discussioni nei consessi dell’UE fornendo informazioni tempestive sulle prospettive economiche europee e sul fabbisogno di finanziamento atteso.

Le caratteristiche principali del Dispositivo per la ripresa e la resilienza

Lo strumento per la ripresa NGEU è stato concepito principalmente per il sostegno ai paesi maggiormente colpiti dalla crisi. Il più ampio programma nell’ambito dell’NGEU, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), fornirà fino a 312,5 miliardi di euro in trasferimenti e fino a 360 miliardi di euro in prestiti agli Stati membri dell’UE per finanziare investimenti e riforme precedentemente concordati. Le erogazioni avranno luogo al conseguimento di obiettivi e tappe prestabiliti e gli investimenti e le riforme dovranno essere attuati al più tardi entro la fine del 2026. Gli investimenti e le riforme in tal modo finanziati devono puntare a migliorare la capacità di tenuta, la crescita e il potenziale di occupazione delle economie, in risposta alle raccomandazioni specifiche per paese formulate ogni anno nel quadro del Semestre europeo. Gli investimenti e le riforme devono inoltre contribuire ad accelerare la transizione in ambito ecologico e digitale, con almeno il 37 per cento del totale dei finanziamenti erogati nell’ambito dell’RRF destinati alla spesa legata al clima e il 20 per cento ai progetti di digitalizzazione.

Il sostegno alla ripresa dell’economia reale e le implicazioni per il debito pubblico

Il sostegno di bilancio a livello sia nazionale sia comunitario è stato essenziale per attenuare l’impatto della pandemia sull’economia. Mentre a causa delle misure di chiusura una profonda contrazione economica temporanea era inevitabile, è stato importante ridurre al minimo eventuali danni permanenti all’economia, proteggendo le capacità produttive e i posti di lavoro. La risposta della politica di bilancio europea facilita la parità di condizioni nel sostegno alle imprese e alle famiglie, supportando gli Stati membri che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi e vi sono entrati con livelli di debito pubblico già elevati. Se pienamente utilizzato, il Next Generation EU può fornire un significativo sostegno macroeconomico, pari a quasi il 5 per cento del PIL dell’area dell’euro. Si prevede che circa due terzi dei trasferimenti erogati nell’ambito dell’NGEU ai paesi dell’area dell’euro siano destinati a sei paesi con un rapporto debito/PIL superiore al 100 per cento.

Le misure di bilancio europee alleviano anche il grave onere che la crisi pone sui conti pubblici nazionali. L’utilizzo di stabilizzatori automatici di bilancio, stimoli fiscali e misure di sostegno alla liquidità concorre a un forte aumento del debito pubblico e del fabbisogno di finanziamento. Le reti di sicurezza europee e in particolare l’ambizioso piano europeo di ripresa, insieme alle misure di sostegno della politica monetaria, hanno contribuito ad attenuare le turbolenze nei mercati finanziari e a mantenere condizioni di prestito molto favorevoli per i governi nonostante l’impennata del debito pubblico. Le risorse di bilancio messe a disposizione dall’UE potrebbero coprire circa un terzo del fabbisogno di finanziamento degli emittenti sovrani derivante dalla crisi, per i paesi dell’area dell’euro con debito elevato, e ridurre in media tale debito di circa il 6 per cento del PIL entro il 2026.

La prevenzione del contagio al settore bancario

Sebbene le conseguenze ultime della crisi legata al COVID‑19 per il settore bancario rimangano incerte, le banche dell’area dell’euro si trovavano in una situazione molto diversa all’inizio della pandemia di COVID‑19 rispetto all’inizio della crisi finanziaria del 2008. Le risorse di capitale e i coefficienti di liquidità delle banche nell’unione bancaria sono notevolmente aumentati, garantendo al settore una maggiore capacità di tenuta. Inoltre, lo strumentario di policy e il quadro di governance dell’unione bancaria hanno permesso alla vigilanza bancaria della BCE di adottare rapidamente decisioni strategiche cruciali, che hanno avuto un notevole impatto sulla capacità delle banche di sostenere potenziali perdite pur continuando a servire l’economia reale. Tali misure comprendevano limitazioni alla distribuzione dei dividendi e possibilità di utilizzare riserve di capitale e di liquidità.

Nel corso del 2020 il sostegno di bilancio all’economia reale ha ampiamente protetto le banche dalla realizzazione di perdite. Garantire la protratta efficacia di questo sostegno sarà fondamentale, in quanto le misure adottate in risposta alla crisi del COVID‑19 non prevedono un sostegno al settore finanziario. Secondo la COVID‑19 Vulnerability Analysis della BCE, nel complesso il settore bancario dovrebbe disporre di una dotazione patrimoniale adeguata a far fronte alle pressioni indotte dalla pandemia. Allo stesso tempo, le autorità devono essere pronte ad attuare ulteriori misure nel caso si concretizzasse uno scenario molto grave.

L’importanza per l’integrazione europea

Sebbene il Next Generation EU sia concepito come uno strumento temporaneo, la possibilità di attivare strumenti analoghi in caso di crisi future è un cambiamento di per sé importante nello strumentario di policy dell’UE. Per la prima volta l’Europa fornisce temporaneamente fondi finanziati mediante prestiti comuni a integrazione delle politiche di bilancio a livello nazionale. Potenzialmente, ciò offre la possibilità di ricorrere a misure simili in futuro qualora si verifichino circostanze altrettanto estreme.

La temporanea, comune emissione di debito nell’ambito dell’NGEU, insieme all’emissione congiunta di debito già effettuata nel contesto dello strumento SURE, segna anche un ulteriore passo in direzione della creazione di un’attività sicura a livello europeo, una tappa fondamentale per il rafforzamento del ruolo dell’euro nei mercati finanziari mondiali, che contribuirà al progresso verso l’unione dei mercati dei capitali. L’efficace attuazione del Next Generation EU favorirebbe inoltre in modo significativo la crescita e la convergenza, agevolando in tal modo un’ulteriore integrazione fiscale in futuro.

4 Il regolare funzionamento delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

Uno dei compiti primari dell’Eurosistema è quello di assicurare il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. Questo compito è strettamente legato alle responsabilità dell’Eurosistema nell’ambito della politica monetaria e della stabilità finanziaria. L’Eurosistema svolge un ruolo centrale nello sviluppo, nella gestione operativa e nella supervisione delle infrastrutture di mercato e dei meccanismi che agevolano il flusso sicuro ed efficiente dei pagamenti, dei titoli e delle garanzie nell’area dell’euro. Agisce inoltre da catalizzatore per l’integrazione e l’innovazione nel mercato dei pagamenti e dei titoli.

4.1 Servizi Target

I servizi Target dell’Eurosistema comprendono tre servizi di regolamento: Target2, un sistema di regolamento lordo in tempo reale (real‑time gross settlement system, RTGS) per le transazioni di pagamento in euro correlate alle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, alle transazioni interbancarie e a quelle commerciali; Target2 Securities (T2S), una piattaforma unica per il regolamento delle transazioni in titoli a livello europeo; e il servizio di regolamento dei pagamenti istantanei (TARGET instant payment settlement, TIPS), che consente ai prestatori dei servizi di pagamento (payment service providers, PSP) di offrire ai propri clienti il trasferimento istantaneo di fondi, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno.

Più di 1.000 istituti bancari utilizzano Target2 per disporre transazioni in euro per conto proprio o dei propri clienti. Se si considerano anche filiali e filiazioni, le banche che a livello mondiale possono essere raggiunte tramite Target2 sono più di 44.000. Nel 2020 Target2 ha elaborato, in media, 345.006 pagamenti al giorno, per un valore medio giornaliero pari a 1.800 miliardi di euro.

Nel 2022 Target2 sarà sostituito dal sistema T2

Poiché nel corso dell’ultimo decennio l’ecosistema dei pagamenti ha subito profondi cambiamenti dovuti a sviluppi tecnologici, a nuovi requisiti normativi e a mutevoli esigenze degli utenti, l’Eurosistema intende sostituire Target2 con T2, che comprende una nuova componente RTGS e una componente di gestione centralizzata della liquidità (Central Liquidity Management) che consentirà di ottimizzare la gestione della liquidità in tutti i servizi Target. T2 si avvarrà dello standard di messaggistica ISO 20022 e sarà in grado di elaborare pagamenti in più valute.

Alla luce delle sfide poste dalla pandemia di COVID‑19 e dalla riprogrammazione di SWIFT della migrazione globale dei pagamenti transfrontalieri allo standard ISO 20022, in seguito a un confronto con la comunità finanziaria europea la tempistica del progetto dell’Eurosistema è stata estesa dal 2021 al 2022. Nel 2020 è stata avviata una fase di verifica interna del software nota come “Eurosystem acceptance testing”. Alla fine del 2020 è stato pubblicato il manuale utente dei sistemi di regolamento lordo in tempo reale (Real Time Gross Settlement User Handbook).

T2S è il risultato di un’iniziativa diretta a contrastare il frammentato panorama del regolamento delle transazioni in titoli in Europa. Ha posto fine a complesse procedure di regolamento a livello transfrontaliero e alle difficoltà dovute alle differenze nelle prassi di regolamento tra i diversi paesi.

Oggi la piattaforma T2S collega 21 depositari centrali di titoli (central securities depositories, CSD) provenienti da 20 mercati europei e consente il regolamento di titoli in euro e corone danesi. Nel 2020 ha elaborato, in media, 687.476 transazioni al giorno, per un valore medio giornaliero di 672,53 miliardi di euro[47]. Da inizio marzo a metà aprile l’incertezza del mercato causata dalla pandemia di COVID‑19 ha determinato uno straordinario incremento dei volumi trattati, con un picco di 1.088.815 operazioni regolate il 16 marzo.

A novembre 2020 è stato introdotto in T2S un meccanismo di penalizzazione per agevolare il rispetto da parte dei CDS degli obblighi derivanti dal regolamento sui CSD, che disciplina le transazioni di questo tipo. Il collaudo di questa nuova, complessa funzionalità proseguirà per tutto il 2021, in preparazione all’entrata in vigore, a febbraio 2022, delle disposizioni in materia nell’ambito del regolamento.

A TIPS, avviato a novembre 2018, erano collegati, alla fine del 2020, nove mercati dell’area dell’euro, con oltre 3.800 prestatori di servizi di pagamento raggiungibili. A luglio 2020 la BCE ha annunciato misure significative per garantire la raggiungibilità dei pagamenti istantanei a livello paneuropeo attraverso TIPS entro la fine del 2021. Inoltre, grazie alla funzionalità multivalutaria di TIPS, la Sveriges Riksbank e l’Eurosistema hanno firmato un accordo che, a partire da maggio 2022, consentirà alla banca centrale svedese di mettere a disposizione dei propri utenti in Svezia un nuovo servizio di pagamento istantaneo in corone svedesi (RIX‑INST) basato sulla piattaforma TIPS. Nel 2020 la Danmarks Nationalbank ha presentato domanda per l’adesione a T2 e ha espresso il proprio interesse ad aderire a TIPS al più tardi entro il 2025.

Nel 2020 è stata approvata la futura politica dei prezzi di T2 ed è stata rivista la politica dei prezzi di TIPS.

Per quanto riguarda la performance delle infrastrutture di mercato dell’Eurosistema durante la crisi dovuta al COVID‑19, non si sono verificati gravi incidenti operativi ad essa collegati. Tuttavia, nel corso dell’anno sono stati rilevati incidenti operativi, dovuti ad altre cause, che hanno richiesto azioni di follow‑up per evitarne la ripetizione. Dopo l’incidente in Target2 del 23 ottobre 2020 la BCE ha annunciato una verifica indipendente, che terrà conto anche di altri incidenti che hanno riguardato i servizi Target nel 2020. I principali risultati di tale verifica saranno condivisi con gli operatori di mercato e resi pubblici entro il secondo trimestre del 2021.

In aggiunta ai tre servizi di regolamento, l’Eurosistema sta sviluppando un nuovo servizio Target: il sistema di gestione delle garanzie dell’Eurosistema (Eurosystem Collateral Management System, ECMS). L’obiettivo è garantire un sistema unico di gestione delle garanzie con una funzionalità comune per la gestione delle attività stanziate in garanzia per le operazioni di credito dell’Eurosistema in tutte le giurisdizioni dell’area dell’euro. Nel 2020 la fase di definizione delle specifiche del progetto è stata completata. L’entrata in funzione è stata rinviata a novembre 2023, a seguito della decisione di prorogare di un anno la tempistica del progetto T2, rispondendo alla preoccupazione degli operatori di mercato in merito al fatto che le attuali circostanze avverse potessero inficiare la loro preparazione.

4.2 Sorveglianza e ruolo di banca centrale di emissione

Per garantire la sicurezza e l’efficienza delle infrastrutture dei mercati finanziari e dei pagamenti, l’Eurosistema definisce obiettivi all’interno di regolamenti, standard, orientamenti e raccomandazioni in materia di sorveglianza e conduce le proprie attività in tale ambito raccogliendo informazioni che vengono poi valutate a fronte dei suddetti obiettivi, promuovendo il cambiamento ove necessario.

Nel 2020 l’Eurosistema ha continuato a esercitare la sorveglianza sui sistemi di pagamento di importanza sistemica (systemically important payment systems, SIPS), valutandone su base continuativa le performance e le modifiche man mano introdotte, nonché il relativo livello di resilienza cibernetica. In aggiunta a Target2, Euro1, Step2‑T e CORE(FR) è stato identificato quale SIPS il Mastercard Clearing Management System. È stata avviata una revisione del regolamento sui SIPS, in forma di consultazione pubblica, al fine di specificare con chiarezza i criteri che consentono di determinare quali banche centrali dell’Eurosistema debbano essere designate autorità competenti per le attività di sorveglianza di un SIPS.

Nuovo quadro di riferimento per la sorveglianza sugli strumenti, sugli schemi e sui meccanismi di pagamento (payment instruments, schemes and arrangements, PISA)

L’Eurosistema ha inoltre proseguito la propria attività di sorveglianza sui sistemi di pagamento diversi dai SIPS, tra cui i sistemi di pagamento istantanei e gli schemi di pagamento. Al fine di definire principi di sorveglianza per gli strumenti, gli schemi e i meccanismi di pagamento elettronici più snelli, armonizzati e adatti alle esigenze future, la BCE ha messo a disposizione, per la consultazione pubblica, la proposta di un nuovo quadro di riferimento per la sorveglianza sugli strumenti, sugli schemi e sui meccanismi di pagamento (payment instruments, schemes and arrangements, PISA).

Sulla base dei dati raccolti nell’ambito delle attività di monitoraggio delle frodi con carte, l’Eurosistema ha pubblicato il suo sesto rapporto sulle frodi perpetrate mediante carte di pagamento. Dal rapporto si evince che la maggior parte delle frodi con carte di pagamento nel periodo tra il 2014 e il 2018 ha continuato a verificarsi per mezzo di transazioni a distanza, online, via posta elettronica o telefono.

L’Eurosistema ha continuato a promuovere la resilienza cibernetica delle infrastrutture dei mercati finanziari, sostenendo la creazione di una piattaforma di condivisione delle informazioni sugli incidenti cibernetici (Cyber Information and Intelligence Sharing Initiative, CIISI‑EU), nonché l’adozione e attuazione, in corso, del quadro di riferimento TIBER‑EU.

Per quanto riguarda il regolamento delle transazioni in titoli, alla prima valutazione approfondita in materia di sorveglianza sul funzionamento della piattaforma T2S ha fatto seguito una valutazione dei progressi compiuti dal gestore del sistema nel porre rimedio alle carenze identificate in alcune aree. Inoltre, l’attuazione del meccanismo di penalizzazione che interesserà i depositari centrali di T2S è stata valutata a fronte del regolamento sui CSD, che disciplina anche questi aspetti (cfr. anche la sezione 4.1).

Riguardo alla performance operativa, la supervisione dell’Eurosistema si è focalizzata, in particolare, sugli incidenti verificatisi nell’ambito dei servizi Target nel corso del 2020, coinvolgendo attivamente il gestore del sistema per elaborare una valutazione approfondita degli incidenti e delle misure adottate per impedirne la ripetizione. L’attenzione alla performance operativa continuerà a rappresentare una priorità per le attività di supervisione dell’Eurosistema nel corso del prossimo anno.

Per quanto riguarda la performance durante la crisi del COVID‑19, le infrastrutture dei mercati finanziari non hanno registrato gravi incidenti operativi connessi alla situazione pandemica. Tuttavia, nella prima metà del 2020 sono stati occasionalmente rilevati problemi nelle catene di approvvigionamento connesse con terze parti situate in aree fortemente colpite, oltre a lievi ritardi nella fornitura dei servizi e a una ridotta efficienza di regolamento nella fase più acuta della pandemia, a causa dei volumi di operazioni da gestire superiori alla norma.

La pandemia e la relativa volatilità dei mercati hanno avuto un impatto anche sugli andamenti dei pagamenti e del regolamento dei titoli. Le richieste di margini delle controparti centrali (Central Counterparties, CCP) hanno evidenziato un forte aumento in termini di dimensioni. Gli operatori di mercato meno preparati dal punto di vista della gestione della liquidità in condizioni di tensione sono stati soggetti, pertanto, a occasionali carenze di liquidità.

Quale banca centrale di emissione dell’euro, l’Eurosistema contribuisce all’autorizzazione e al processo periodico di riesame e valutazione dei CSD, conformemente al regolamento sui CSD. Nel 2020 l’Eurosistema ha fornito il proprio contributo a sei procedure di autorizzazione e a 12 procedure di riesame e valutazione. È l’unica autorità coinvolta nei processi di autorizzazione e riesame di tutti i CSD dell’area dell’euro e, in quanto tale, facilita l’adozione di un approccio coerente in materia, svolgendo così un ruolo chiave nel salvaguardare la sicurezza e l’efficienza del regolamento delle transazioni in titoli.

In merito alle controparti centrali, nel suo ruolo di banca centrale di emissione dell’euro, l’Eurosistema ha preso parte a collegi di supervisione e a gruppi di gestione delle crisi. La BCE è entrata a far parte del nuovo comitato di vigilanza sulle controparti centrali, nonché del comitato sulle policy delle controparti centrali, entrambi istituiti dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA) e ha contribuito alla realizzazione del nuovo quadro di riferimento per la vigilanza sulle controparti centrali, in ottemperanza alla nuova versione del regolamento sulle infrastrutture del mercato europeo (European Market Infrastructure Regulation, EMIR 2), in particolare nel contesto della Brexit. La BCE ha inoltre analizzato l’impatto prociclico della volatilità dei mercati sulle controparti centrali e sui loro partecipanti nel contesto delle attuali discussioni di policy. In vista dell’adozione di una regolamentazione a livello di UE sul risanamento e la risoluzione delle controparti centrali, l’Eurosistema, in quanto banca centrale di emissione, ha avviato i lavori di preparazione allo svolgimento del proprio ruolo all’interno dei collegi di risoluzione delle crisi. La BCE coordinerà l’approccio dell’Eurosistema, dal momento che qualsiasi piano di risanamento e risoluzione per le singole controparti centrali richiede una valutazione coordinata del rischio sistemico.

