La BCE pubblica il Rapporto sulla convergenza del 2016
- Nel periodo comprendente gli ultimi ampliamenti dell’UE molti paesi hanno conseguito progressi considerevoli verso la partecipazione all’Unione economica e monetaria (UEM).
- I sette paesi esaminati soddisfano la maggior parte dei criteri economici quantitativi, ma nessuno di essi adempie tutti gli obblighi previsti dal Trattato, inclusi i criteri di convergenza legale.
- Una convergenza sostenibile è necessaria per il successo dell’adozione dell’euro.
La Banca centrale europea (BCE) pubblica oggi il Rapporto sulla convergenza del 2016, che ha per oggetto Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia. La BCE esamina se in tali paesi sia stato conseguito un alto grado di convergenza sostenibile (convergenza economica) e analizza la conformità con i requisiti di natura giuridica imposti alle banche centrali nazionali come condizione per divenire parte integrante dell’Eurosistema (convergenza legale). Nel valutare la sostenibilità della convergenza, si tiene conto inoltre del quadro rafforzato della governance economica dell’Unione europea (ad esempio il Patto di stabilità e crescita e la procedura per gli squilibri macroeconomici).
Convergenza economica
I differenziali di inflazione fra paesi sono diminuiti notevolmente, rispecchiando i progressi compiuti nel recente passato verso la convergenza. Nel periodo di riferimento di 12 mesi, compreso fra maggio 2015 e aprile 2016, l’inflazione è stata molto bassa nell’UE principalmente per effetto del significativo calo dei prezzi del petrolio. Tale andamento si riflette nel valore di riferimento dello 0,7% per il criterio della stabilità dei prezzi, che nel periodo considerato è stato soddisfatto da sei paesi su sette. In prospettiva, l’inflazione dovrebbe aumentare moderatamente nei prossimi anni, tuttavia desta preoccupazione la sostenibilità della convergenza dell’inflazione su un orizzonte più lungo in diversi dei paesi esaminati.
Un certo miglioramento si può inoltre osservare per quanto concerne il criterio di finanza pubblica. Nel 2015 sei dei paesi analizzati hanno registrato un rapporto disavanzo/PIL inferiore al valore di riferimento del 3%; l’unica eccezione è rappresentata dalla Croazia, che è ancora oggetto di una procedura per i disavanzi eccessivi. Nel 2013, invece, anche la Repubblica Ceca e la Polonia erano sottoposte alla procedura. Per quanto riguarda il debito delle amministrazioni pubbliche, solo la Croazia e l’Ungheria hanno rilevato un rapporto debito/PIL superiore al valore di riferimento del 60%. In Croazia il rapporto debito/PIL è aumentato dal 2013, mentre in Ungheria si è ridotto lievemente.
Nessuno dei paesi in esame partecipa ai nuovi Accordi europei di cambio (AEC II). In Svezia, Ungheria, Polonia e Romania il tasso di cambio ha mostrato un grado di volatilità relativamente alto nel biennio di riferimento.
Sul fronte della convergenza dei tassi di interesse a lungo termine, tutti i sette paesi esaminati hanno registrato livelli inferiori al valore di riferimento del 4%, come osservato anche nel rapporto del 2014. I tassi di interesse a lungo termine più bassi si sono rilevati nella Repubblica Ceca e in Svezia.
Il soddisfacimento dei criteri numerici di convergenza in un dato momento non assicura, di per sé, un’inclusione organica nell’UEM. Ai fini dell’adozione dell’euro i paesi devono poter dimostrare la sostenibilità del rispettivo processo di convergenza. Pertanto, sono necessari aggiustamenti durevoli sul piano delle politiche in molti dei paesi esaminati. In particolare, i miglioramenti conseguiti per il criterio di finanza pubblica devono essere assicurati per un periodo più lungo. È indispensabile adottare le adeguate politiche macroprudenziali e di bilancio volte a scongiurare l’accumulo di squilibri, oltre che predisporre un quadro di riferimento appropriato per la vigilanza delle istituzioni finanziarie. Le riforme strutturali dovrebbero essere finalizzate a realizzare istituzioni e una governance economica solide, creando fra l’altro le condizioni favorevoli per un uso efficiente del capitale e del lavoro e per la flessibilità dei mercati del lavoro e dei beni e servizi.
Convergenza legale
Nessuno dei sette paesi esaminati presenta un quadro giuridico che soddisfi appieno tutti i requisiti per l’adozione dell’euro. Persistono incompatibilità in merito all’indipendenza della banca centrale, soprattutto sotto il profilo istituzionale e finanziario, e anche personale. Inoltre, in tutti i paesi analizzati ad eccezione della Croazia si riscontrano incompatibilità per quanto riguarda il divieto di finanziamento monetario e l’integrazione sul piano giuridico delle rispettive banche centrali nell’Eurosistema.
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Nota per le redazioni
Nel predisporre questo rapporto la BCE assolve l’obbligo, sancito all’articolo 140 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di riferire al Consiglio dell’UE almeno una volta ogni due anni, o su richiesta di uno Stato membro con deroga sui progressi compiuti dagli Stati membri con deroga nell’adempimento degli obblighi relativi alla realizzazione dell’UEM.
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