4.3 Innovazione e integrazione nelle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

Il settore finanziario sta subendo profonde trasformazioni guidate dall’innovazione e dalla digitalizzazione. Nel mercato dei pagamenti al dettaglio sono emersi nuovi operatori, nuovi canali di accesso ai servizi di pagamento e nuove modalità di disposizione dei pagamenti. I nuovi operatori provenienti da settori diversi da quello finanziario e/o da paesi non europei pongono ulteriori sfide agli operatori già presenti nel mercato. Sebbene l’apertura alla concorrenza su scala mondiale sia fondamentale per promuovere l’innovazione, l’eccessiva dipendenza da soluzioni e tecnologie di pagamento estere espone maggiormente il mercato dei pagamenti europeo al rischio di divenire più suscettibile a turbative provenienti dall’esterno, come le minacce cibernetiche, e meno capace di sostenere il mercato unico e la moneta unica. Inoltre, i prestatori di servizi di pagamento (payment service providers, PSP) che detengono un potere di mercato a livello globale potrebbero non agire necessariamente nell’interesse degli operatori europei.

La strategia dell’Eurosistema per i pagamenti al dettaglio comprende i pagamenti istantanei, una soluzione di pagamento paneuropea e la possibilità di un euro digitale

Per sfruttare al meglio il potenziale innovativo della digitalizzazione e far fronte alle crescenti sfide poste alla sovranità europea nel mercato dei pagamenti, l’Eurosistema ha elaborato una strategia onnicomprensiva per i pagamenti al dettaglio, i cui principali elementi consistono nella diffusione su ampia scala dei pagamenti istantanei, lo sviluppo di una soluzione di pagamento paneuropea e l’indagine sulla possibile introduzione di un euro digitale (cfr. il riquadro 5).

Per rendere i pagamenti istantanei accessibili a tutti i cittadini e a tutte le imprese, non soltanto a livello nazionale ma in tutta Europa, è necessario che un maggior numero di PSP aderisca allo schema del bonifico istantaneo SEPA (SEPA Instant Credit Transfer, SCT Inst) e che venga garantita una diffusione del servizio a livello paneuropeo (cfr. la sezione 4.1 sulle misure adottate dall’Eurosistema per raggiungere tale livello di diffusione).

L’Eurosistema sostiene inoltre le iniziative volte a ricomporre il frammentato quadro delle soluzioni per l’inizializzazione dei pagamenti a disposizione degli utenti finali e per i pagamenti presso i punti di interazione (ossia i pagamenti effettuati nei punti vendita e nel commercio elettronico). In particolare, favorisce le soluzioni di pagamento che soddisfano cinque obiettivi chiave individuati nel 2019: portata paneuropea ed esperienza dei clienti senza soluzione di continuità, facilità d’uso e costi contenuti, sicurezza e protezione, marchio e governance europei, e accettazione a livello globale, con particolare attenzione al miglioramento dei pagamenti transfrontalieri, specialmente quelli che attraversano i confini dell’UE.

Nel 2020 la BCE ha inoltre portato avanti la propria analisi delle cripto‑attività, focalizzandosi sulle implicazioni delle stablecoin emesse dal settore privato per la politica monetaria, la stabilità finanziaria, le infrastrutture di mercato e dei pagamenti, nonché per la vigilanza bancaria. Alla luce di tale analisi, la BCE punta a sviluppare e mettere in atto una strategia onnicomprensiva per attenuare il potenziale impatto avverso delle stablecoin sui pagamenti e sul panorama finanziario dell’UE, agevolando al contempo le iniziative che possano portare benefici a imprese e consumatori europei. La BCE supporta il lavoro della comunità internazionale, in particolare la Roadmap del G20 pubblicata dal Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), il cui obiettivo è realizzare pagamenti transfrontalieri più rapidi, economici, trasparenti e inclusivi, contrastando l’inefficienza e la scarsa trasparenza che spesso caratterizzano questo tipo di operazioni.

Per sostenere l’ulteriore integrazione dei mercati finanziari in Europa, l’Eurosistema ha continuato a promuovere l’armonizzazione del settore post trading nell’intero mercato. Per quanto riguarda l’armonizzazione della gestione delle garanzie, esso aveva ricevuto a metà anno i programmi di adeguamento di tutti i mercati europei che fanno riferimento agli standard del corpus unico di norme su scala europea (Single Collateral Management Rulebook for Europe, SCoRE). L’Eurosistema ha altresì iniziato a monitorare e valutare i progressi compiuti in termini di conformità a tali standard. In linea con la riprogrammazione del progetto ECMS (cfr. la sezione 4.1), la data di entrata in vigore del corpus di norme SCoRE è stata modificata da novembre 2022 a novembre 2023.

Nel 2020, il gruppo consultivo della BCE per le infrastrutture di mercato per la gestione dei titoli e delle garanzie (Advisory Group on Market Infrastructures for Securities and Collateral) ha continuato a supportare la creazione di un’unione dei mercati dei capitali. In particolare, ha dato suggerimenti concreti al forum di alto livello sull’unione dei mercati dei capitali in relazione ai processi di ritenuta fiscale e di operazioni societarie.

Riquadro 5
Un euro digitale

La trasformazione digitale del settore finanziario (cfr. la sezione 4.3) incide anche sui mezzi di pagamento. Con l’avanzare della digitalizzazione potrebbero delinearsi diversi scenari in cui le banche centrali potrebbero decidere di emettere una valuta digitale accessibile a tutti i cittadini e alle imprese per effettuare pagamenti.

La BCE e le banche centrali nazionali dell’area dell’euro stanno valutando con grande attenzione le implicazioni economiche, strategiche, tecnologiche e sociali legate all’emissione di un euro digitale. Un euro digitale a disposizione del pubblico potrebbe sostenere la digitalizzazione dei mercati finanziari europei e dell’economia dell’UE nel suo complesso, nonché rafforzarne l’indipendenza strategica. Potrebbe affiancarsi al contante come mezzo di pagamento, soprattutto in caso di ulteriore ridimensionamento dell’utilizzo di quest’ultimo, e anche rispondere alle sfide che potrebbero emergere in relazione all’emissione di forme di moneta da parte del settore privato e/o di valute digitali da parte di altre banche centrali.

L’Eurosistema sta esaminando opportunità, difficoltà e caratteristiche di un possibile euro digitale, sebbene non si sia ancora espresso in modo definitivo o abbia assunto decisioni in merito alla sua emissione. L’euro digitale integrerebbe il contante, non lo sostituirebbe. Il contante resterebbe a disposizione di chiunque intenda usarlo. L’euro digitale offrirebbe ai cittadini un mezzo di pagamento digitale semplice, privo di rischi e affidabile, da utilizzare gratuitamente per le funzioni di pagamento di base in tutta l’area dell’euro.

Le caratteristiche di un possibile euro digitale sono in fase di definizione. Qualsiasi proposta in merito deve soddisfare una serie di principi e requisiti quali accessibilità, robustezza, sicurezza, efficienza e riservatezza, nel rispetto del quadro normativo di riferimento. L’euro digitale deve essere concepito in modo da evitare potenziali effetti indesiderati derivanti da una sua emissione e dovrebbe consentire ai paesi dell’area dell’euro di godere di benefici in termini di efficienza riducendo al minimo, al contempo, i possibili effetti negativi sulla politica monetaria e sulla stabilità finanziaria o sull’offerta di servizi da parte del settore bancario. I potenziali rischi potrebbero essere attenuati grazie al ricorso a un sistema di remunerazione a più livelli o a limiti alla quantità delle somme in valuta digitale detenute; su questa tematica occorrono ulteriori approfondimenti.

A ottobre 2020 è stata avviata una consultazione pubblica sull’euro digitale per raccogliere le opinioni dei cittadini e dei professionisti, in modo da garantire che ogni nuova forma di moneta e di pagamento eventualmente introdotta dall’Eurosistema sia saldamente sostenuta dalla fiducia dell’opinione pubblica. Parallelamente, l’Eurosistema sta proseguendo il proprio lavoro esplorativo, anche attraverso la sperimentazione di soluzioni tecniche. Nel 2021 deciderà se avviare o meno un progetto sull’euro digitale.

5 L’impegno per sostenere il funzionamento del mercato e i servizi finanziari offerti ad altre istituzioni

In risposta all’emergenza causata dalla pandemia di COVID‑19, a marzo e ad aprile 2020 la BCE ha istituito diverse linee di swap con altre banche centrali per l’offerta di liquidità nelle principali valute internazionali e, nel corso dell’estate, ha introdotto ulteriori linee di swap e di pronti contro termine per potenziare l’offerta di liquidità in euro. La BCE non è intervenuta sui mercati dei cambi, come si evince anche dall’informativa trimestrale relativa a tali interventi pubblicata da maggio 2020.

La pubblicazione del tasso a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR) – un contributo della BCE alla riforma dei tassi di interesse di riferimento – ha concluso con successo il suo primo anno a ottobre 2020. L’€STR sta progressivamente sostituendo l’Eonia (Euro overnight index average). Nel corso dell’anno la BCE ha continuato il prezioso dialogo che intrattiene con gli operatori dei mercati finanziari tramite i propri gruppi di contatto su tematiche di mercato; le conoscenze acquisite in questo ambito hanno contribuito a rendere più efficiente ed efficace l’attuazione della politica monetaria della BCE.

Nel 2020 la BCE ha continuato a essere responsabile della gestione di varie operazioni finanziarie per conto dell’UE, nonché a svolgere il proprio ruolo di coordinamento generale in relazione ai servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS).

5.1 Gli andamenti delle operazioni di mercato

Linee di liquidità in euro e in valuta estera

Le linee di liquidità aiutano la BCE a conseguire il proprio obiettivo di stabilità dei prezzi, a prevenire carenze di liquidità in euro e a sostenere l’utilizzo dell’euro nelle operazioni internazionali.

Garantendo che i fondi in euro siano disponibili per le controparti al di fuori dell’area dell’euro, gli accordi di swap e di pronti contro termine dell’Eurosistema[48] aiutano la BCE a conseguire il suo obiettivo di stabilità dei prezzi, a impedire che carenze di liquidità in euro al di fuori dell’area si trasformino in rischi per la stabilità finanziaria e a sostenere l’utilizzo dell’euro nelle operazioni finanziarie e commerciali a livello internazionale[49]. Essi contribuiscono alla regolare trasmissione della politica monetaria nell’area dell’euro impedendo che, a causa di turbolenze finanziarie, vi possano essere restrizioni nell’erogazione del credito all’interno dell’area, o in alcune parti di essa: ciò va a vantaggio dell’intera economia europea e di tutti i cittadini europei. Mettere valuta estera a disposizione delle controparti dell’area dell’euro alleggerisce la pressione sui mercati internazionali della provvista, contribuendo così ad attenuare gli effetti di tali tensioni sull’offerta di credito a famiglie e a imprese, sia all’interno che all’esterno dell’area dell’euro.

È importante riconoscere che le linee di swap e di pronti contro termine servono da backstop e non dovrebbero competere con i mercati privati della provvista, o sostituirsi ad essi, nel fornire liquidità in euro a non residenti dell’area. Nondimeno, la semplice esistenza di accordi precauzionali di liquidità può dare un senso di rassicurazione ai mercati e contribuire a preservare le regolari condizioni di mercato.

Figura 2

Panoramica delle linee di liquidità della BCE

Fonte: BCE.

Gli accordi sulle linee di swap fra le principali banche centrali garantiscono la reciprocità dell’accesso alla valuta di ciascuna banca centrale, sebbene nei fatti la maggior parte di tali accordi attualmente non venga utilizzata o venga sfruttata solo in una direzione. Le linee di swap bilaterali tra la BCE e le banche centrali non appartenenti all’area dell’euro consentono a queste ultime di fornire fondi in euro alle proprie controparti nazionali. Gli importi in questione in genere sono limitati e si considera che i rischi relativi alle linee di swap siano mitigati in una certa misura dai pagamenti ricevuti. Il 15 marzo 2020 la BCE, in un’azione congiunta con altre importanti banche centrali (la Bank of Canada, la Bank of England, la Bank of Japan, il Federal Reserve System e la Banca nazionale svizzera), ha annunciato che, in aggiunta alle operazioni a una settimana, avrebbe condotto operazioni settimanali di immissione di liquidità in dollari statunitensi con scadenza a 84 giorni e avrebbe ridotto il prezzo di tutte le operazioni in dollari. In seguito a tale annuncio, la BCE ha offerto operazioni con scadenza a 7 giorni e a 84 giorni e ha adeguato la frequenza di tali operazioni (giornaliera, settimanale o mensile) in base alle condizioni dei mercati finanziari.

Il 20 marzo 2020 la BCE ha annunciato che avrebbe riattivato la linea di swap bilaterale in essere con la Danmarks Nationalbank, incrementando la sua portata fino ad arrivare a 24 miliardi di euro. In aprile ha inoltre implementato nuove linee di swap bilaterali con la Hrvatska narodna banka e con la Banca nazionale di Bulgaria, che consentono a entrambe le banche centrali di fornire euro alle controparti nazionali fino a un massimale di 2 miliardi di euro ciascuna.

Nel corso del 2020 la BCE ha istituito linee di pronti contro termine bilaterali con diverse banche centrali non appartenenti all’area dell’euro (cfr. la tavola 2) e il 25 giugno ha istituito il sistema di operazioni di pronti contro termine gestito dall’Eurosistema (EUREP), che istituisce un quadro generale accessibile a un ampio novero di banche centrali non appartenenti all’area dell’euro. Nell’ambito di questo meccanismo, le banche centrali possono prendere in prestito liquidità in euro a fronte di garanzie adeguate, costituite da titoli di debito negoziabili denominati in euro emessi dalle amministrazioni centrali dell’area dell’euro e da istituzioni sovranazionali.

Tavola 2

Panoramica delle linee di pronti contro termine bilaterali istituite nel 2020

Fonte: BCE.

Il contributo della BCE alla riforma dei tassi di interesse di riferimento

La BCE ha continuato a svolgere un ruolo importante nella riforma dei tassi di interesse di riferimento dell’area dell’euro principalmente in due modi: in primo luogo, rendendo disponibile un parametro solido e affidabile, l’€STR (tasso a breve termine in euro), e in secondo luogo fungendo da catalizzatore delle iniziative promosse dal mercato tramite la funzione di Segretariato che svolge presso un gruppo di lavoro sui tassi privi di rischio in euro, istituito nel settore privato.

L’ €STR ha preso avvio il 2 ottobre 2019. Il tasso misura i costi della raccolta all’ingrosso non garantita con scadenza a un giorno delle banche situate nell’area dell’euro e si basa interamente su informazioni statistiche riservate sulle operazioni di mercato monetario rese disponibili con cadenza giornaliera e raccolte conformemente al regolamento relativo alle statistiche sui mercati monetari.

Dopo un anno dalla prima pubblicazione del tasso, la BCE ha effettuato un riesame della metodologia utilizzata per il calcolo ai sensi dell’articolo 15, paragrafo 2, dell’indirizzo sull’€STR, in base al quale almeno una volta all’anno occorre valutare se i cambiamenti nel mercato sottostante rendano necessarie modifiche al tasso e alla sua metodologia. Il riesame ha indagato se il tasso rifletta correttamente le dinamiche del mercato sottostante, se si basi su un volume sufficiente di dati e se non risenta di distorsioni, concludendo che la metodologia è in grado di misurare correttamente lo specifico interesse economico sottostante e che la base per la misurazione dei costi della raccolta non garantita con scadenza a un giorno continua a essere adeguata.

Alla luce della solidità e della rappresentatività dell’€STR, gli operatori di mercato sono incoraggiati a utilizzarlo sia per gli strumenti a pronti che per i derivati, in considerazione del fatto che il 3 gennaio 2022 l’Eonia verrà definitivamente dismesso. Al fine di incoraggiare e sostenere un impiego diffuso dell’€STR, anche come base di calcolo per un tasso di riserva nei contratti indicizzati all’Euribor (euro interbank offered rate), la BCE ha deciso di pubblicare tassi medi composti sulla base dell’€STR, nonché un indice composto[50].

Nel frattempo, il gruppo di lavoro sui tassi privi di rischio in euro, che è incaricato di guidare gli operatori di mercato nella transizione dall’Eonia – largamente utilizzato – verso l’€STR, e di raccomandare idonei tassi di riserva alternativi all’Euribor, ha fornito un contributo fondamentale alla pianificazione di emergenza riferita a uno scenario in cui l’Euribor potrebbe cessare permanentemente di esistere. A seguito di due consultazioni pubbliche, sui tassi di riserva alternativi all’Euribor e sugli eventi scatenanti a fronte dei quali ricorrere ai tassi di riserva alternativi all’Euribor, nel secondo trimestre del 2021 il gruppo di lavoro dovrebbe pubblicare le proprie raccomandazioni sui tassi alternativi all’Euribor più adeguati per ciascuna classe di attività e un elenco di eventi scatenanti da applicare universalmente. Gli operatori di mercato sono invitati a prendere atto delle raccomandazioni e a tenerne conto nella propria pianificazione di emergenza.

I gruppi di contatto su tematiche di mercato

Nel 2020 si è assistito a sfide inconsuete e a sviluppi imprevisti nei mercati finanziari. In questi tempi di elevata incertezza, la BCE ha apprezzato notevolmente le interazioni strutturate con gli operatori del mercato finanziario che hanno avuto luogo tramite i gruppi di contatto su tematiche di mercato. In varie occasioni il gruppo di contatto sul mercato obbligazionario (Bond Market Contact Group), il gruppo di contatto sulle operazioni in cambi (Foreign Exchange Contact Group), il gruppo di contatto sul mercato monetario (Money Market Contact Group) e il gruppo dei gestori delle operazioni della BCE (ECB Operations Manager Group) sono stati invitati a partecipare a riunioni ad hoc per scambiare opinioni sugli sviluppi in atto nei mercati finanziari e sul funzionamento dei mercati stessi. Gli operatori di mercato sono stati chiamati a esprimere apertamente il proprio punto di vista e hanno manifestato le proprie preoccupazioni, animando una discussione che ha aiutato la BCE a individuare le potenziali criticità del sistema finanziario e a valutare la capacità di tenuta di quest’ultimo, in particolare durante la diffusione del coronavirus in Europa nella primavera del 2020. Le informazioni acquisite sono state utili nelle iniziative intraprese per aumentare l’efficienza e l’efficacia dell’attuazione della politica monetaria della BCE.

Le segnalazioni sugli interventi della BCE sui mercati valutari

A settembre 2019 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di pubblicare ulteriori dati sugli interventi condotti dalla BCE sui mercati valutari. Da maggio 2020 questi dati vengono pubblicati in una tavola consultabile dal sito Internet della BCE, nonché nello Statistical Data Warehouse. I dati sono aggiornati su base trimestrale, con un ritardo di un trimestre. Le informazioni pubblicate nelle tavole trimestrali vengono altresì riportate come aggregato annuale nel Rapporto annuale della BCE (cfr. la tavola 3). Laddove in un determinato trimestre non vi sia stato alcun intervento sul mercato dei cambi, ciò viene precisato in maniera esplicita.

Nel 2020 la BCE non ha fatto nessun intervento. Dall’introduzione dell’euro la BCE è intervenuta sul mercato dei cambi in due occasioni, nel 2000 e nel 2011.

Tavola 3

Interventi della BCE sui mercati valutari

Fonte: BCE.

Il quadro di riferimento per le segnalazioni contempla gli interventi sui mercati valutari effettuati dalla BCE sia unilateralmente che in coordinamento con altre autorità, nonché gli interventi “ai margini” previsti dagli Accordi europei di cambio (AEC II).

5.2 La gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti nell’UE

La BCE gestisce le operazioni di pagamento nell’ambito di vari programmi di prestito dell’UE

La BCE è responsabile della gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti dell’UE nell’ambito del meccanismo di sostegno finanziario a medio termine (Medium‑Term Financial Assistance facility, MTFA)[51], del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF)[52] e dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE)[53].

Nel 2020 la BCE ha curato il pagamento degli interessi sui prestiti erogati in base al quadro dell’MTFA. Al 31 dicembre 2020 l’importo totale in essere nell’ambito di tale meccanismo ammontava a 200 milioni di euro. Nel 2020 la BCE ha altresì curato vari versamenti e pagamenti di interessi in relazione ai prestiti erogati nel quadro del MESF. Al 31 dicembre 2020 l’importo totale in essere nell’ambito di tale meccanismo ammontava a 46,8 miliardi di euro. Nel 2020, inoltre, la BCE ha curato le erogazioni dei finanziamenti agli Stati membri nell’ambito dello strumento SURE. Al 31 dicembre 2020 il relativo importo in essere ammontava a 39,5 miliardi di euro.

Analogamente, la BCE è responsabile della gestione dei pagamenti connessi alle operazioni effettuate nell’ambito del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF)[54] e del Meccanismo europeo di stabilità (MES)[55]. Nel 2020 la BCE ha curato diversi pagamenti di interessi e commissioni in relazione ai due prestiti erogati nel quadro del FESF.

Infine, la BCE è responsabile del trattamento di tutti i pagamenti relativi all’accordo di prestito a favore della Grecia[56]. Al 31 dicembre 2020 l’importo totale in essere nell’ambito di tale accordo ammontava a 52.193,75 milioni di euro.

5.3 I servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema

Diverse banche centrali dell’Eurosistema forniscono servizi nell’ambito dell’ERMS

Nel 2020 è proseguita l’offerta di un’ampia gamma di servizi finanziari in applicazione del quadro di riferimento per i servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS), istituito nel 2005 per la gestione delle riserve denominate in euro dei clienti. Nell’ambito di tale quadro di riferimento, alcune banche centrali nazionali dell’Eurosistema offrono servizi finanziari – sulla base di condizioni armonizzate e in linea con gli standard generali di mercato – a banche centrali, autorità monetarie, agenzie governative non appartenenti all’area dell’euro e organizzazioni internazionali. La BCE svolge un ruolo di coordinamento generale, controlla l’ordinato funzionamento dei servizi, promuove migliorie al sistema e riferisce al Consiglio direttivo della BCE tramite rapporti dedicati.

Il numero di clienti che hanno usufruito dei servizi ERMS era pari a 260 alla fine del 2020, a fronte di 273 alla fine del 2019. Le attività totali aggregate (incluse attività liquide e titoli) gestite nell’ambito dell’ERMS sono aumentate di circa l’1,7 per cento nello stesso intervallo di tempo.

Nel 2020 il quadro normativo dell’ERMS è stato aggiornato per incentivare ulteriormente la trasparenza nelle segnalazioni e la condivisione delle informazioni all’interno dell’Eurosistema nel contesto dell’offerta dei servizi ERMS.

6 Più banconote e contraffazione al minimo storico

La BCE e le banche centrali nazionali (BCN) dell’area dell’euro sono responsabili dell’emissione delle banconote in euro all’interno dell’area, della garanzia della disponibilità del contante e della salvaguardia della fiducia nella moneta. Nonostante l’impatto della pandemia sulle abitudini di consumo e di pagamento, il numero di banconote in euro in circolazione ha continuato a mostrare una forte crescita, mentre il numero di banconote contraffatte ritirate dalla circolazione si è ridotto al minimo storico.

6.1 La domanda di banconote in euro continua a mantenersi elevata

In generale, dal 2002 il numero e il valore delle banconote in euro in circolazione sono aumentati a un ritmo più rapido rispetto alla crescita economica.

Nel 2020 il numero e il valore delle banconote in euro in circolazione sono aumentati di circa il 10 per cento. A fine anno, le banconote in circolazione ammontavano a 26,5 miliardi, per un valore complessivo di 1.435 miliardi di euro (cfr. i grafici 21 e 22). Le banconote da 50 euro rappresentavano quasi la metà, sia del numero sia del valore, dei biglietti in circolazione. A metà marzo 2020, dopo che il COVID‑19 è stato dichiarato una pandemia, si è osservato un aumento della domanda di contante molto sostenuto che si è protratto per alcune settimane; tale richiesta ha riguardato soprattutto i tagli da 200 e 100 euro, per via dell’incremento della domanda di contante a fini precauzionali. Nei mesi successivi, si è verificato un calo dei regolari prelievi di contante da parte delle istituzioni creditizie e dei relativi depositi presso le BCN, a seguito delle misure di lockdown e dei cambiamenti nelle tipologie dei pagamenti utilizzate. Ciò ha determinato nel 2020 una riduzione del volume del ciclo del contante del 20 per cento rispetto al 2019. Ciononostante, il numero di banconote in circolazione ha continuato a crescere per tutto il 2020, soprattutto a causa della maggiore incertezza e di una tendenza generale ad accumulare contante in situazioni di crisi.

Grafico 21

Numero e valore delle banconote in euro in circolazione

(scala di sinistra: miliardi di euro; scala di destra: miliardi)

Fonte: BCE.

Grafico 22

Valore delle banconote in euro in circolazione per taglio

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.

In termini di valore, una quota significativa delle banconote in euro è detenuta al di fuori dell’area dell’euro

Un recente studio suggerisce che la quota di banconote in euro in circolazione all’esterno dell’area è compresa tra il 30 e il 50 per cento del valore totale delle banconote in euro in circolazione. Lo studio dimostra che tali banconote sono utilizzate sia come riserva di valore sia a fini transattivi.

La produzione delle banconote in euro è ripartita tra le BCN dell’area. A queste ultime, nel 2020, è stata allocata una produzione complessiva di circa 5,7 miliardi di biglietti.

Il numero totale delle monete in euro in circolazione è aumentato del 2 per cento nel 2020, raggiungendo 138 miliardi a fine anno. Il valore delle monete in circolazione si è attestato a 30 miliardi di euro, segnando un incremento dell’1,4 per cento rispetto alla fine del 2019.

Nel 2020 i depositi delle istituzioni creditizie presso le BCN dell’area dell’euro ammontavano a 25,0 miliardi di banconote, per un valore complessivo di circa 800 miliardi di euro. Una quota del 12 per cento di tali banconote (cioè 3,0 miliardi) è stata sostituita con banconote nuove per mantenere l’elevata qualità dei biglietti in circolazione.

6.2 L’utilizzo del contante da parte dei cittadini

Studio sull’utilizzo del contante nell’area dell’euro

Nel 2019 la BCE ha avviato il suo secondo studio sulle abitudini di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro (study on the payment attitudes of consumers in the euro area, SPACE), per valutare l’utilizzo del contante e di strumenti di pagamento alternativi. Lo studio ha mostrato che il 73 per cento di tutti i pagamenti effettuati dai consumatori presso i punti vendita e nelle transazioni fra privati è avvenuto in contanti. In termini di valore, i pagamenti in contanti hanno rappresentato il 48 per cento del valore totale delle transazioni, seguiti dai pagamenti con carta con una quota del 41 per cento.

Il contante manterrà la sua importanza in futuro

Lo studio ha inoltre rilevato che per il 55 per cento degli intervistati era importante, o molto importante, disporre della possibilità di pagare in contanti in futuro. I risultati hanno anche messo in evidenza che il 34 per cento degli intervistati detiene riserve di contante, sia a fini transattivi che a titolo di risparmio.

Da un’indagine condotta a livello dell’area dell’euro nel luglio 2020, è emerso che la pandemia di COVID‑19 ha avuto un forte impatto sulle abitudini di pagamento dei consumatori, in quanto il 40 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver ridotto i pagamenti in contanti. La principale motivazione addotta al cambiamento nelle modalità di pagamento a seguito della pandemia è rappresentata dalle misure adottate per rendere più conveniente l’utilizzo dei mezzi di pagamento alternativi al contante.

Mantenimento della disponibilità e dell’accettazione di contante in euro

La strategia Cash 2030 dell’Eurosistema mira a garantire un buon accesso al contante e la sua accettazione come mezzo di pagamento

Nel 2020 il Consiglio direttivo della BCE ha adottato una nuova strategia per il contante per mantenere la fiducia nelle banconote e monete in euro, nonché per assicurare ai consumatori la libertà di scelta circa il mezzo di pagamento da utilizzare. La strategia Cash 2030 dell’Eurosistema, presentata nel dicembre 2020, definisce le priorità e gli obiettivi strategici da perseguire nei prossimi anni e mira a garantire un buon accesso ai servizi di cassa a tutti i cittadini e alle imprese dell’area dell’euro, oltre a far sì che il contante rimanga un mezzo di pagamento universalmente accettato. La riduzione dell’impronta ecologica delle banconote in euro e il continuo impegno nella realizzazione di biglietti innovativi e sicuri sono altri importanti temi che saranno affrontati.

Per conseguire tali obiettivi, l’Eurosistema ha avviato una rilevazione della copertura geografica dei punti operativi per l’offerta di servizi di cassa da parte delle istituzioni creditizie insieme a un’analisi dell’evoluzione delle commissioni standard da queste applicate ai clienti per il deposito e il prelievo di banconote e monete. Inoltre, la BCE e le BCN hanno instaurato un dialogo approfondito con la comunità bancaria e con gli altri stakeholder del ciclo del contante sull’adeguatezza dei servizi di cassa, dato che le istituzioni creditizie continueranno a svolgere un ruolo centrale sia nella distribuzione del contante al dettaglio che nel controllo dell’autenticità e della qualità delle banconote in circolazione. In seguito alla pandemia, la BCE e le BCN, in stretta collaborazione con tutti gli stakeholder del contante hanno profuso particolare impegno nell’affrontare le sfide poste dalle misure di lockdown e nell’attenuarne l’impatto destabilizzante sui cicli nazionali del contante.

Bassa trasmissibilità del coronavirus tramite le banconote

Il rischio di contrarre il COVID‑19 a causa dei pagamenti in contanti è trascurabile

Fin dall’insorgere del COVID‑19 la BCE ha lavorato a stretto contatto con diversi laboratori per determinare l’incidenza dell’uso del contante sulla diffusione del virus. Sono stati valutati due aspetti correlati, benché diversi: in primo luogo, per quanto tempo il virus possa sopravvivere sulla superficie delle banconote e delle monete (sopravvivenza); in secondo luogo, in quale misura il virus possa trasferirsi dal contante alla mano di un individuo (trasmissibilità). I risultati di tali test confermano le opinioni espresse in precedenza da molte autorevoli organizzazioni, secondo cui il rischio di trasmissione attraverso l’uso del contante è basso. I test hanno dimostrato che la quantità di virus potenzialmente trasmessa utilizzando contanti per i pagamenti è talmente bassa che il rischio di contagio è insignificante.

6.3 Falsificazione delle banconote in euro ai minimi storici

Nel 2020 il numero di banconote in euro contraffatte ha toccato il livello più basso dal 2003. Sono stati ritirati dalla circolazione circa 460.000 falsi. Rispetto al numero di banconote in euro autentiche in circolazione, la percentuale di falsi ha toccato il minimo storico di 17 parti per milione (cfr. il grafico 23).

Grafico 23

Numero di falsi per milione di banconote in euro autentiche in circolazione

(parti per milione)

Fonte: BCE.

L’attività di contraffazione si concentra soprattutto sui tagli da 20 e 50 euro che, nel 2020, hanno rappresentato nell’insieme due terzi di tutti i falsi ritirati dalla circolazione. Il taglio da 20 euro ha sostituito il taglio da 50 quale biglietto più contraffatto. Vi è stato inoltre un aumento della percentuale di contraffazioni di bassa qualità. Tali contraffazioni sono facili da individuare in quanto non presentano le caratteristiche di sicurezza delle banconote, o ne presentano solo imitazioni molto scadenti.

La BCE raccomanda ai cittadini di continuare a prestare attenzione quando entrano in possesso di banconote e di tenere a mente il metodo “tocca guarda muovi”

Nonostante il peggioramento della qualità dei falsi, la BCE continua a raccomandare ai cittadini di prestare attenzione quando entrano in possesso di banconote, di tenere a mente il metodo basato sulle tre parole chiave “tocca guarda muovi” e di non affidarsi a una sola caratteristica di sicurezza. Inoltre, si organizzano con frequenza regolare iniziative di formazione per i gestori professionali di contante, sia in Europa sia altrove, e si distribuisce al pubblico materiale informativo aggiornato a sostegno della lotta alla contraffazione condotta dall’Eurosistema. La BCE collabora inoltre con l’Europol, l’Interpol e la Commissione europea nel perseguimento di tale obiettivo.

7 Statistiche

La BCE, assistita dalle banche centrali nazionali (BCN), sviluppa, raccoglie, redige e pubblica un ampio insieme di statistiche e dati a supporto della propria politica monetaria, della stabilità finanziaria e di vari altri compiti svolti dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dal Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS). Tali statistiche sono utilizzate anche da autorità pubbliche, organizzazioni internazionali, operatori dei mercati finanziari, mezzi di informazione e altri fruitori, e contribuiscono a incrementare la trasparenza dell’operato della BCE.

Il presente capitolo verte principalmente su come contenere l’onere di segnalazione per le banche mantenendo nel contempo la qualità delle statistiche, sulle nuove statistiche dell’area dell’euro e sull’offerta di dati e statistiche durante la pandemia di COVID‑19. I due riquadri trattano la conformità del tasso a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR) ai principi formulati dall’Organizzazione internazionale delle commissioni per i valori mobiliari (International Organization of Securities Commissions, IOSCO) e una revisione degli standard statistici internazionali i cui sviluppi hanno implicazioni importanti sulle politiche e le funzioni di banca centrale.

7.1 La strategia per ridurre i costi e aumentare la qualità delle segnalazioni

Il SEBC ha formulato delle proposte al fine di contenere l’onere di segnalazione e migliorare la qualità dei dati, nonché la sincronizzazione con i lavori sull’IReF

Nel suo contributo alla Relazione di fattibilità dell’Autorità bancaria europea (ABE) sul sistema di segnalazione integrato per le banche il SEBC ha illustrato la propria strategia di raccolta dei dati bancari (cfr. la figura 3) e avanzato proposte al fine di ridurre l’onere a carico delle banche relativamente alle segnalazioni statistiche, di risoluzione e prudenziali, senza pregiudicare il contenuto informativo indispensabile alle attività di politica monetaria, risoluzione e vigilanza[57].

Ciò può essere conseguito attraverso:

  • uno standard data dictionary e un data model comuni relativi agli obblighi in materia di segnalazioni statistiche, di risoluzione e di vigilanza prudenziale;
  • un miglioramento delle procedure come, per esempio, l’eliminazione di richieste duplici di dati e il miglioramento della condivisione di dati tra autorità;
  • un potenziamento della cooperazione tra le autorità europee e tra quest’ultime e il settore bancario, al fine di ottenere un data model comune e delle procedure più efficienti.

Il SEBC ha altresì proposto una sincronizzazione con il lavoro sul proprio quadro di riferimento integrato per le segnalazioni (Integrated Reporting Framework, IReF).

Figura 3

La strategia di raccolta dei dati bancari del SEBC

Fonte: BCE.
Nota: BIRD: dizionario per le segnalazioni integrate delle banche (Banks’ Integrated Reporting Dictionary); MVU: Meccanismo di vigilanza unico; MRU: Meccanismo unico per la risoluzione delle crisi.

7.2 Statistiche nuove e più esaustive per l’area dell’euro

Malgrado la pandemia di COVID‑19, la BCE ha messo in atto i propri piani per l’offerta di nuove statistiche

Il 7 aprile 2020 la BCE ha pubblicato per la prima volta statistiche sui dati di bilancia dei pagamenti e di contabilità settoriale dell’area dell’euro coerenti, facilitando così l’uso congiunto a fini statistici di queste due basi dati.

Il 1° luglio 2020 sono stati aggiornati i tassi di cambio effettivi dell’euro e gli indicatori di competitività armonizzati, nonché i pesi sottostanti basati su dati bilaterali di commercio.

Nel 2020 la BCE ha sviluppato nuovi strumenti di comunicazione per favorire l’accesso della collettività ai propri dati e alla propria produzione statistica. È stata pubblicata la prima opera digitale interattiva della BCE: “Uno sguardo alle statistiche: la moneta, il credito e i tassi di interesse della banca centrale”, un insieme di rappresentazioni visive, testi e grafici interattivi realizzati in un linguaggio semplice e disponibili in 23 lingue dell’UE. Le statistiche dell’area dell’euro e quelle nazionali contenute nella pubblicazione sono aggiornate in tempo reale ogni volta che nuovi dati si rendono disponibili. Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE, spiega il valore strategico di dati e statistiche di alta qualità per le politiche della Banca centrale europea in un suo post, pubblicato su un blog in occasione della Giornata mondiale della statistica.

7.3 Offerta di dati e statistiche durante la pandemia

La BCE ha dovuto adeguare la propria offerta statistica all’azione di contrasto alla crisi del COVID‑19

La pandemia di COVID‑19 ha generato sfide senza precedenti per i responsabili delle politiche, rendendo necessario il monitoraggio di variabili ad alta frequenza per l’attività economica, nonché di indicatori statistici standard al fine di calibrare in tempo reale la risposta di politica monetaria della BCE in un periodo di elevata incertezza. La pandemia ha posto altresì sfide considerevoli e di vario tipo sia per i soggetti segnalanti, sia per i compilatori delle statistiche.

Con uno sforzo congiunto, BCE e Eurostat hanno identificato le principali criticità per la produzione delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, quali la sospensione delle interviste dirette ai turisti (border surveys), la flessione nei tassi di risposta e i ritardi da parte dei segnalatori diretti, in particolare le società non finanziarie, nonché una qualità inferiore e dei ritardi nell’ottenere l’accesso a dati amministrativi (ad esempio, rimborsi IVA) e bilanci annuali. Si è discusso di una lista di fonti alternative da impiegare per ridurre le lacune e sono state poste le basi per una maggiore collaborazione e cooperazione tra compilatori.

In questo contesto è stato essenziale mantenere la continuità operativa nelle statistiche e nei dati di vigilanza del SEBC e del Sistema statistico europeo (SSE).

La cooperazione con soggetti segnalanti, BCN, SSE ed Eurostat si è rivelata fondamentale

Ad aprile la BCE ha modificato alcuni obblighi di segnalazione e invitato le BCN e i soggetti segnalanti a trovare soluzioni pragmatiche nell’ambito del quadro legislativo esistente al fine di contenere le segnalazioni statistiche entro limiti tali da renderle fattibili per i soggetti segnalanti, pur mantenendo la qualità informativa a un livello sufficiente a raggiungere il proprio scopo[58]. La BCE ha anche operato in stretta collaborazione con le BCN, l’Eurostat e gli istituti nazionali di statistica per sviluppare strategie di mitigazione comuni in termini di fonti statistiche e metodi di stima, al fine di minimizzare la perdita di qualità e potenziali problemi di confrontabilità delle statistiche tra nazioni e regioni.

I dati granulari raccolti dalla BCE hanno consentito analisi dettagliate e puntuali

La messa a punto di diverse misure di politica monetaria adottate recentemente dal Consiglio direttivo della BCE al fine di contrastare gli effetti della pandemia ha anche beneficiato della flessibilità offerta dai dati granulari raccolti dalla BCE e dalle BCN. La BCE ha altresì adattato la propria produzione di dati per calibrare in modo adeguato la sua risposta di politica monetaria, includendo, ad esempio:

  • l’elaborazione di dati creditizi raccolti dalle banche coinvolte nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine;
  • la produzione di dati giornalieri relativi a emissioni lorde, rimborsi e consistenze di titoli di Stato emessi dai paesi dell’area dell’euro per calibrare i programmi di acquisto di titoli della BCE.

Riquadro 6
Conformità dell’€STR ai principi IOSCO

La conformità ai principi per gli indici di riferimento finanziari formulati dall’Organizzazione internazionale delle commissioni per i valori mobiliari (International Organization of Securities Commissions, IOSCO) garantisce che il quadro di controllo del tasso a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR) sia in linea con le migliori prassi internazionali.

Il 30 settembre 2020 la BCE ha pubblicato la propria dichiarazione di conformità dell’€STR ai principi IOSCO. La dichiarazione è stata rilasciata in forma indipendente nell’ambito di un’ispezione esterna condotta dalla società di revisione PricewaterhouseCoopers.

I processi della BCE sull’€STR relativi a governance, qualità e trasparenza applicano i principi IOSCO, ove rilevante e opportuno, al fine di garantire un sistema di controllo efficace e trasparente in linea con le migliori prassi internazionali, per tutelare l’integrità e l’indipendenza del processo di determinazione dell’€STR. La dichiarazione offre una panoramica della gestione dell’€STR da parte della BCE, presenta un’autovalutazione della conformità ai principi IOSCO e descrive i quadri di riferimento e le procedure.

Riquadro 7
La revisione degli standard statistici internazionali

Il personale della BCE e delle BCN sta contribuendo al processo di aggiornamento di due manuali internazionali relativi al quadro metodologico da applicare alle statistiche sui dati di contabilità nazionale e di bilancia dei pagamenti, che rivestono un ruolo importante per le politiche e le funzioni di banca centrale.

Gli standard statistici internazionali sono un insieme armonizzato di concetti, definizioni, classificazioni, norme contabili e altre linee guida che si applicano alla compilazione delle statistiche economiche ufficiali, allo scopo di renderle adeguate per attività politiche, di analisi e di ricerca. Essi determinano quali flussi economici e posizioni rientrano negli aggregati macroeconomici come PIL, debito o conto corrente, e come sono registrati.

Comprendendo tutti i campi delle statistiche economiche ed essendo disponibili a tutti i compilatori di dati nel mondo, gli standard agevolano il confronto tra i vari ambiti statistici e le diverse aree economiche nazionali e internazionali. Tutti i dati e le statistiche relativi all’economia che la BCE impiega si basano sugli standard.

A marzo 2020 gli organismi internazionali competenti, ovvero la Commissione statistica delle Nazioni Unite e il Comitato delle statistiche della bilancia dei pagamenti dell’FMI, hanno deciso di avviare una revisione di due manuali del sistema di standard: il Sistema dei conti nazionali e il Manuale della bilancia dei pagamenti e della posizione patrimoniale sull’estero. La revisione si occuperà di questioni quali la globalizzazione, la digitalizzazione, le nuove forme di intermediazione finanziaria e i cambiamenti climatici, e stabilirà i trattamenti statistici adeguati da applicare. Tali innovazioni hanno implicazioni significative per le politiche e le funzioni di banca centrale e i loro effetti sono all’attenzione, ad esempio, nell’ambito del processo di riesame della strategia di politica monetaria della BCE attualmente in corso.

Alla luce dell’importanza rivestita dagli standard per il SEBC, il personale della BCE e delle BCN sta contribuendo alla procedura di aggiornamento, di concerto con esperti di organizzazioni internazionali, istituti di statistica e altre autorità nazionali. È stato programmato che i nuovi standard siano pronti per il 2025 e vengano poi inclusi nella normativa statistica europea, compresa quella della BCE.

8 Priorità di ricerca della BCE

La pandemia di COVID‑19 ha avuto un effetto anche sulle attività di ricerca, che nel 2020 si sono concentrate sul perfezionamento di strumenti per la valutazione delle condizioni economiche in tempo reale e il vaglio delle possibili scelte di policy. Contemporaneamente, è proseguito il lavoro dei network di ricerca ordinari e delle task force. La collaborazione con il mondo accademico inizialmente è stata ostacolata dalla pandemia, ma nel secondo semestre dell’anno l’attività è ripresa.

8.1 Attività connesse al COVID‑19

Si è lavorato a perfezionare gli strumenti per la valutazione delle condizioni economiche e finanziarie in tempo reale

La pandemia di COVID‑19 ha intensificato le attività volte al perfezionamento degli strumenti di monitoraggio delle condizioni economiche e finanziarie, al fine di rilevare con maggiore accuratezza e in tempo reale condizioni in rapida evoluzione.

Un esempio è rappresentato dalla messa a punto di indicatori dell’attività economica mensili e settimanali. Sebbene nell’ultimo decennio gli indicatori mensili siano diventati uno strumento standard per le previsioni economiche, l’analisi è stata ora intensificata e portata a frequenza settimanale, grazie all’impiego di una serie di nuovi dati, in parte provenienti da fonti web (cfr. il riquadro 8).

Analogamente, gli indicatori della tensione finanziaria sono stati perfezionati in modo da offrire una valutazione settimanale dei rischi della frammentazione finanziaria nell’area dell’euro. Questi indicatori mostrano che la pandemia di COVID‑19 inizialmente ha causato una forte frammentazione, prossima ai livelli osservati durante la crisi finanziaria mondiale del 2008 e la crisi del debito sovrano dell’area dell’euro del 2012[59]. Tuttavia, a metà settembre 2020, la frammentazione finanziaria dell’area dell’euro è sostanzialmente tornata ai livelli pre‑crisi, grazie alle rapide risposte della politica economica e alla resilienza creata dai meccanismi di sostegno finanziario e dalle riforme attuate nel corso dell’ultimo decennio.

Una nuova indagine online sulle aspettative dei consumatori ha fornito informazioni sulla fiducia delle famiglie e sulle condizioni del mercato del lavoro

Un’altra importante fonte di informazioni è stata l’indagine sulle aspettative dei consumatori (Consumer Expectations Survey, CES), una nuova indagine online avviata a inizio 2020 e ancora in fase di sperimentazione. L’indagine informa regolarmente sul clima di fiducia e sulle aspettative delle famiglie, sui piani di consumo e di risparmio e sulle condizioni del mercato del lavoro. È caratterizzata da elevati livelli di tempestività e armonizzazione tra i diversi paesi dell’area dell’euro, in particolare le quattro maggiori economie[60].

L’indagine ha rivelato differenze tra le preoccupazioni finanziarie delle famiglie nei diversi paesi...

La nuova indagine si è rivelata molto utile nel monitorare il settore delle famiglie durante l’epidemia di COVID‑19. Ad esempio, le famiglie sono state interrogate sulla gravità delle conseguenze finanziarie derivanti dalla diffusione del virus. Le risposte rivelano differenze tra le preoccupazioni finanziarie delle famiglie nei diversi paesi (cfr. il grafico 24). Ad esempio, le famiglie in Spagna e, in misura minore, quelle in Italia hanno segnalato conseguenze finanziarie più gravi rispetto a quelle percepite in Germania e nei Paesi Bassi.

Grafico 24

Preoccupazioni delle famiglie sulle conseguenze finanziarie del COVID‑19

(punteggi di preoccupazione medi)

Fonte: BCE.
Note: il grafico mostra il punteggio medio delle risposte delle famiglie alla domanda “Quanto ti preoccupa l’impatto del coronavirus (COVID‑19) sulla situazione finanziaria della tua famiglia?” e si basa su una scala di risposte numerate da 0 a 10, dove 0 indica “per nulla preoccupato” e 10 indica “estremamente preoccupato”. I risultati riportati nel grafico sono relativi ai mesi di aprile, luglio e ottobre 2020.

... e percezioni diverse a seconda delle caratteristiche demografiche ed economiche delle famiglie

L’indagine rivela inoltre che le famiglie i cui membri sono giovani, hanno redditi bassi, contratti di lavoro temporanei o accesso limitato al credito sono più vulnerabili allo shock del COVID‑19. Le famiglie con maggiori preoccupazioni finanziarie tendono a ridurre la propria spesa più che proporzionalmente. Tenderebbero inoltre a consumare meno di quanto percepito in virtù di trasferimenti che potrebbero ricevere in futuro nell’ambito dei programmi di sostegno pubblico. Questi risultati potrebbero segnalare l’importanza del ruolo svolto da misure di politica di bilancio specifiche e mirate nello stabilizzare le condizioni macroeconomiche durante la pandemia.

8.2 Network di ricerca

I nuclei di ricerca hanno continuato a svolgere regolarmente le proprie attività

I network di ricerca ordinari hanno continuato a coordinare le proprie attività all’interno del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e a intrattenere relazioni con il mondo accademico. In particolare, i tre nuclei di ricerca del SEBC su politica monetaria, stabilità finanziaria e problemi strutturali delle economie dell’area dell’euro hanno organizzato seminari sulle rispettive questioni prioritarie. Per il futuro, i nuclei prevedono di privilegiare la ricerca inerente alle sfide legate al contesto attuale, caratterizzato da bassi livelli di crescita e inflazione, cambiamenti climatici e innovazione tecnologica in ambito finanziario.

La task force di ricerca su politica monetaria, regolamentazione macroprudenziale e stabilità finanziaria ha compiuto significativi passi in avanti

Nel 2020 la task force su politica monetaria, regolamentazione macroprudenziale e stabilità finanziaria ha portato avanti numerosi progetti in cui sono stati analizzati gli effetti delle politiche macroprudenziali. Un filone di ricerca si è concentrato sugli effetti delle misure macroprudenziali mirate ai prenditori sulla disuguaglianza[61]. Se da un lato queste misure possono creare disparità rendendo più problematica l’erogazione di prestiti a favore di individui a basso reddito, dall’altro possono ridurre tale disparità in tempi di crisi, attenuandone l’impatto negativo sui gruppi vulnerabili. Un’altra serie di progetti ha analizzato come le politiche macroprudenziali, attraverso il loro effetto sulla stabilità finanziaria e sul tasso di interesse di equilibrio, influenzino la trasmissione della politica monetaria e come quest’ultima, con i suoi effetti sulla propensione al rischio da parte degli intermediari finanziari, determini la necessità di politiche macroprudenziali. Un terzo filone di ricerca si è concentrato sui vantaggi del coordinamento tra politiche monetarie e macroprudenziali.

La rete di ricerca PRISMA ha analizzato la frequenza delle singole variazioni di prezzo e i problemi collegati alla misurazione dei prezzi al consumo

La rete di ricerca PRISMA (Price‑setting Microdata Analysis Network) studia le modalità di definizione dei prezzi delle singole imprese e del settore del commercio al dettaglio usando serie di dati micro sui prezzi. Nel 2020 il gruppo ha analizzato la frequenza delle singole variazioni di prezzo al fine di comprendere meglio il processo di inflazione, aggiornando le evidenze fornite nei primi anni 2000 dal network sulla persistenza dell’inflazione (Inflation Persistence Network, IPN). Ha inoltre esaminato i dati alla base del calcolo degli indici ufficiali dei prezzi al consumo.

La rete Household Finance and Consumption Network (HFCN) ha pubblicato l’edizione dell’indagine per il 2017

A marzo 2020 la rete Household Finance and Consumption Network (HFCN) ha pubblicato i risultati della terza fase (2017) dell’indagine sui bilanci e sui consumi delle famiglie (Household Finance and Consumption Survey, HFCS). Mentre la ricchezza netta mediana delle famiglie dell’area dell’euro si è mantenuta sostanzialmente stabile tra il 2014 e il 2017, le famiglie hanno registrato incrementi di reddito generalizzati, con un aumento del reddito mediano del 4,1 per cento. Inoltre, la concentrazione della ricchezza netta nel novero delle famiglie più agiate, nell’area dell’euro, è rimasta invariata nel periodo considerato, mentre le famiglie più fortemente indebitate potrebbero aver osservato un allentamento delle pressioni finanziarie. I dati agevoleranno inoltre la comprensione delle eterogeneità in termini di trasmissione della politica monetaria e pressione finanziaria tra le diverse famiglie.

CompNet ha condotto uno studio sulla concorrenza tra le imprese europee in un contesto caratterizzato dalle molte sfide poste dal COVID‑19 a livello mondiale

Il SEBC mantiene inoltre contatti con network di ricerca indipendenti, come la rete Competitiveness Research Network (CompNet), un polo di ricerca e di analisi delle politiche su competitività e produttività. Nel 2020 CompNet ha organizzato due conferenze virtuali, rispettivamente con la Národná banka Slovenska e con la BCE. Nella prima conferenza si è discusso di sviluppo sostenibile, performance delle imprese e politiche di competitività nelle piccole economie aperte. Nella seconda sono stati analizzati gli effetti della pandemia di COVID‑19 sul commercio internazionale e sui flussi di capitali, nonché le implicazioni di tali sviluppi per le imprese europee. CompNet ha inoltre pubblicato nuove ricerche condotte su questioni correlate alla produttività nel rapporto sulla produttività delle imprese nel 2020.

8.3 Conferenze e pubblicazioni

Le attività di conferenza si sono interrotte nel primo semestre del 2020, ma sono riprese successivamente in una nuova forma

Nel primo semestre dell’anno la collaborazione con il mondo accademico è stata ostacolata dalla pandemia e molte conferenze periodiche sono state cancellate o rinviate, incluso il Forum della BCE sull’attività di banca centrale, che anziché svolgersi a Sintra nel mese di giugno/luglio come programmato, si è tenuto online nel mese di novembre. Le attività di conferenza sono riprese nella seconda metà dell’anno con eventi virtuali, in particolare l’Annual Research Conference e la Monetary Policy Conference della BCE. In entrambe le conferenze sono state discusse le possibili risposte di policy al COVID‑19, ma sono state anche presentate ricerche innovative sulla trasmissione della politica monetaria e sulle strutture dei mercati finanziari.

Il COVID‑19 non ha inciso sulla pubblicazione di lavori di ricerca

Nel corso del 2020 gli esperti della BCE hanno pubblicato 161 lavori di ricerca nella collana Working Paper Series della BCE. Inoltre, una serie di studi maggiormente orientati alle questioni di policy o metodologiche sono stati pubblicati nelle collane della BCE Occasional Paper Series, Statistics Paper Series e Discussion Paper Series. Molte attività di ricerca della BCE hanno inoltre condotto alla pubblicazione di lavori su riviste accademiche, mentre altri materiali sono rivolti a un pubblico meno specialistico; tra questi figurano 13 articoli pubblicati nel Research Bulletin della BCE.

Riquadro 8
Il monitoraggio dell’economia in tempo reale

La previsione degli andamenti economici a brevissimo termine (“nowcasting”) è un’attività che interessa l’analisi economica da molto tempo. Nell’area dell’euro, il primo dato ufficiale sul PIL trimestrale viene pubblicato circa quattro settimane dopo la fine del trimestre. Nel frattempo, gli economisti devono valutare l’attività economica servendosi di vari indicatori mensili, come la produzione industriale o le indagini presso imprese e consumatori. L’uso di metodi statistici per sintetizzare le informazioni veicolate da tali indicatori svolge un ruolo importante in tale valutazione.

La pandemia di COVID‑19 ha accresciuto la necessità di una valutazione dell’attività economica in tempo reale. I ricercatori della BCE e delle banche centrali nazionali hanno rafforzato il loro impegno a sfruttare i dati ad alta frequenza per ricavare stime dell’attività economica più tempestive. Mentre gli indicatori tradizionali sono disponibili con frequenza mensile, la rivoluzione dei big data consente oggi di avvalersi di indicatori dell’attività economica disponibili con frequenza settimanale o persino giornaliera, come i dati sui pagamenti online, i dati sul traffico (pedaggi autostradali), il consumo di elettricità, l’inquinamento dell’aria, i dati delle ricerche effettuate in Google e molto altro[62].

Questi indicatori si sono rivelati molto utili nel valutare le condizioni dell’economia durante la pandemia. L’indice di cui al grafico A, ad esempio, mostra, accanto ai livelli trimestrali del PIL, una valutazione settimanale in tempo reale dell’attività economica nell’area dell’euro basata sulla combinazione di una serie di dati settimanali con gli indicatori mensili standard. L’indice è normalizzato a un livello pari a 100 a dicembre 2019. L’indice settimanale evidenzia come l’economia dell’area dell’euro sia entrata in una brusca recessione durante la prima settimana di marzo 2020, quando furono imposte le misure di lockdown, e abbia raggiunto un picco negativo nell’ultima settimana di aprile, per poi avviarsi su un graduale recupero con la rimozione di tali misure. L’attività economica si è poi mantenuta stabile nel corso dell’anno.

Grafico A

Indicatore settimanale del livello di attività nell’area dell’euro e PIL trimestrale

(indice: dicembre 2019 = 100)

Fonte: BCE, Google, Eurostat, Markit e istituti statistici nazionali.
Note: la linea blu rappresenta il livello dell’indicatore a frequenza settimanale. La linea rossa indica il livello del PIL trimestrale. L’indicatore dell’attività è standardizzato sul mese di dicembre 2019, mentre il PIL è standardizzato sul quarto trimestre del 2019, entrambi equivalenti a 100.

9 Attività e obblighi giuridici

Il presente capitolo esamina la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE, fornisce informazioni sui pareri espressi dalla BCE e i casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi che rientrano nelle sue competenze e dà conto dell’attività svolta dalla BCE nella vigilanza sul rispetto del divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato.

9.1 Giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha convenuto con la BCE che il Consiglio direttivo dispone di ampio potere discrezionale sulla riservatezza del contenuto delle sue decisioni

Il 19 dicembre 2019 e il 21 ottobre 2020 la Corte di giustizia ha emesso in appello due sentenze in tema di riservatezza del contenuto delle decisioni del Consiglio direttivo (cause C‑442/18 P e C‑396/19 P). Le cause hanno avuto origine da due istanze di accesso, da parte del pubblico, della decisione del Consiglio direttivo di sospendere l’accesso di un ente creditizio (Banco Espírito Santo) agli strumenti di credito della politica monetaria. La BCE aveva negato l’accesso alla parte del verbale del Consiglio direttivo che registrava l’importo del credito concesso al Banco Espírito Santo attraverso operazioni di politica monetaria, sulla base, tra l’altro, dell’articolo 10.4 dello Statuto del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e della Banca centrale europea e del primo trattino dell’articolo 4, paragrafo 1, lettera a), della Decisione BCE/2004/3. In appello, la Corte di giustizia ha accolto le argomentazioni della BCE e ha annullato, nella parte contestata, le sentenze emesse dal Tribunale di primo grado dell’Unione europea. Le due sentenze della Corte di giustizia costituiscono importanti precedenti in materia di accesso pubblico al contenuto delle decisioni del Consiglio direttivo. Secondo la Corte di giustizia, il contenuto di dette decisioni, come le decisioni stesse, è riservato e rimane tale a meno che il Consiglio direttivo non decida di renderlo pubblico, in tutto o in parte. La comunicazione del contenuto delle proprie decisioni è una “competenza conferita in esclusiva al Consiglio direttivo”. Nel rifiutarsi di divulgare i documenti che riportano l’esito dei procedimenti, la motivazione addotta della BCE, che fa riferimento al fatto che il documento richiesto è parte del verbale della riunione, è adeguata. Il rifiuto di divulgare il contenuto delle decisioni non è soggetto alla condizione aggiuntiva che la BCE dimostri che la divulgazione “comprometterebbe la salvaguardia dell’interesse pubblico”.

Il regolamento quadro sull’MVU definisce, in principio, l’obbligo di pubblicazione non anonima dei provvedimenti sanzionatori

L’8 luglio 2020 il Tribunale di primo grado dell’UE ha pronunciato le prime quattro sentenze riguardanti provvedimenti sanzionatori della BCE. Nella causa T‑203/18 (VQ contro BCE) il Tribunale ha respinto tutti i motivi proposti dal ricorrente. In particolare, la sentenza ha stabilito che la BCE non ha disatteso il principio di proporzionalità irrogando la sanzione e pubblicando la pena. Il Tribunale ha inoltre chiarito che il quadro giuridico di riferimento stabilisce il principio di pubblicazione non anonima dei provvedimenti sanzionatori, anche prima della scadenza del termine entro il quale è possibile presentare ricorso per l’annullamento. In altre tre cause (T‑576/18, T‑577/18 e T‑578/18), il Tribunale ha parzialmente annullato tre decisioni sanzionatorie della BCE nei confronti di Crédit Agricole e di due delle sue affiliate. Il Tribunale ha rilevato che le ricorrenti hanno violato l’articolo 26, paragrafo 3, del Regolamento (UE) n. 575/2013, da interpretarsi come obbligo, da parte di un ente creditizio, di ottenere l’autorizzazione delle autorità competenti prima di attribuire ai propri strumenti la classificazione CET 1. Ciononostante, ha annullato le sanzioni sulla base del fatto che le decisioni contestate non fornivano sufficienti dettagli sulla metodologia applicata dalla BCE per determinare l’importo delle penali imposte. Le ricorrenti hanno presentato appello contro tali decisioni dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea (cause C‑456/20 P, C‑457/20 P e C‑458/20 P).

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato gli ampi margini dell’eccezione dello “spazio di riflessione” nel sistema della BCE in materia di accesso ai documenti da parte del pubblico

Il 17 dicembre 2020 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto in toto il ricorso in appello presentato da Fabio De Masi e Yanis Varoufakis contro una sentenza del Tribunale di primo grado dell’Unione europea (C‑342/19 P). Tale sentenza, datata 12 marzo 2019, ha confermato che la BCE aveva diritto a far valere la sua decisione di non concedere accesso pubblico a un parere legale esterno ottenuto nel 2015 sulla base dell’eccezione dello “spazio di riflessione” prevista dall’articolo 4, paragrafo 3, primo comma, della Decisione BCE/2004/3 (2004/258/CE). La Corte di giustizia ha stabilito che l’eccezione dello “spazio di riflessione” non si applica solo ai documenti relativi a uno specifico processo decisionale, ma si collega al principio di indipendenza della banca centrale stabilito dall’articolo 130 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La Corte ha ribadito che la BCE deve essere in condizione di perseguire efficacemente gli obiettivi correlati alle proprie competenze attraverso l’esercizio indipendente dei poteri che le vengono specificamente conferiti a tale scopo nel Trattato e nello Statuto del SEBC. Ha altresì confermato che un documento può essere interessato da più eccezioni tra quelle definite nella Decisione BCE/2004/3 e che l’eccezione della consulenza legale di cui all’articolo 4, paragrafo 2, secondo trattino, della Decisione BCE/2004/3 non costituisce deroga dell’eccezione relativamente ampia costituita dallo “spazio di riflessione”. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha infine chiarito che l’eccezione dello “spazio di riflessione” non impone alla BCE di stabilire che la divulgazione dei documenti oggetto di contestazione comprometterebbe seriamente il proprio processo decisionale.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato che la Slovenia ha infranto l’inviolabilità degli archivi della BCE attraverso l’appropriazione di documenti custoditi presso la Banka Slovenije

Il 17 dicembre 2020 la Corte di giustizia riunita in Grande sezione ha dichiarato, nell’ambito di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti della Slovenia (C‑316/19), che attraverso l’appropriazione unilaterale di documenti relativi allo svolgimento dei compiti del SEBC e dell’Eurosistema custoditi nei locali della Banka Slovenije avvenuta a luglio 2016, la Slovenia ha infranto l’inviolabilità degli archivi dell’Unione europea sancita negli articoli 2 e 22 del Protocollo sui privilegi e sulle immunità dell’Unione europea. Alla luce del sistema fortemente integrato nel quale opera la BCE, la Corte di giustizia ha definito l’ambito degli archivi dell’Unione europea includendo tutti i documenti creati, elaborati e trasmessi dalla BCE o dalle banche centrali nazionali (BCN) in relazione allo svolgimento dei compiti del SEBC e dell’Eurosistema, indipendentemente dal fatto che essi siano custoditi presso la BCE o presso le BCN. Le autorità nazionali, pertanto, non sono autorizzate a impossessarsi di tali documenti custoditi presso le BCN senza consultare la BCE. Inoltre, la Corte di giustizia ha dichiarato che, mancando di cooperare appropriatamente con la BCE in modo da eliminare le illegittime conseguenze di tale violazione, la Slovenia ha altresì disatteso l’obbligo di leale cooperazione cui la stessa è tenuta.

9.2 Pareri della BCE e casi di inottemperanza

L’articolo 127, paragrafo 4, e l’articolo 282, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispongono che la BCE venga consultata in merito a qualsiasi proposta legislativa dell’UE o progetto di legge nazionale che ricada nell’ambito delle sue competenze. Tutti i pareri della BCE sono disponibili sul sito EUR‑Lex. Quelli relativi a proposte legislative dell’UE sono pubblicati anche sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Nel 2020 la BCE ha formulato sei pareri su proposte legislative dell’Unione europea e 31 pareri su progetti di legge nazionali che rientravano nella sua sfera di competenza.

Casi di inottemperanza chiara e rilevante

Sono stati registrati cinque casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi[63]: quattro relativi alla legislazione nazionale e uno relativo alla legislazione dell’Unione europea. Quattro di essi sono considerati chiari e rilevanti. Due di questi casi riguardano la legislazione slovena sul differimento dei pagamenti relativi ai prestiti e sulle misure di liquidità a sostegno dell’economia introdotte in conseguenza del COVID‑19. Tali casi sono stati ritenuti chiari e rilevanti a causa del loro potenziale impatto sulla banca centrale nazionale, sulle posizioni patrimoniali e di liquidità degli enti creditizi sloveni, sulle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema e sulla conformità al divieto di finanziamento monetario di cui all’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Un altro caso ha riguardato un progetto di legge italiano su un meccanismo di rimborso per acquisti effettuati tramite strumenti di pagamento elettronici, considerato chiaro e rilevante per via degli effetti sugli strumenti di pagamento, in particolare sul contante. Il caso relativo alla proposta legislativa dell’Unione europea fa riferimento al Regolamento che istituisce uno strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di COVID‑19 ed è stato considerato chiaro e rilevante per via del suo potenziale impatto sulla BCE e sulle BCN in relazione all’amministrazione dei prestiti erogati nell’ambito dello strumento SURE. La BCE è pienamente consapevole dell’assoluta urgenza con cui si è dovuto portare a termine l’iter legislativo nei due casi riguardanti la Slovenia e anche nel caso dello strumento europeo SURE, alla luce della situazione di emergenza determinata dalla pandemia; nel caso SURE vi era altresì la necessità di rendere operativo lo strumento in tempi rapidi, in quanto facente parte delle tre reti di sicurezza a breve termine approvate dall’Eurogruppo.

La BCE ha adottato pareri su proposte legislative dell’UE

La BCE ha adottato pareri sulle proposte dell’UE relative a modifiche del quadro prudenziale e di cartolarizzazione in risposta alla pandemia di COVID‑19 e ha formulato di propria iniziativa un parere sull’amministrazione, da parte della BCE e delle BCN, dei prestiti erogati nell’ambito dello strumento SURE. Ha formulato un parere su una proposta concernente l’esenzione di alcuni parametri di riferimento dei mercati dei cambi di paesi terzi e la definizione di nuovi parametri di riferimento in sostituzione di quelli prossimi alla cessazione. Ha inoltre adottato pareri in merito a una proposta dell’UE su questioni relative ai tassi di cambio per il franco CFA e il franco delle Comore e sulla nomina di un nuovo membro del proprio Comitato esecutivo.

La BCE ha adottato pareri su progetti di legge nazionali

La BCE ha adottato pareri su progetti di legge nazionali riguardanti le banche centrali nazionali, tra cui: una proposta di riforma di ampio respiro della Sveriges Riksbank; l’indipendenza istituzionale e finanziaria della Hrvatska narodna banka; modifica dei criteri di nomina del Governatore e dei membri del Consiglio di gestione del Banco de Portugal e della procedura di nomina dei membri degli organi decisionali di De Nederlandsche Bank; la riforma del Consiglio di vigilanza della Eesti Pank e del Consiglio generale della Sveriges Riksbank; la cooperazione stretta tra la BCE e, rispettivamente, la Hrvatska narodna banka e la Banca nazionale di Bulgaria all’interno del Meccanismo di vigilanza unico; il ruolo della Eesti Pank nelle situazioni di difesa e l’esenzione dei membri del Consiglio della Latvijas Banka dal servizio militare; il ruolo della Hrvatska narodna banka nel calcolo del tasso di riferimento nazionale del costo medio del finanziamento al settore bancario croato; il ruolo della Central Bank of Ireland/Banc Ceannais na hÉireann nella gestione degli archivi in cui è registrata la proprietà effettiva di alcuni enti finanziari; il ruolo del Banco de España nella supervisione della conformità dei provider di servizi di valuta virtuale alle norme di registrazione finanziaria antiriciclaggio e contro il finanziamento al terrorismo; il ruolo della Banca di Grecia nel garantire la conformità ad alcuni requisiti derivanti dall’adesione all’Area unica dei pagamenti in euro (Single Euro Payments Area, SEPA); il ruolo di De Nederlandsche Bank nel Comitato di stabilità finanziaria dei Paesi Bassi; l’erogazione di liquidità di emergenza (emergency liquidity assistance, ELA) a enti non bancari da parte della Lietuvos bankas; l’erogazione di liquidità a breve termine da parte della Banca Naţională a României al fondo di garanzia dei depositi bancari; la raccolta e la condivisione dei dati da parte della Danmarks Nationalbank; il diritto di amministratori e liquidatori degli enti creditizi dichiarati insolventi di detenere fondi sui conti della Latvijas Banka; il finanziamento, da parte della Banca di Grecia, della Banca d’Italia, della Central Bank of Malta e della Oesterreichische Nationalbank, dei rispettivi obblighi, in qualità di Stati membri, nei confronti del Fondo monetario internazionale.

La BCE ha adottato pareri su progetti di legge nazionali riguardanti la vigilanza prudenziale degli enti creditizi, tra cui: un parere sulla cooperazione stretta, all’interno del Meccanismo di vigilanza unico, tra la BCE e la Hrvatska narodna banka; due pareri sulla cooperazione stretta con la Banca nazionale di Bulgaria; un parere sul trattamento patrimoniale dei certificati di partecipazione emessi da un ente creditizio in Lussemburgo.

La BCE ha formulato pareri su progetti di legislazione nazionale riguardanti i mezzi di pagamento, tra cui: le limitazioni al contante relative ai pagamenti postali in Belgio; la garanzia di un livello minimo di servizi di cassa in Ungheria e in Svezia; le limitazioni ai pagamenti in contanti ai professionisti in Danimarca.

La BCE ha formulato pareri su progetti di legge nazionali riguardanti la regolamentazione bancaria e finanziaria e la stabilità finanziaria, tra cui: il sostegno pubblico al sistema di garanzia dei depositi in Lussemburgo; l’abolizione del prelievo speciale a carico di alcune istituzioni finanziarie in Slovacchia; l’identificazione e la segnalazione da parte delle istituzioni finanziarie sull’assegnazione delle somme depositate sui conti di risparmio in Belgio; misure di contenimento dei rischi macroprudenziali nei mutui per l’acquisto di abitazioni in Germania.

La BCE ha formulato un parere su un progetto di legge nazionale bulgaro riguardante il tasso di cambio ufficiale del lev bulgaro nell’ambito dei nuovi accordi europei di cambio (AEC II).

La BCE ha adottato un parere su un progetto di legge nazionale austriaco riguardante le segnalazioni statistiche della bilancia dei pagamenti.

9.3 Conformità al divieto di finanziamento monetario e accesso privilegiato

Ai sensi dell’articolo 271, lettera d), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alla BCE è affidato il compito di verificare il rispetto, da parte delle banche centrali nazionali (BCN), dei divieti derivanti dagli articoli 123 e 124 del Trattato e dai Regolamenti (CE) n. 3603/93 e n. 3604/93 del Consiglio. L’articolo 123 proibisce alla BCE e alle BCN di concedere scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE, nonché di acquistare sul mercato primario strumenti di debito emessi da questi. L’articolo 124 vieta qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che consenta a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie. Parallelamente al Consiglio direttivo della BCE, la Commissione europea verifica l’osservanza delle disposizioni sopra menzionate da parte degli Stati membri.

La BCE verifica anche gli acquisti effettuati dalle banche centrali dell’UE sul mercato secondario degli strumenti di debito emessi dal settore pubblico nazionale, dai settori pubblici di altri Stati membri nonché da istituzioni e organi dell’UE. Ai sensi dei considerando del Regolamento (CE) n. 3603/93 del Consiglio, l’acquisizione di strumenti di debito del settore pubblico sul mercato secondario non deve servire ad aggirare il divieto sancito dall’articolo 123 del Trattato. Tali acquisti non devono diventare una forma di finanziamento monetario indiretto del settore pubblico.

I divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati

L’esercizio di monitoraggio svolto dalla BCE per il 2020 ha confermato che gli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati.

Il monitoraggio ha messo in evidenza che nel 2020 la maggior parte delle BCN disponeva di politiche di remunerazione dei depositi del settore pubblico pienamente conformi ai limiti massimi previsti. Tuttavia, alcune BCN devono assicurare che il tasso di remunerazione dei depositi del settore pubblico non ecceda il massimale.

La BCE continuerà a monitorare la partecipazione della Magyar Nemzeti Bank alla Borsa valori di Budapest, in quanto l’acquisto della quota di maggioranza di quest’ultima da parte della Magyar Nemzeti Bank nel novembre 2015 è ancora suscettibile di dare luogo a dubbi sotto il profilo del finanziamento monetario.

Nel corso del 2020 la riduzione da parte della Central Bank of Ireland delle attività collegate alla liquidazione della Irish Bank Resolution Corporation tramite la vendita di obbligazioni a tasso variabile a lungo termine ha rappresentato un passo avanti verso la necessaria cessione totale di tali attività. Proseguire nelle vendite a un ritmo adeguato attenuerebbe ulteriormente i seri e persistenti timori di violazione del divieto di finanziamento monetario.

10 La BCE nel contesto internazionale e dell’UE

Nel 2020 la BCE ha proseguito l’intenso dialogo che intrattiene con i partner europei e internazionali, ponendo un forte accento sulla comunicazione nel contesto della responsabilità per il proprio operato di fronte al Parlamento europeo, con lo scopo di spiegare le misure senza precedenti adottate a fronte della pandemia di COVID‑19. La BCE si è impegnata in modo costruttivo nel dialogo in ambito G20 e ha contribuito attivamente alle discussioni presso il Fondo monetario internazionale (FMI), in particolare sul tema dell’impatto della pandemia. Ha inoltre continuato a cooperare con le banche centrali delle economie emergenti.

10.1 La responsabilità della BCE per il proprio operato

Indipendenza e responsabilità sono due facce della stessa medaglia

Nel corso della pandemia di COVID‑19 la BCE è stata in grado di fornire una risposta vigorosa dal punto di vista delle politiche adottate grazie, in parte, alla sua capacità di agire in totale indipendenza, che le è stata attribuita da un processo democratico e le consente di svolgere i propri compiti libera da pressioni politiche di breve periodo[64]. L’indipendenza, a sua volta, si basa su meccanismi di responsabilità efficaci, in grado di garantire che la BCE persegua il proprio mandato. La BCE si adopera costantemente per garantire prassi efficaci nel rendere conto del proprio operato e per spiegare la propria azione a tutti i cittadini d’Europa e ai loro rappresentanti in seno al Parlamento europeo. Tali prassi pertanto si sono evolute eccedendo i requisiti previsti dall’articolo 284, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e sono state integrate dal controllo giurisdizionale della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Quando all’insorgere della pandemia la BCE ha deciso di agire come mai accaduto in precedenza, la Presidente della BCE ha intrattenuto uno scambio di opinioni sul tema con i rappresentanti della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON) che si è aggiunto alle quattro audizioni periodiche presso la stessa commissione tenutesi nel 2020, durante le quali la Presidente ha anche parlato esplicitamente dei criteri fondamentali per garantire prassi efficaci in tema di responsabilità. La BCE e il Parlamento europeo hanno convenuto di interagire più strettamente nel contesto del riesame della strategia della Banca centrale europea.

A febbraio 2020 la Presidente della BCE ha inoltre partecipato al dibattito tenuto durante la sessione plenaria sul Rapporto annuale della BCE sul 2018 e a maggio 2020 il Vicepresidente della BCE ha presentato il Rapporto annuale della BCE sul 2019 all’ECON. In relazione a tale evento, la BCE ha pubblicato il proprio feedback sulle osservazioni formulate dal Parlamento europeo nell’ambito della risoluzione sul Rapporto annuale della BCE sul 2018. Oltre alle audizioni periodiche, a febbraio 2020 il membro del Comitato esecutivo della BCE Fabio Panetta ha partecipato alla settimana parlamentare europea per discutere dell’approfondimento e ampliamento dell’Unione economica e monetaria, nonché agli scambi di opinioni con l’ECON sul ruolo internazionale dell’euro a luglio 2020 e sull’euro digitale a ottobre 2020. Nel 2020 la BCE ha inoltre risposto a 48 interrogazioni scritte presentate da deputati del Parlamento europeo, un numero marcatamente più alto rispetto all’anno precedente.

Secondo l’ultima indagine di Eurobarometro il 75 per cento degli intervistati appartenenti all’area dell’euro sostiene la moneta unica e il 40 per cento tende ad avere fiducia nella BCE[65]. Questi risultati indicano che la fiducia nella BCE risulta ancora esposta all’andamento dei risultati economici – potenzialmente anche a quelli che esulano dal suo controllo – e nel contempo dimostrano che la BCE deve approfondire il dialogo costruttivo che intrattiene con il Parlamento europeo e con i cittadini, per rendere chiare le proprie decisioni e ascoltare le loro preoccupazioni.

10.2 Le relazioni internazionali

G20

La BCE si è impegnata in maniera costruttiva nell’ambito delle iniziative G20 volte a fornire una risposta adeguata alla crisi del COVID‑19.

In risposta alla pandemia di COVID‑19 il G20 ha approvato il cosiddetto Action Plan, che verte su politiche d’emergenza mirate ad attenuare le ripercussioni economiche della crisi, preservare il sistema finanziario internazionale e dare sostegno alle economie dei paesi più fragili. Ha concordato con il Club di Parigi un’iniziativa riguardante la sospensione temporanea del servizio del debito dei paesi più fragili (Debt Service Suspension Initiative, DSSI) e ha approvato un quadro comune di trattamento del debito oltre all’iniziativa di sospensione del servizio del debito (Common Framework for Debt Treatments beyond the DSSI). È stato inoltre intensificato il lavoro in tema di infrastrutture e inclusione finanziaria alla luce delle nuove sfide poste dalla crisi. Per affrontare le problematiche del settore finanziario, il G20, in collaborazione con il Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), ha predisposto un rapporto sulle implicazioni per la stabilità finanziaria della prociclicità delle agenzie di rating, nonché un piano d’azione volto a migliorare i sistemi per i pagamenti transfrontalieri a livello mondiale. Ha inoltre animato il dibattito sulle stablecoin internazionali, sulle quali è previsto ulteriore lavoro nel 2021, e la discussione sulla tassazione digitale, che proseguirà nel 2021.

Le questioni strategiche legate all’FMI e all’architettura finanziaria internazionale

L’FMI ha reagito prontamente alla crisi, analizzandola e fornendo prestiti di emergenza

La BCE ha continuato a svolgere un ruolo attivo nelle discussioni sul sistema monetario e finanziario internazionale tenutesi presso l’FMI e in altre sedi, veicolando il proprio punto di vista all’interno delle posizioni comuni assunte dall’Unione europea o dai paesi dell’area dell’euro. L’argomento principale di tali discussioni è stato l’impatto della pandemia di COVID‑19.

L’FMI ha svolto un ruolo centrale nella reazione della comunità internazionale alla crisi, non da ultimo per l’analisi della situazione economica e finanziaria che ha fornito. Ha inoltre tempestivamente messo in campo una serie di misure, fra cui prestiti d’emergenza a un novero di paesi ampio come mai era accaduto in precedenza, l’accesso a nuove linee di credito flessibile (Flexible Credit Lines), l’alleggerimento del debito per i propri paesi membri più fragili, nonché l’introduzione di un nuovo strumento di credito per l’offerta di liquidità a breve termine (Short‑term Liquidity Line). L’erogazione di prestiti per la situazione di crisi è proseguita nell’ambito dell’attuale capacità di prestito dell’FMI, la cui dotazione è pari a circa 1000 miliardi di dollari. Questa capacità di prestito è stata mantenuta per i prossimi anni grazie al raddoppio degli importi previsti dagli accordi di prestito multilaterali (New Arrangements to Borrow), con effetto dal 1° gennaio 2021, e a un nuovo ciclo di accordi di prestito bilaterali. È tuttavia necessario un attento monitoraggio della domanda di risorse dell’FMI. La BCE dà il proprio sostegno a un FMI provvisto di un’adeguata dotazione finanziaria, nel suo ruolo di centro nevralgico della rete di sicurezza finanziaria internazionale.

Tenuto conto dell’impatto della pandemia sulla situazione debitoria di molti paesi, l’FMI ha intensificato notevolmente il suo programma di lavoro sul fronte del debito. Ha avviato una discussione sul miglioramento dell’architettura internazionale per la risoluzione delle crisi del debito e ha annunciato dei programmi volti a rivedere ulteriormente le proprie politiche in tema di debito sovrano. L’FMI ha inoltre proseguito la revisione quinquennale dei propri strumenti di sorveglianza, definendo le priorità sul tema per il 2020‑2025, e la revisione del programma di valutazione del settore finanziario (Financial Sector Assessment Program, FSAP). Per quanto riguarda quest’ultimo, un rapporto del Comitato per le relazioni internazionali del Sistema europeo di banche centrali ha contribuito al dibattito internazionale e ha fornito raccomandazioni per aumentare l’incisività delle esercitazioni del FSAP.

La cooperazione internazionale tra banche centrali ed economie emergenti

La BCE ha continuato a cooperare con le banche centrali delle economie emergenti

Nonostante la situazione inedita, la BCE ha proseguito la sua cooperazione con le banche centrali dei paesi non appartenenti all’UE, in particolare attraverso i protocolli di intesa bilaterali esistenti con le principali banche centrali di Africa, Asia e America latina, nonché attraverso la cooperazione strutturata con le organizzazioni regionali delle banche centrali e con l’FMI. Tale collaborazione riflette l’interesse a livello mondiale per le politiche, le posizioni, i modelli analitici e i processi di lavoro della BCE. Le discussioni sia a livello di addetti delle varie organizzazioni, sia a livello di policymaker, hanno riguardato le politiche e i compiti fondamentali della BCE, nonché questioni tecniche e di governance. In particolare, hanno suscitato notevole interesse i temi relativi al COVID‑19, al cambiamento climatico e alla digitalizzazione, considerati da un punto di vista di banca centrale. Inoltre, in qualità di istituzione dell’UE, la BCE ha continuato a contribuire al processo di allargamento dell’Unione attraverso discussioni mirate con le banche centrali dei paesi dei Balcani occidentali che potrebbero, in prospettiva, entrare a far parte dell’UE.

Riquadro 9
Gli sviluppi negli accordi europei di cambio (AEC II)

Il 10 luglio 2020 il lev bulgaro e la kuna croata sono stati inclusi negli accordi europei di cambio (AEC II) con i livelli dei rispettivi tassi di cambio a tale data. L’inserimento delle due valute ha seguito la procedura illustrata nella Risoluzione del Consiglio europeo del 16 giugno 1997 e ha anche tenuto conto di elementi di grande importanza come l’istituzione dell’unione bancaria. Prima di richiedere l’ammissione agli AEC II, le autorità bulgare e croate hanno portato a termine una serie di impegni preliminari in campo di politica economica, la realizzazione dei quali è stata seguita e valutata dalla BCE e dalla Commissione europea, ciascuna per il rispettivo ambito di competenza: la vigilanza bancaria e le politiche macroprudenziali per la BCE e le politiche strutturali per la Commissione europea. Con l’avvio della partecipazione agli accordi, in linea con quanto avvenuto in passato, la Bulgaria e la Croazia hanno assunto alcuni ulteriori impegni di politica economica, nell’ottica di garantire un percorso di convergenza sostenibile verso l’area dell’euro[66]. In concomitanza con l’adesione agli accordi, le due banche centrali hanno avviato con la BCE una collaborazione stretta in materia di vigilanza[67]. Aderire agli accordi AEC II è uno dei prerequisiti necessari affinché un paese possa adottare l’euro. La valuta deve partecipare agli AEC II senza gravi tensioni, in particolare senza alcuna svalutazione nei confronti dell’euro, per almeno due anni. Dopo una valutazione relativa al rispetto di tutti i criteri di convergenza, l’entrata nell’euro deve essere confermata da una decisione del Consiglio dell’Unione europea in conformità con le disposizioni del Trattato[68].

11 Potenziare la comunicazione e l’interazione

“Una buona comunicazione è fondamentale per la credibilità della BCE ed è alla base della nostra legittimazione di fronte alle persone di cui siamo al servizio” –
la Presidente della BCE Christine Lagarde

Tra i numerosi effetti della pandemia di coronavirus uno dei più pervasivi è stato un livello di incertezza senza precedenti, non solo per l’economia e per la società in senso ampio, ma anche per i singoli individui, nei quali ha generato ansia e spesso confusione. In circostanze del genere una comunicazione affidabile, basata sui fatti, chiara e tempestiva da parte delle autorità pubbliche è fondamentale per fornire informazioni di vitale importanza e infondere fiducia. Alla luce di ciò, nel 2020 la BCE ha rivisto e potenziato la propria strategia di comunicazione e di interazione, fornendo ai mercati e al pubblico in generale informazioni tempestive e di facile fruizione sulle proprie valutazioni in merito alle prospettive economiche e sulle misure strategiche adottate. Un aspetto di particolare importanza è che la BCE si è fatta carico di spiegare le motivazioni alla base del proprio agire, gli effetti desiderati e i vantaggi concreti per le persone, le imprese, le banche e i governi dell’area dell’euro.

11.1 La comunicazione in tempo di pandemia

La BCE ha adattato la propria strategia di comunicazione ai vincoli imposti dalla pandemia, trasferendo online la maggior parte delle proprie comunicazioni

La pandemia ha messo la BCE di fronte alla sfida di doversi adattare a nuove modalità per raggiungere pubblici diversi: utilizzando forme di comunicazione innovative ha confermato la centralità della comunicazione e ha tenuto il proprio pubblico adeguatamente informato. La BCE si è assicurata che i dettagli tecnici delle misure adottate fossero compresi correttamente dai mercati finanziari e dagli esperti del settore, fornendo risposte tempestive a qualunque richiesta di chiarimento. Sulla pagina Internet dedicata al coronavirus sono state pubblicate informazioni di facile consultazione sulle azioni che ha intrapreso.

Un aspetto importante di questo nuovo approccio comunicativo è stato il passaggio dagli incontri in presenza a eventi, seminari e dibattiti online. A fronte di un numero minore di discorsi e interviste tenuti dai membri del Comitato esecutivo all’inizio della pandemia, la BCE ha ampliato i propri canali di comunicazione inaugurando il Blog della BCE, che offre elementi conoscitivi sulle recenti tendenze e decisioni strategiche legate all’economia dell’area dell’euro e non solo. Tutti i contributi sono a firma di responsabili delle politiche appartenenti alla BCE. Nel 2020 sul blog ne sono stati pubblicati 19, molti dei quali incentrati sulla risposta della BCE alla crisi. Il podcast della BCE, inaugurato nel 2019, è un altro canale importante che viene utilizzato per raggiungere un pubblico ampio. Nel 2020 sono stati pubblicati nove episodi, che hanno spaziato dagli effetti della pandemia sulla BCE e sulle sue politiche e azioni, al ruolo delle banche centrali nella lotta contro il cambiamento climatico, all’ipotesi di un euro digitale.

Nel 2020 anche il Forum della BCE sull’attività di banca centrale, dedicato al ruolo delle banche centrali in un mondo in evoluzione (“Central banks in a shifting world”), si è tenuto in modalità virtuale. Questo nuovo formato, che si è avvalso di un’ambientazione in studio, di elementi interattivi e di una trasmissione in diretta streaming, ha attirato un numero maggiore di spettatori e ha portato a una più ampia partecipazione sui canali social. Il discorso della Presidente sulla politica monetaria al tempo dell’emergenza pandemica ha catalizzato in particolar modo l’attenzione. Come negli anni passati, il concorso per giovani economisti (Young economists’ competition) ha reso più ampia la partecipazione al Forum e ha suscitato interesse presso il pubblico più giovane.

Il Centro visitatori, un luogo di norma molto frequentato da scolari e studenti universitari interessati a conoscere meglio la BCE e le sue politiche, ha dovuto sospendere le visite in presenza. La BCE lo ha però reso accessibile online, grazie a una visita virtuale che, per offrire un’esperienza ancora più unica e immersiva, può anche essere effettuata usando un visore per la realtà virtuale.

I canali digitali hanno assunto un ruolo di primo piano nella comunicazione durante la pandemia. L’ampliamento dell’offerta online della BCE, insieme al forte potenziamento delle attività sui suoi social media, su quelli della Presidente e degli altri membri del Comitato esecutivo, ha contribuito a incrementare la platea dei destinatari della comunicazione della BCE e a sostenere un maggiore coinvolgimento online dei follower. Le interazioni avute sui social media sono state pari a 2,8 milioni. Format online dedicati come, ad esempio, il dialogo in occasione dello European Youth Event hanno riscosso successo, soprattutto presso il pubblico più giovane. In occasione di tale evento, svoltosi a maggio 2020 e organizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, la Presidente Christine Lagarde ha risposto alle domande dei giovani europei sui timori che questi nutrono per le loro prospettive professionali, il futuro dell’Europa, la digitalizzazione e il cambiamento climatico. Analogamente, gli sforzi della BCE per collaborare con organizzazioni o influencer esperti, come Finanzfluss, un canale YouTube sull’alfabetizzazione finanziaria, hanno aiutato la banca centrale ad approfondire ulteriormente il dialogo con il pubblico più giovane e ad affrontare le loro preoccupazioni.

11.2 La comunicazione è un processo bidirezionale: la BCE ascolta

La BCE è impegnata nell’ascolto al fine di garantire che il proprio operato sia compreso dai cittadini europei e corrisponda alle loro aspettative

Nell’ambito della revisione della propria strategia, la BCE sta anche valutando le proprie prassi in materia di comunicazione. Gli obiettivi, la strategia e le decisioni di politica monetaria della BCE necessitano di essere ampiamente compresi e sostenuti dai soggetti interessati. A tal fine, la BCE ha deciso di rivolgersi non solo ai tecnici e agli analisti, ma anche al pubblico in generale. Si è impegnata a dare ascolto alle aspettative dei cittadini europei, per comprenderne meglio le preoccupazioni e le priorità in tema di economia e per darvi seguito.

A ottobre 2020 la Presidente della BCE Christine Lagarde e il Capo economista Philip R. Lane hanno tenuto il primo “La BCE ti ascolta”, un evento virtuale che ha riunito 22 rappresentanti di 18 organizzazioni della società civile, attive in nove ambiti diversi, fra cui l’ambiente, la sostenibilità, il benessere sociale, l’impresa, la religione, la cultura e la trasparenza.

I partecipanti sono intervenuti nella conversazione a distanza collegandosi da sette paesi diversi. L’evento si è articolato in due sessioni: la prima sull’impatto della politica monetaria e della comunicazione della BCE, la seconda sulle sfide future a livello mondiale. Le discussioni sono state aperte e dirette.

Analoghi eventi organizzati dalle banche centrali nazionali nei paesi dell’area dell’euro hanno offerto ulteriori indicazioni sulle preoccupazioni e sulle aspettative delle persone di tutta l’area.

Per raccogliere idee e pareri da un’ampia platea di soggetti interessati, la BCE ha inoltre aperto il portale online “La BCE ti ascolta” al fine di comprendere meglio il punto di vista dei cittadini sull’economia dell’area dell’euro e le loro aspettative concernenti l’operato della banca centrale. Nel 2020 al portale sono pervenuti oltre 4.000 commenti sulla strategia di politica monetaria della BCE.

I commenti e i contributi raccolti mediante il portale, oltre che nel corso dell’evento “La BCE ti ascolta” e degli analoghi eventi organizzati dalle banche centrali nazionali, confluiranno nelle scelte di revisione della strategia nel 2021.

La BCE, inoltre, ha lanciato una serie di seminari online con le organizzazioni della società civile, il primo dei quali si è tenuto a settembre 2020 e ha riguardato l’impatto della pandemia di COVID‑19 sull’economia dell’area dell’euro e la risposta della politica monetaria della BCE.

12 Resilienza organizzativa e governance

La BCE è impegnata a motivare, coinvolgere e far crescere il proprio personale. Nonostante le nuove sfide poste dalla pandemia di COVID‑19, nel 2020 la BCE ha continuato ad attrarre e trattenere persone di talento e a sostenere la loro crescita; ha realizzato ulteriori progressi in diversi processi e iniziative per il personale. Nella sezione “Conosciamoci” alcuni dipendenti della BCE hanno raccontato la propria esperienza alla luce delle circostanze e delle sfide inedite che si sono trovati ad affrontare nel 2020.

La BCE profonde il massimo impegno per raggiungere i più elevati livelli di integrità e di qualità di governance. L’istituzione nel 2020 di un sistema di whistleblowing ulteriormente potenziato ha rafforzato l’adesione della BCE ad alcuni valori condivisi, incoraggiando il personale a esprimersi in un clima di totale fiducia.

12.1 Valorizzare il talento delle persone in circostanze eccezionali

Le persone sono fondamentali per il buon operato della BCE

La pandemia di COVID‑19 ha comportato nuove sfide per la BCE. Nel 2020 la priorità assoluta è stata assicurare la salute e la sicurezza dei dipendenti, aiutandoli a raggiungere un equilibrio fra gli impegni professionali e quelli personali, e mettendoli in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro.

La BCE ha adottato varie misure precauzionali per proteggere il personale e garantire continuità nell’adempimento dei propri compiti istituzionali. All’insorgere della pandemia la BCE ha chiesto al proprio personale, con l’eccezione di chi si occupa di processi critici all’interno degli stabili, di lavorare da remoto. Ha anche riallocato alcuni addetti destinandoli a settori caratterizzati da processi critici che necessitavano di risorse aggiuntive.

La BCE ha adattato il proprio ambiente di lavoro, le proprie regole e politiche interne al fine di promuovere il benessere del personale, favorirne la crescita professionale e incentivare un’atmosfera inclusiva, in particolare alla luce delle eccezionali circostanze generate dalla crisi del COVID‑19. Ad esempio sono state introdotte delle comunicazioni periodiche e delle iniziative di sensibilizzazione all’interno dell’organizzazione, è stato rafforzato il supporto alla dimensione emotiva tramite consulenze di carattere medico e psicologico, è stato introdotto un orario di lavoro più flessibile ed è stato garantito il supporto alla cura dell’infanzia per i dipendenti con figli. La BCE ha inoltre prorogato temporaneamente alcuni contratti che erano arrivati a termine. La maggior parte dei nuovi assunti ha preso servizio presso la BCE da remoto.

Nel corso del 2020 la BCE ha proseguito la propria azione per sostenere lo sviluppo delle professionalità. Il nuovo quadro di riferimento in materia di carriere, inaugurato a gennaio 2020, ha facilitato lo scambio di ruoli fra gli addetti in seno all’organizzazione, sia orizzontalmente sia tramite avanzamenti a livelli superiori. La BCE ha inoltre messo a disposizione del proprio personale delle opportunità di sviluppo professionale fruibili da remoto, come ad esempio iniziative formative e corsi online. Per sviluppare le capacità di leadership, aspetto fondamentale della gestione del personale, la BCE ha investito in attività da remoto di coaching e di orientamento per i dirigenti e per i coordinatori di team di lavoro, incentrate su come rapportarsi alla crisi del COVID‑19 e come gestire gruppi di collaboratori in remoto o gruppi misti (ossia con alcuni partecipanti da remoto e altri in loco). Con il personale sono anche stati condivisi suggerimenti e buone prassi di altre organizzazioni e nella piattaforma informatica interna alla BCE è stato creato uno spazio apposito in cui dipendenti e dirigenti possono scambiare opinioni e porre domande.

La BCE si impegna a caratterizzarsi come un luogo di lavoro che promuove l’apertura, il rispetto, la diversità e l’inclusione, temi su cui il suo impegno è proseguito nel 2020. Ha incoraggiato un comportamento inclusivo fra i dipendenti, elemento di grande importanza in un ambiente di lavoro che è diventato prevalentemente virtuale. Per quanto riguarda l’equilibrio di genere, nel 2020 la BCE ha adottato una nuova strategia che prevede nuovi obiettivi di genere, nonché un insieme di misure di accompagnamento a sostegno della diversità di genere. Per la prima volta, questi obiettivi riguardano sia le decisioni su assunzioni e promozioni, sia la quota complessiva della compagine femminile in forza alla BCE.

Figura 4

Obiettivi per assunzioni, promozioni e quota complessiva di personale femminile alla BCE

Fonte: BCE.
Nota: la quota di personale femminile è misurata con riferimento ai membri del personale che ricoprono posizioni a tempo determinato e indeterminato.

Nonostante la pandemia di COVID‑19, la BCE ha proseguito le proprie attività di sensibilizzazione sui temi della diversità e dell’inclusione. Con l’aiuto dei network di dipendenti presenti all’interno dell’organizzazione, ha celebrato diversi eventi di rilievo su tali tematiche, come il Giorno della memoria, la Giornata internazionale della donna, la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, l’interfobia e la transfobia (IDAHOBIT), la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale e la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Nel 2020 la BCE ha anche accolto un nuovo network di dipendenti, il network dei genitori, la cui missione è garantire una maggiore sensibilizzazione dal punto di vista organizzativo verso i temi connessi con la genitorialità e stimolare una cultura organizzativa, delle politiche e dei servizi che rispondano al meglio agli interessi e ai bisogni dei genitori attuali e futuri.

Per avere il polso del benessere dei dipendenti e comprendere i loro bisogni e le loro preoccupazioni nell’eccezionalità del contesto attuale, la BCE ha deciso di effettuare verifiche periodiche delle condizioni organizzative. Queste verifiche proseguiranno per tutta la durata della pandemia di COVID‑19 e consentiranno alla BCE di adottare misure adeguate per fornire sostegno al proprio personale, preservandone il livello di benessere e di coinvolgimento e incoraggiando una cultura di lavoro inclusiva.

12.2 Conosciamoci

Massimo Antolini, Adviser, Direzione Generale Sistemi informatici

Lavoro presso la Sezione “End User Services”. Ci occupiamo di fornire e gestire i computer portatili e i telefoni aziendali, oltre a mettere a disposizione di tutta la BCE strumenti di messaggistica e di collaborazione, nonché servizi di videoconferenza. Garantiamo così che i colleghi possano lavorare e rimanere in contatto dovunque si trovino. Assistiamo anche i membri del Comitato esecutivo e i loro collaboratori per qualsiasi esigenza di carattere informatico.

Insieme agli altri team della Divisione “Infrastructure and Services Operations” assicuriamo l’accesso da remoto a tutti i servizi informatici della BCE. L’accesso da remoto ha consentito ai colleghi di intraprendere il lavoro da casa sin dall’insorgere della pandemia di COVID‑19, riducendo così il rischio di contagio all’interno degli stabili della BCE. Se è vero che la tecnologia non può sostituirsi completamente al vantaggio di essere fisicamente sul luogo di lavoro e di interagire di persona, d’altro canto, sin dalle prime restrizioni dovute al coronavirus, essa ha aiutato ad assicurare la continuità operativa e a sostenere la resilienza organizzativa.

A beneficio dei colleghi che hanno continuato a lavorare in loco abbiamo attrezzato varie sale riunioni con dispositivi di videoconferenza tecnologicamente avanzati e siamo sempre rimasti a disposizione per fornire assistenza ai nostri utenti in ogni momento. L’impegno profuso ha dato già i suoi risultati: sia il personale sia i membri del Comitato esecutivo hanno sviluppato nuove competenze e ora utilizzano agevolmente questa moderna infrastruttura per le riunioni virtuali, ma anche per tutta una serie di eventi giornalistici e interistituzionali che si tengono online. I minori spostamenti hanno consentito di mettere in calendario ancora più eventi e, verosimilmente, la BCE non è mai stata tanto accessibile e disponibile nei confronti del pubblico quanto in questo periodo.

Shani Kopolo, Tirocinante, Direzione Generale Risorse umane

Ho da poco terminato un master in gestione internazionale delle risorse umane presso l’Università di Edimburgo. I miei paesi di origine sono Finlandia e Zambia e sono cresciuta a Vienna, dove ho frequentato una scuola internazionale. Avendo avuto modo di relazionarmi con diverse culture sono stata molto contenta di entrare a far parte della BCE. Sto facendo un tirocinio nel team che, in seno alla Divisione “Talent management”, si occupa di cultura lavorativa. Seguo progetti che riguardano, fra le altre tematiche, la diversità e l’inclusione. Le nostre iniziative mirano a garantire che la BCE sia un luogo di lavoro in cui ogni collega si senta apprezzato, rispettato, accolto e messo in condizione di esprimere la propria personalità appieno nel contesto lavorativo. Queste condizioni sono importanti in ogni momento, ma la pandemia di COVID‑19 le ha messe ancora più in risalto, come ho potuto sperimentare in prima persona. Iniziare a lavorare alla BCE nel bel mezzo della pandemia ha posto alcune sfide, per integrarmi nel team, chiedere indicazioni e imparare come funzionano le cose, dato che le forme tradizionali di interazione diretta semplicemente non erano possibili. Tuttavia, in questa fase iniziale poter parlare con i colleghi in videochiamata, invece di scrivere email, è stato estremamente utile. Inoltre il mio team ha fatto tutto il possibile per coinvolgermi e questa è stata la dimostrazione che il lavoro che svolgiamo sull’inclusività nell’attività da remoto è fondamentale per il benessere dei dipendenti in un momento così fuori dalla norma come questo della pandemia di COVID‑19.

Julia Körding, Lead Financial Risk Expert, Direzione Gestione dei rischi

Ho iniziato a lavorare alla BCE nel 2006 dopo un PhD e un post‑dottorato in matematica pura perché volevo lavorare in un campo in cui ci fosse una maggiore interazione con il mondo reale e desideravo migliorare la vita delle persone. L’obiettivo della BCE di agire a beneficio di tutta la popolazione europea è per me una fonte di motivazione costante. All’inizio del 2020 lavoravo presso la Direzione Generale Segretariato dove mi occupavo del coordinamento delle riunioni del Consiglio direttivo e della preparazione del Rapporto annuale della BCE sul 2019. Nel giro di poco tempo, ad aprile 2020, quando si è creata la necessità di risorse per rafforzare la risposta della BCE alla pandemia di COVID‑19, sono passata alla Direzione Gestione dei rischi. Con la mia formazione matematica ho aiutato il mio team di lavoro nel vaglio delle nuove fonti di valutazione del merito di credito e nell’elaborazione di appropriate misure di attenuazione del rischio. L’obiettivo è stato quello di aumentare i tipi di prestito che le banche potevano concedere a garanzia delle operazioni di politica monetaria, preservando così il finanziamento dell’economia reale. Per diversi mesi ho incontrato i miei nuovi colleghi solo in modalità virtuale. Non è stato sempre facile discutere di questioni tecniche complesse, da casa, utilizzando il computer portatile, ma lavorare all’interno di un team eccellente ha reso quest’esperienza molto soddisfacente. Sono fiera di aver contribuito, per la mia piccola parte, ad attutire l’impatto della pandemia sulla popolazione dell’area dell’euro.

Belén Pérez Esteve, Senior Public Outreach Expert, Direzione Generale Comunicazione

Per assicurare l’adempimento del suo mandato di mantenere la stabilità dei prezzi, è necessario che l’azione della BCE sia compresa dagli operatori di mercato, ma anche dai cittadini europei, in particolare in tempi estremi come quello che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia di coronavirus. Faccio parte del team che si occupa delle relazioni con l’esterno e con il mio lavoro contribuisco a spiegare al pubblico cosa fa la BCE, organizzando iniziative per i giovani cittadini europei. I giovani sono fra le categorie più colpite dagli effetti economici della pandemia. Per questa ragione, nel 2020 abbiamo lavorato intensamente per offrire delle valide alternative online che sostituissero gli eventi in presenza già in programma, nonché altri formati innovativi che potessero soddisfare le esigenze di questo tipo di pubblico. Uno degli eventi che a causa della pandemia sono stati organizzati in modalità virtuale è stato il dialogo online con la Presidente Christine Lagarde in occasione dello European Youth Event; nel corso di questo incontro i partecipanti hanno potuto porre le proprie domande direttamente alla Presidente. Il nostro team ha inoltre organizzato varie interviste per Finanzfluss, un canale YouTube sulla cultura finanziaria, oltre a una campagna realizzata sui social media insieme allo European Youth Forum per far sì che le voci dei giovani cittadini europei possano essere ascoltate nell’ambito del riesame della strategia della BCE. Nell’era digitale tenersi al passo con le tendenze del mondo della comunicazione e con le preferenze del pubblico, per giunta nel corso di una pandemia, non è semplice. Ma è anche motivo di grande soddisfazione quando si riesce ad aumentare la consapevolezza del nostro lavoro e a raggiungere nuove fasce di pubblico.

Olivier Strube, Principal Banknote Issuance Expert, Direzione Banconote

Il mio compito è programmare la consegna delle banconote in euro, in primis dalle nove officine carte valori in cui vengono prodotte, alle 19 banche centrali nazionali (BCN), che a loro volta le mettono a disposizione dei cittadini. Di solito, ogni anno, elaboro con diversi mesi di anticipo il calendario mensile delle consegne per tutte le BCN sulla base della domanda di contante prevista, tramite un software di ottimizzazione che combina offerta e domanda in modo efficiente. Nel marzo del 2020, precedentemente al primo lockdown dovuto alla pandemia, abbiamo registrato una domanda di banconote senza precedenti. In seguito ci sono state chiusure parziali e/o totali delle officine carte valori e dei centri specializzati che si occupano di selezionare le banconote idonee ai fini della reimmissione, eventi che hanno comportato una riduzione inaspettata dell’offerta di banconote. Per via di questa rara combinazione di shock dal lato della domanda e dal lato dell’offerta ho dovuto ridisegnare completamente il calendario delle consegne e mettere in piedi più di venti forniture ad hoc di banconote, che sono partite dalle nostre riserve verso varie destinazioni in Europa. Ho dovuto monitorare attentamente le giacenze e la produzione, ed essere in contatto con le BCN per garantire che non si verificassero carenze di banconote in nessuno dei paesi dell’area dell’euro. Anche un’applicazione sviluppata internamente ci ha aiutato a far fronte a questa sfida, rendendo più facili l’elaborazione di diversi scenari di domanda e di offerta. In questo periodo così difficile ho veramente percepito lo spirito europeo, con tutte le 19 BCN che si sono date vicendevolmente assistenza pratica per garantire che ogni cittadino avesse accesso al contante quando e dove c’era bisogno.

Anne van der Graaf, Partecipante al “Graduate Programme”, Direzione Generale Operazioni di Mercato

Nel corso del mio secondo anno di partecipazione al “Graduate Programme” ho iniziato a lavorare presso la Sezione che si occupa di mercati obbligazionari dell’area dell’euro. Il mio compito principale è quello di aiutare le BCN nella conduzione degli acquisti di titoli del settore societario nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA) e del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP). Contribuisco direttamente a garantire che, sebbene il coronavirus abbia creato circostanze estreme, le imprese possano continuare ad avere condizioni di finanziamento favorevoli. Sono stata fortunata perché ho potuto partecipare di persona alle attività nella sala di negoziazione della BCE. La pandemia di coronavirus, con l’incremento delle restrizioni sul numero massimo consentito di persone in ufficio, ha modificato notevolmente la mia giornata lavorativa e ho dovuto monitorare i mercati obbligazionari dell’area dell’euro da casa. Quella che era un’accogliente stanza degli ospiti è diventata il mio ufficio, e la batteria del mio coinquilino accanto alla scrivania è diventata un elettrizzante “arredo da ufficio”.

Stefan Wredenborg, Senior Team Lead e Segretario del Comitato per la stabilità finanziaria, Direzione Generale Politica macroprudenziale e Stabilità finanziaria

I comitati sono un’importante forma di cooperazione tra BCE, banche centrali nazionali e autorità di vigilanza. Uno di questi è il Comitato per la stabilità finanziaria, che, a causa della pandemia, nel corso del 2020 ha visto il proprio lavoro intensificarsi. Sono state organizzate più frequentemente riunioni virtuali per discutere le evoluzioni delle questioni di stabilità finanziaria, nonché le decisioni di politica macroprudenziale. Ho assunto l’incarico di Segretario del Comitato nel 2020 e ho dovuto mettere i motori “avanti tutta” in questo nuovo ruolo sin da subito: un passaggio di consegne impeccabile organizzato dal mio predecessore, colleghi eccellenti nel team del Segretariato e le indicazioni ricevute dal Presidente del Comitato hanno reso possibile tutto ciò.

È stato un anno pieno di sfide, anche per i membri del Comitato, poiché tutti abbiamo dovuto abituarci a collaborare in maniere del tutto nuove, gestendo nel contempo carichi di lavoro crescenti. Credo che siamo riusciti nell’intento grazie a un forte spirito di collaborazione, a un’ottima qualità delle analisi condotte dagli esperti delle autorità nazionali e della BCE e al supporto fornito dai nostri servizi informatici, che ci hanno aiutato a misurarci con la nuova realtà virtuale. Per quanto un po’ paradossale, mi sembra che nel corso di quest’anno, come comitato, anche se non ci siamo incontrati di persona, ci siamo avvicinati. Vedere i membri dei vari paesi dell’UE partecipare agli incontri in videoconferenza dalle proprie postazioni casalinghe, e non intorno a un grande tavolo da riunione, ci ha dato la sensazione di essere tutti insieme nel condividere questo periodo così impegnativo. Detto ciò, a tutti noi è mancato il fatto di incontrarci periodicamente di persona e di poterci parlare amichevolmente durante le pause delle riunioni!

12.3 Rafforzare gli standard di integrità e governance

Un sistema rafforzato di regole sul whistleblowing che salvaguardi l’integrità della BCE, promuova una governance responsabile e consenta al personale di esprimersi in un clima di fiducia

Per salvaguardare l’integrità della BCE e promuovere una governance responsabile, nel 2020 è stato istituito un sistema interno rafforzato di regole sul whistleblowing. Il nuovo sistema prevede uno strumento interno per segnalare con facilità e in maniera anonima e sicura potenziali violazioni di regole di condotta professionale, comportamenti non corretti o altre irregolarità; prevede inoltre la possibilità per i segnalanti (“whistleblowers”) e i testimoni di richiedere protezione dalle ritorsioni, in linea con gli standard più avanzati in materia. Inoltre, il perimetro di questo sistema è stato esteso a tutte le alte cariche della BCE. Il sistema di whistleblowing integra il meccanismo di segnalazione delle irregolarità già in uso in BCE, adottato principalmente per le segnalazioni provenienti dall’esterno su questioni di vigilanza bancaria.

La BCE ha realizzato nuove iniziative e campagne di comunicazione per tenere il personale aggiornato in merito alle norme e alle disposizioni in materia di etica. Inoltre, tutti i neoassunti hanno partecipato a un programma obbligatorio di formazione virtuale denominato “Essere etici”. Nel 2020 l’Ufficio conformità e governance (Compliance and Governance Office, CGO) ha risposto a oltre 1.900 richieste su un’ampia gamma di argomenti, che hanno visto coinvolto tanto il personale impegnato nelle attività di banca centrale, quanto quello di vigilanza bancaria. Quasi il 60 per cento delle richieste ha riguardato operazioni finanziarie private dei dipendenti, le restanti richieste attività esterne e conflitti di interesse (cfr. il grafico 25). I controlli di conformità, condotti con il supporto di una società di consulenza esterna, hanno nel complesso confermato il rispetto da parte dei dipendenti della BCE e dei membri degli organi direttivi delle norme sulle operazioni finanziarie private.

Grafico 25

Panoramica delle richieste da parte del personale della BCE nel 2020

(numero di richieste)

Fonte: BCE.

A livello di Eurosistema e di Meccanismo di vigilanza unico, la cooperazione con le banche centrali nazionali e le autorità nazionali competenti è proseguita attraverso la task force dei responsabili per l’etica e la conformità (Ethics and Compliance Officers’ Task Force, ECTF) e si è concentrata sull’allineamento e sulla coerenza delle disposizioni sull’etica in vigore presso le diverse istituzioni.

A livello internazionale la BCE partecipa all’Ethics Network of Multilateral Organizations (ENMO), un forum istituito per scambiare informazioni ed esperienze, facilitare la collaborazione su tematiche di interesse generale legate all’integrità e promuovere standard comuni di comportamento. L’adesione all’ENMO è prova dell’impegno della BCE sui temi dell’etica e della governance responsabile.

Il Comitato etico della BCE, in ottemperanza al Codice di condotta per le alte cariche della Banca centrale europea, ha valutato le Dichiarazioni di interessi presentate dai membri del Comitato esecutivo, del Consiglio direttivo e del Consiglio di vigilanza, per le quali è prevista la pubblicazione sui siti Internet della BCE. Nel corso del 2020 il Comitato etico ha emesso un numero sempre più elevato di pareri, nella maggior parte dei casi in relazione ad attività svolte a titolo personale e a impegni assunti dopo la fine del rapporto di lavoro.

Per migliorare ulteriormente la trasparenza, il Consiglio direttivo ha deciso di pubblicare sul sito Internet della BCE i pareri emessi dal Comitato etico rivolti ai membri attuali e futuri del Comitato esecutivo della BCE, del Consiglio direttivo e del Consiglio di vigilanza in relazione ai casi di conflitto di interesse e di attività lavorative remunerate intraprese dopo la fine del rapporto di lavoro.

Nel 2020 la BCE ha risposto a 67 richieste di accesso alla documentazione da parte dei cittadini dell’UE e ha reso disponibili oltre 190 documenti (alcuni dei quali sono stati in parte resi pubblici).

Il Comitato di audit della BCE[69] ha proceduto al riesame triennale del proprio mandato e ha introdotto nuove disposizioni per rispondere alle richieste del Parlamento europeo e delle organizzazioni non governative affinché l’indipendenza dei propri membri sia ulteriormente preservata e rafforzata. Il Comitato di audit svolge una funzione consultiva nei confronti del Consiglio direttivo su aspetti fondamentali della governance interna della BCE − in considerazione del ruolo che essa svolge da un lato come banca centrale, dall’altro come autorità di vigilanza − e dell’Eurosistema. Il Comitato è stato costantemente informato in merito alle misure e alle iniziative adottate dalla BCE per affrontare i rischi finanziari e operativi generati dalla pandemia di COVID‑19 e ha continuato a incoraggiare l’attuazione tempestiva delle raccomandazioni di audit rimaste ancora in sospeso.

Bilancio della BCE

https://www.ecb.europa.eu/pub/annual/annual-accounts/html/ecb.annualaccounts2020~0508aea2f9.it.html

Stato patrimoniale consolidato dell’Eurosistema al 31 dicembre 2020

https://www.ecb.europa.eu/pub/annual/balance/html/ecb.eurosystembalancesheet2020~0da47a656b.it.html

Sezione statistica (disponibile solo in inglese)

https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/ecb.ar_annex2020_statistical_section~ae79ac8ab8.en.pdf

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I dati contenuti in questo Rapporto sono aggiornati al 25 febbraio 2021 (le eccezioni sono esplicitamente indicate).

Per la terminologia tecnica, è disponibile sul sito della BCE un glossario in lingua inglese.

HTML ISBN 978-92-899-4638-4, ISSN 1725-2903, doi:10.2866/304977, QB-AA-21-001-IT-Q

  1. Le prospettive alla fine del 2020 tenevano conto della disponibilità di una soluzione medica per la pandemia e la somministrazione generalizzata di vaccini a partire dalla metà del 2021.
  2. La sezione 1.2 si basa sui dati della seconda stima dell’Eurostat pubblicati il 9 marzo 2021.
  3. Cfr. il riquadro Gli effetti a lungo termine della pandemia: evidenze da un’indagine presso le imprese leader nel numero 8/2020 del Bollettino economico della BCE.
  4. Cfr. il riquadro Una valutazione preliminare dell’impatto della pandemia di COVID-19 sul mercato del lavoro nell’area dell’euro nel numero 5/2020 del Bollettino economico della BCE.
  5. Cfr. il riquadro 2 dell’articolo L’impatto del COVID-19 sul prodotto potenziale nell’area dell’euro nel numero 7/2020 del Bollettino economico della BCE.
  6. L’orientamento delle politiche di bilancio riflette la direzione e l’entità dello stimolo fornito all’economia dalle politiche di bilancio, al di là della reazione automatica delle finanze pubbliche al ciclo economico. È misurato come variazione del saldo primario corretto per gli effetti del ciclo al netto dell’assistenza pubblica a sostegno del settore finanziario. Per maggiori informazioni sul concetto di orientamento delle politiche di bilancio nell’area dell’euro, cfr. l’articolo L’orientamento della politica di bilancio nell’area dell’euro nel numero 4/2016 del Bollettino economico della BCE.
  7. Cfr. le previsioni economiche formulate nell’autunno 2020 dalla Commissione europea.
  8. Per ulteriori dettagli, cfr. l’articolo La risposta iniziale delle politiche di bilancio dei paesi dell’area dell’euro alla crisi del COVID‑19 nel numero 1/2021 del Bollettino economico della BCE.
  9. Cfr. le previsioni economiche formulate nell’autunno 2020 dalla Commissione europea.
  10. La sezione 1.4 si basa sui dati della seconda stima dell’Eurostat pubblicati il 9 marzo 2021.
  11. I fattori alla base dell’impennata temporanea dei prezzi dei beni alimentari sono esaminati in dettaglio nel riquadro Andamenti recenti dei prezzi dei beni alimentari nell’area dell’euro nel numero 5/2020 del Bollettino economico della BCE.
  12. Per una trattazione delle difficoltà nella misurazione dei prezzi al consumo durante la pandemia, cfr. il riquadro Andamento dei consumi e problemi di misurazione dell’inflazione durante la pandemia di COVID‑19 nel numero 7/2020 del Bollettino economico della BCE.
  13. Per ulteriori dettagli cfr. il riquadro Regimi di sostegno alla riduzione dell’orario lavorativo e loro effetti sulle retribuzioni e sul reddito disponibile nel numero 4/2020 del Bollettino economico della BCE e il riquadro Una valutazione delle dinamiche salariali durante la pandemia di COVID‑19: il possibile contributo dei dati sulle retribuzioni contrattuali nel numero 8/2020 del Bollettino economico della BCE.
  14. Informazioni sulle misure di vigilanza adottate per fornire sostegno alle banche in termini patrimoniali e operativi sono disponibili nella sezione 3.3 del Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza per il 2020.
  15. Il Consiglio direttivo ha anche annunciato che, in ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarebbe stata gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Tale strategia di reinvestimento per il PEPP avrebbe ridotto il rischio di un irrigidimento immotivato delle condizioni di finanziamento.
  16. L’Eurosistema ha altresì sostenuto il fabbisogno di liquidità, per la prima volta a marzo mediante delle ulteriori ORLT e in seguito, ad aprile, avviando una serie di sette operazioni di rifinanziamento a più lungo termine per l’emergenza pandemica (ORLTEP).
  17. L’Eurosistema punta a un’allocazione delle attività neutrale dal punto di vista di mercato, acquistando titoli sull’intero spettro delle scadenze idonee ai fini del programma di acquisti e in tutte le giurisdizioni, in modo da riflettere la composizione del mercato dei titoli di Stato dell’area dell’euro.
  18. Per informazioni sul prestito dei titoli nell’ambito dei diversi programmi di acquisito di attività, cfr. “Securities lending of holdings under the asset purchase programme (APP) and the pandemic emergency purchase programme (PEPP)” sul sito Internet della BCE.
  19. Ogni mese la BCE pubblica il saldo mensile medio aggregato dei titoli concessi in prestito dall’Eurosistema in ambito PSPP e gli importi mensili medi aggregati delle garanzie in contanti ricevute.
  20. Cfr. The financial risk management of the Eurosystem’s monetary policy operations, BCE, luglio 2015.
  21. Cfr. anche la pagina “Asset purchase programmes” sul sito Internet della BCE.
  22. I titoli garantiti da attività devono avere almeno due rating creditizi forniti da un ECAI.
  23. Cfr. l’articolo 138, paragrafo 3, lettera b), dell’Indirizzo (UE) 2015/510 della Banca centrale europea, del 19 dicembre 2014, sull’attuazione del quadro di riferimento della politica monetaria dell’Eurosistema (BCE/2014/60) (GU L 91 del 2.4.2015, pag. 3).
  24. Il limite per emittente definisce la quota massima di titoli in essere di un determinato emittente che può essere detenuta dall’Eurosistema.
  25. Cfr. l’articolo La strategia di politica monetaria dell’Eurosistema, orientata alla stabilità nel numero di gennaio 1999 del Bollettino mensile della BCE e l’articolo I risultati della valutazione svolta dalla BCE sulla sua strategia di politica monetaria nel numero di giugno 2003 del Bollettino mensile dalla BCE.
  26. Cfr. Parker, M., “The impact of disasters on inflation”, Working Paper Series, n. 1982, BCE, novembre 2016.
  27. Cfr. De Haas, R. e Popov, A., “Finance and carbon emissions”, Working Paper Series, n. 2318, BCE, settembre 2019.
  28. Cfr. Benmir, G., Jaccard, I. e Vermandel, G., “Green asset pricing”, Working Paper Series, n. 2477, BCE, ottobre 2020.
  29. Cfr. Agnoletti, M., Manganelli, S. e Piras, F., “Covid-19 and rural landscape: the case of Italy”, Working Paper Series, n. 2478, BCE, ottobre 2020.
  30. Cfr. Financial Stability Review, BCE, novembre 2020.
  31. Cfr. Financial Stability Review, BCE, novembre 2020.
  32. Cfr., ad esempio, COVID-19 Vulnerability Analysis, Vigilanza bancaria della BCE, 28 luglio 2020, e Budnik, K. et al., “Banking euro area stress test model”, Working Paper Series, n. 2469, BCE, settembre 2020.
  33. A seguito delle pertinenti richieste di cooperazione stretta con la BCE, nel 2019 e nel 2020 sono state condotte, rispettivamente, la valutazione approfondita delle banche bulgare e la valutazione approfondita delle banche croate.
  34. Cfr. ECB establishes close cooperation with Bulgaria’s central bank, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 10 luglio 2020.
  35. Cfr. ECB establishes close cooperation with Croatia’s central bank, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 10 luglio 2020.
  36. Cfr. ECB lists Bulgarian and Croatian banks it will directly supervise as of October 2020, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 11 settembre 2020.
  37. Cfr. ECB Banking Supervision provides temporary capital and operational relief in reaction to coronavirus, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 12 marzo 2020.
  38. Cfr. ECB Banking Supervision provides further flexibility to banks in reaction to coronavirus, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 20 marzo 2020.
  39. Cfr. McCaul, E., “A pragmatic SREP delivers appropriate supervision for the crisis”, The Supervision Blog, Vigilanza bancaria della BCE, 12 maggio 2020.
  40. Cfr. ECB Banking Supervision provides further flexibility to banks in reaction to coronavirus, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 20 marzo 2020.
  41. Cfr. ECB allows temporary relief in banks’ leverage ratio after declaring exceptional circumstances due to pandemic, comunicato stampa, Vigilanza bancaria della BCE, 17 settembre 2020. Il regolamento sui requisiti patrimoniali, modificato dalla “quick fix” del CRR, consente alle autorità di vigilanza bancaria, previa consultazione della banca centrale competente, di concedere alle banche di escludere le esposizioni delle banche centrali dal loro coefficiente di leva finanziaria.
  42. Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il Regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176, del 27.6.2013, pag. 1) e in particolare, articolo 178, paragrafo 2.
  43. Cfr. Enria, A. e Fernandez‑Bollo, E., “Fostering the cross-border integration of banking groups in the banking union”, The Supervision Blog, Vigilanza bancaria della BCE, 9 ottobre 2020.
  44. Cfr. il parere della Banca centrale europea, dell’8 novembre 2017, relativo alle revisioni del quadro dell’Unione per la gestione delle crisi (CON/2017/47) (GU C 34 del 31.1.2018, pag. 17).
  45. Cfr. ad esempio de Guindos, L., Panetta, F. e Schnabel, I., “Europe needs a fully fledged capital markets union – now more than ever”, The ECB Blog, BCE, 2 settembre 2020.
  46. Cfr. Integrazione e struttura del sistema finanziario dell’area dell’euro, BCE, marzo 2020.
  47. A partire da gennaio 2020 è stato adottato un nuovo quadro statistico relativo a T2S. Per una panoramica delle principali modifiche apportate e dell’impatto sugli indicatori di T2S, cfr. il riquadro “Changes in the T2S statistical framework” del T2S Annual Report 2019.
  48. I contratti di pronti contro termine sono accordi con cui la banca centrale che concede un credito consente l’accesso ai fondi nella propria valuta a un’altra banca centrale, accettando attività denominate in tale valuta come garanzia per avere certezza del rimborso dei fondi da parte della banca centrale che ha ricevuto il credito.
  49. Cfr. anche Panetta, F. e Schnabel, I., “The provision of euro liquidity through the ECB’s swap and repo operations, Il blog della BCE, BCE, 19 agosto 2020.
  50. Cfr. ECB starts publishing compounded euro short-term rate (€STR) average rates on 15 April 2021, comunicato stampa, BCE, 18 marzo 2021.
  51. Ai sensi dell’articolo 141, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e degli articoli 17, 21.2, 43 e 46.1 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 9 del Regolamento (CE) n. 332/2002 del Consiglio, del 18 febbraio 2002.
  52. Ai sensi degli articoli 122, paragrafo 2, e 132, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 8 del Regolamento (UE) n. 407/2010 del Consiglio, dell’11 maggio 2010.
  53. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 10 del Regolamento (UE) 2020/672 del Consiglio del 19 maggio 2020 che istituisce uno strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di COVID‑19).
  54. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 3, paragrafo 5, dell’accordo quadro per il FESF).
  55. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 5.12.1 dei termini generali del MES per gli accordi sullo strumento di assistenza finanziaria).
  56. Nell’ambito dell’accordo di prestito che coinvolge da un lato, in qualità di prestatori, gli Stati membri che hanno adottato l’euro (diversi dalla Grecia e dalla Germania) e la Kreditanstalt für Wiederaufbau (che agisce nell’interesse pubblico, in base alle istruzioni e beneficiando della garanzia della Repubblica federale tedesca) e, dall’altro, la Repubblica ellenica in qualità di debitore e la Bank of Greece come suo agente, nonché in conformità con gli articoli 17 e 21.2 dello Statuto del SEBC e l’articolo 2 della Decisione BCE/2010/4 del 10 maggio 2010.
  57. Ai sensi dell’articolo 430 quater del regolamento sui requisiti patrimoniali, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno incaricato l’ABE di effettuare uno studio di fattibilità e hanno chiesto che si tenga conto del contributo del SEBC.
  58. Cfr. la “Comunicazione della BCE ai soggetti segnalanti sulla raccolta delle informazioni statistiche nel contesto del COVID‑19”, BCE, 15 aprile 2020 e la “Comunicazione della BCE ai soggetti segnalanti riguardo l’estensione delle scadenze per la segnalazione delle informazioni statistiche nel contesto del COVID‑19”, BCE, 29 aprile 2020.
  59. Cfr. l’articolo L’integrazione finanziaria europea durante la crisi legata al COVID19 nel numero 7/2020 del Bollettino economico della BCE.
  60. L’indagine è condotta con frequenza mensile e coinvolge attualmente i sei maggiori paesi dell’area dell’euro, con un campione corrispondente a circa 2.000 intervistati in Germania, Spagna, Francia e Italia, e a circa 1.000 in Belgio e nei Paesi Bassi.
  61. Le misure mirate ai prenditori includono, ad esempio, limitazioni al rapporto prestito/valore e al rapporto debito/reddito.
  62. Cfr., ad esempio, il workshop online della BCE “Tracking the economy with high frequency data”, 16 ottobre 2020; Eraslan, S. e Götz, T., “An unconventional weekly economic activity index for Germany”, Technical Paper Series, n. 2, Deutsche Bundesbank, 2020 nonché Delle Monache, D., Emiliozzi, S. e Nobili, A., “Tracking economic growth during the Covid-19: a weekly indicator for Italy”, Note Covid‑19, Banca d’Italia, 27 gennaio 2021.
  63. I casi di inottemperanza includono: a) i casi in cui un’autorità nazionale ha omesso di richiedere il parere della BCE in merito a proposte legislative rientranti nella sfera di competenza della BCE; b) i casi in cui un’autorità nazionale ha formalmente consultato la BCE, ma senza lasciarle tempo sufficiente per esaminare le proposte legislative e formulare un parere prima che tali proposte fossero adottate.
  64. Cfr. Dall’Orto Mas, R., Vonessen, B., Fehlker, C. e Arnold, K., “The case for central bank independence: a review of key issues in the international debate”, Occasional Paper Series, n. 248, ottobre 2020.
  65. Per un’analisi dello stato, l’evoluzione e la scomposizione sociodemografica delle opinioni dei cittadini in termini di fiducia verso la BCE e di sostegno all’euro, cfr. l’articolo Atteggiamento dei cittadini nei confronti della BCE, dell’euro e dell’Unione economica e monetaria nel numero 4/2020 del Bollettino economico della BCE.
  66. Cfr. il sito Internet della BCE per i comunicati riguardanti gli AEC II (Bulgaria e Croazia) e le richieste di adesione dei due paesi, che includono gli elenchi degli impegni pre‑adesione e post‑adesione (Bulgaria e Croazia).
  67. Per ulteriori informazioni, cfr. la sezione 4.1 del Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza per il 2020.
  68. Per ulteriori informazioni cfr. Gli accordi europei di cambio (AEC II) come fase preparatoria in vista dell’adozione dell’euro: il caso di Bulgaria e Croazia nel numero 8/2020 del Bollettino economico della BCE.
  69. A febbraio 2020 Yannis Stournaras ha assunto la carica di Presidente del Comitato di audit.